venerdì 8 marzo 2024

Il Galatino anno LVII n° 5 dell'8 marzo 2024

 

Futuro prossimo

   È sicuro che A.I., l’intelligenza artificiale, andrà a sostituire alcune professioni nel corso dei prossimi anni. Non sappiamo se il numero di posti di lavoro generato dal nuovo settore potrà eguagliare quello degli impieghi persi. Lo si vedrà, prendendo a modello ciò che è avvenuto al tempo della prima rivoluzione industriale, o negli anni ’80 del secolo scorso con l’affermazione del personal computer.

   Le potenzialità dello strumento sono enormi: vanno dalla stesura di un testo semplice (una lettera commerciale, ad esempio) a qualcosa di molto più articolato come copioni cinematografici nello “stile” di registi anche scomparsi e – perché no – tesi universitarie. Il tutto senza intervento umano, se si esclude quello legato alla scelta dell’argomento. Va aggiunto che A.I. è un complesso software che “impara” con il tempo ed accresce il proprio scibile ipoteticamente senza limiti, disponendo di memoria e di connessioni ad imitazione della struttura del cervello umano, senza averne i difetti e subire lo stesso deterioramento.

   Lo scenario pone degli interrogativi di natura giuridica ed etica, che andrebbero affrontati con una rapidità almeno pari a quella con cui l’utilizzo di A.I. nella nostra vita pratica si sta affermando.

   Ricordo con tenerezza una donna anziana a me cara, che non è più da tempo. Parlava con la segreteria telefonica del mio gestore telefonico, poi riferendomi come “la signurina” le avesse detto che non potevo rispondere. Già mi proietto nel ruolo di vecchio alle prese con la scaltrezza dell’intelligenza artificiale. E mi affido alla sorte.

sabato 24 febbraio 2024

Il Galatino anno LVII n° 4 del 23 febbraio 2024

 

Elogio della Mannino

   Un amico segnala il video di una conferenza stampa del festival e, conoscendo la mia avversione per tutto ciò che concerne la troppo celebrata competizione canora, mi consiglia di guardarlo per intero. Ho fatto bene a seguire l’invito, perché in quei pochi minuti ho potuto valutare una sintesi di geopolitica quale mai si è ascoltata da molti anni a questa parte.

   Una persona di intelligenza e cultura non comuni prende spunto dall’esibizione di un attore americano di primo piano – immagino ospitato dietro lauto compenso – e spiega seraficamente che l’Italia è una colonia degli Stati Uniti. Affermazione di tale ovvietà da esimerci dal doverla dimostrare: del resto, come chiamare un paese che “ospita” sul territorio oltre 100 installazioni militari americane, le cui aree ed il cui personale sono di fatto sottratti alla sovranità dello stesso paese “ospitante”? Quale definizione attribuire ad una “espressione geografica” (Klemens von Metternich, 1847) il cui Presidente del Consiglio, beninteso di qualunque colore partitico egli sia, compie il primo ufficio istituzionale volando a Washington per ricevere il placet delle banche d’affari che detengono la maggior parte del debito pubblico e per incassare – in seconda battuta – la magnanima benedizione del Presidente USA (una replica atlanticamente riveduta e corretta del “bacio della pantofola” papale)?

   Derubricata a “battuta comica”, la voce cristallina di Teresa Mannino risulta destabilizzante per il potere e viene relegata dai media tra le notizie minori. Non stupisce che l’Italia sia al 41° posto nel Rapporto sulla libertà di stampa 2023 curato da Reporter senza frontiere.

   La singolarità del fatto mediatico che qui si racconta, non può riguardare la figura del personaggio pubblico che ha il coraggio di fare questa dichiarazione, ossia una brillante attrice umoristica, essendo a tutti evidente l’italico scambio di ruoli tra attori della commedia dell’arte e sedicenti politici. Scambio in cui la professionalità e la competenza dei primi sono messe a repentaglio dall’accostamento con l’agire meschino, autoreferenziale, dei secondi.

   Non è questa la morale della vicenda: va esaltata invece l’eccezione al servilismo della classe dirigente fornita da un esempio – questo sì, politicamente apprezzabile – di dignità personale ed impegno civile mai dimostrati dai cosiddetti “potenti”.

venerdì 26 gennaio 2024

Il Galatino anno LVII n° 2 del 26 gennaio 2024

 

Razzismi di Stato

 

   Nei giorni in cui scriviamo questa noticina, il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata va in discussione in Senato. In sintesi e senza interpretazioni fuorvianti, si tratta di un provvedimento che cristallizza e rende “istituzionali” le storiche diseguaglianze negli stanziamenti tra regioni del Nord e del Sud, con buona pace dell’art. 3 della Costituzione. A chi scrive non sembrerebbe un male per il Meridione, se si fosse partiti da condizioni di parità e quindi potendo gestire con ampia autonomia fondi pro-capite certi ed uguali per ogni italiano (periodo ipotetico di terzo tipo).

   Lo stracciarsi le vesti dell’opposizione è ipocrisia e tardiva mossa di rivergination politica. La mancata applicazione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni), che avrebbero dovuto eliminare le sperequazioni in termini di salute, istruzione ed erogazione dei servizi sociali è colpa anche dei passati governi della (sedicente) sinistra italiana. Tutte le coalizioni che si sono succedute alla guida del Paese, senza differenza tra colori politici, non hanno modificato di una virgola lo status quo nord-centrico.

   A futura memoria: l’esponente padano Calderoli, emerito autore del disegno di legge in questione, presenta nel curriculum giudiziario un paio di note di merito leghista (leggasi condanna in 1° grado per razzismo) che qui è opportuno rammentare. Parlando di Napoli: «Una fogna che va bonificata. Infestata da topi, da eliminare con qualsiasi strumento, e non solo fingere di farlo perché magari anche i topi votano.... Qualsiasi trasferimento di risorse a questa città, che rappresenta un insulto del paese intero, sarebbe assurdo e ingiustificato». 1 Riferendosi al ministro Cécile Kyenge: «Amo gli animali, orsi e lupi com'è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango». 2

   Potremmo definirlo una persona equilibrata e rispettosa. Sì nobili meningi, le stesse all’origine del famigerato “Porcellum”, escogitano la “civilissima” proposta dell’autonomia differenziata, che sarebbe destinata all’indifferenziata in un Paese serio. Latitano gli esponenti politici meridionali, allineati in un silenzio che equivale a connivenza. Mutismo anche da chi avrebbe il dovere istituzionale, oltre che morale, di difendere gli interessi del Popolo che rappresenta e che lo elegge in Italia ed in Europa, ed invece ai suoi conterronei consigliava di “rimboccarsi le maniche”. Oltre al danno, la beffa.

   Non tutti subiscono senza reagire. “«Questo è un governo nemico del sud, ci sono milioni di fondi bloccati, l’atteggiamento del ministro Fitto è intollerabile»; il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che da settimane sta lamentando ritardi e rinvii nell’assegnazione di fondi alla sua regione (23 miliardi di euro, ndr), ha annunciato sabato mattina le iniziative legali che intraprenderà contro il ministro per gli Affari europei: «In qualunque paese civile si dovrebbe dimettere – ha detto -, nell’ultima corrispondenza con il ministero avevamo dato 30 giorni di tempo per avere una risposta, il termine scade il 22, data in cui procederemo alla denuncia alla giustizia amministrativa, contabile e penale per gravi atti di omissione»”. 3

   La fortuna del Nord è in gran parte dovuta all’individualismo ed alla mancanza di solidarietà e coesione del mondo politico meridionale. Era storia ed è cronaca.

  

 

 

 

 

1)        https://www.lastampa.it/politica/2006/11/02/news/calderoli-napoli-e-una-fogna-da-bonificare-1.37143047/

2)        https://www.swissinfo.ch/ita/tutte-le-notizie-in-breve/italia--insulti-a-kyenge--a-un-anno-e-6-mesi-a-calderoli/44680548

3)        https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/13/de-luca-contro-fitto-per-i-fondi-bloccati-governo-nemico-del-sud-il-ministro-e-una-calamita-nazionale-lunedi-lo-denunciamo/7409113/

venerdì 12 gennaio 2024

Il Galatino anno LVII n° 1 del 12 gennaio 2024

 

Nuove professioni

   Tocca occuparsi stavolta, con poco entusiasmo in verità, di una moda mediatica diffusa presso alcuni strati giovanili della popolazione, intuitivamente meno “corazzati” di altri dal punto di vista educativo-culturale. Moda estranea a noi anziani, reietta minoranza con l’ostinata perversione della lettura. Parliamo dei cosiddetti influencer e dei loro followers. Traducendo in italiano antico (in uso nella nostra generazione): raccontiamo di personaggi noti non per qualche peculiare ingegno utile al genere umano, ma unicamente per un gradevole aspetto fisico (ben curato da una maniacale attenzione all’estetica ed esibito con furbesca strategia di marketing) e delle loro vite glamourose (si perdoni l’orrendo neologismo), perciò stesso vip lautamente retribuiti; e del loro pubblico, più o meno numeroso, finanziatore inconsapevole delle pacchianerie di tali “divi” del nulla. Tanto premesso, appare logico che questi novelli Re Mida siano capaci di tramutare in oro qualsiasi piombo sia loro affidato a scopo commerciale. Per dire: un banale panettone natalizio di modeste proprietà organolettiche, opportunamente corredato di un packaging accattivante e (peggio) accostato ad iniziative benefiche dimostratesi a posteriori vere e proprie truffe, può diventare oggetto di desiderio adolescenziale/giovanile ed andare a ruba a prezzi di gran lunga superiori al valore effettivo di mercato.

   L’evoluzione del fenomeno di cui discutiamo promette degenerazioni per certi versi sconosciute a noi, digiuni del settore. Intendiamo dire che, in non rari casi, un aspetto attraente può non costituire più l’unica causa efficiente dell’affermazione di un tiktoker. Come dimostrano alcune apparizioni sul noto social cinese, fonte di celebrità e ricchezza può essere finanche l’abilità di schiacciare con acrobatica perizia le noci con l’osso sacro, per dirne una a caso. Ergo: a cosa serve studiare per 20 e più anni, quando basta una clip per affermarsi ed accumulare un conto corrente milionario?

   Però, c’è un però. Incombe AI, l’intelligenza artificiale. Cominciano a prender piede personaggi ideati da programmi di imaging, creature irreali ma talmente “naturali” nel comportamento e nel dialogo da risultare indistinguibili dalle celebrità in carne ed ossa. Gli idoli delle ultime generazioni sono immagini tridimensionali, non-esistenze di aspetto umano. E qui si chiude il cerchio: la vacuità all’ennesima potenza dell’influencer contemporaneo trova esiziale contrappasso nell’ectoplasma elettronico che si vede ma non vive, un seducente “nulla” che lo sostituisce nelle preferenze dei followers. C’è una logica spietata in questo: “Vanitas vanitatum, et omnia vanitas”.

sabato 23 dicembre 2023

Il Galatino anno LVI n° 21 del 22 dicembre 2023

 

Il caso ha voluto che

 

   Un correttore di bozze un po’ distratto ha elaborato e mandato in stampa un mix bizzarro tra il nostro ultimo pezzullo ed il precedente, stravolgendo il significato del nostro dire e la logica del testo. Il risultato è quella commistione di “alto” e “basso” del pensiero che è il lievito del nostro senso dell’umorismo. Ci raccontano che il meschino, processato e condannato dalla redazione del giornale assisa in seduta plenaria, quale laica Santa Inquisizione, sia stato condotto in catene nella stanza delle torture ed ivi sottoposto a indicibili supplizi. Le urla del reo giungono sino in piazza: San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, lo assista benevolo nell’ora della prova suprema.

   Ma le cose non accadono così, per caso, anche nel caso di questo piccolo caso editoriale. Tutto ha una sua intrinseca necessità nell’accidentale svolgersi degli accadimenti: la comicità involontaria di un articolo, geneticamente modificato nella provetta del correttore, consiglia modestia a chi scrive e tolleranza a chi legge. Il democriteo irrazionale scontro di atomi, generatore casuale di fatti sensibili, non ammette presunzione ed illimitata fiducia nell’intelletto. Siamo e resteremo umani e fallibili, tranne quei pochi cui una patologica ipertrofia dell’Io impedisce l’autocritica. A loro ed a Voi tutti un sereno Natale.

giovedì 7 dicembre 2023

Il Galatino anno LVI n° 20 dell'8 dicembre 2023

 

Corsi, ricorsi e soccorsi

 

   Giacomo Matteotti viene rapito ed assassinato da una squadraccia fascista il 10 giugno 1924. Il 12 seguente (quando ancora non si conosce la sorte del deputato socialista, il cui corpo verrà ritrovato 2 mesi dopo), le opposizioni al governo Mussolini approvano un ordine del giorno in cui “deliberano di comune accordo che i rispettivi Gruppi si astengano dai lavori della Camera…”.

   Scrive il professore Roberto Martucci: “decidendo di estraniarsi dai lavori parlamentari, le opposizioni adottano indubbiamente una decisione di alto valore simbolico ma, al tempo stesso, essa in sede di ricostruzione storica appare politicamente inetta in quanto priva di sbocchi operativi. L’assenza della minoranza astensionista…(omissis)…non costituisce in sé una risposta forte in grado di rovesciare gli equilibri politici esistenti…”. *

   “L’Aventino” delle opposizioni ottiene l’effetto contrario a quello desiderato: il governo di Mussolini (col famoso discorso del 3 gennaio 1925) chiude la fase del fascismo “parlamentare”. Inizia il Regime. Il seguito è tristemente noto.

   La storia dimostra che il dissenso può esplicarsi anche fuori dall’aula del dibattito politico, ma come efficace interlocuzione con le altre Istituzioni dello Stato, che hanno funzione di equilibrio di un potere (eventualmente) mal esercitato.





  * Roberto Martucci, Storia costituzionale italiana, Dallo Statuto Albertino alla Repubblica (1848-2001), pp 194-195, Carocci Editore 2011


sabato 25 novembre 2023

Il Galatino anno LVI n° 19 del 24 novembre 2023

 

Il mercoledì della badante

 

   Età media 75 anni. Plotoni di pensionati sulle panchine alle spalle del bar, pubblico non pagante dell’involontaria sfilata del mercoledì pomeriggio. Location, la passerella costituita dal prospetto centrale della Villa, con lo scenario del Monumento ai Caduti. Inconsapevoli modelle, le badanti est-europee nel giorno di riposo infrasettimanale, allegre combriccole che sciamano vociando nella loro lingua madre. In quel rumeno in apparenza vicino al dialetto ligure, oppure nel moldavo ed ucraino assimilabili al russo per l’orecchio ignorante degli idiomi slavi, quale il nostro.

   Il défilé va in replica una volta a settimana. Una platea maschile anziana non può che comportarsi seguendo i paradigmi caratteristici per età, cultura e latitudine, e di conseguenza esprimere uno spontaneo, del tutto innocuo apprezzamento per questa esotica presenza muliebre; anche nei casi in cui, educati da un senso estetico pur mediocre, farebbero opera di virile misericordia chiudendo un occhio o, meglio, entrambi, ed astenendosi dai commenti.

   Ma chi siamo noi per giudicare? De gustibus non est disputandum.