domenica 27 dicembre 2009

martedì 22 dicembre 2009

Ci campa, vide - 22 Dicembre 2009

Fine anno, tempo di bilanci. Chi ha carattere metabolizza gli sbagli commessi e ne trae stimoli per migliorarsi. Tetragono ai condizionamenti esterni, guarda a sé stesso come unico artefice: homo faber fortunae suae. Altri inquadra le cose con disincanto, guidato da un malinconico animus leopardiano nei confronti della vita. Chi scrive fa suoi entrambi gli atteggiamenti, pragmaticamente.
L’anno che finisce ha visto l’esordio pubblico di questa statua parlante, che senza il Suo soffio vitale non sarebbe rimasta che flatus vocis: gentile Professore, la gratitudine è sentimento che Pasquino Galatino conosce, e che qui ed ora vuole manifestarLe per lo spazio esclusivo accordato in Galatina.it. Sullo slancio di quella rubrica sono apparsi i contributi al quindicinale locale, meno ludici, quindi in linea con l’understatement del foglio ospitante; infine è venuto un blog con questo nome, scarno archivio elettronico senza commenti né appendici.
Pasquino può aver divertito, quando randellava gli “intoccabili” con furia iconoclasta; di certo ha rotto prudenti regole comunicative (e non solo quelle…), “parlando al conducente” senza peli sulla lingua. Se invece avesse annoiato, questo sì, dispiacerebbe un poco al vecchio somministratore di vetriolo, che sin dall’inizio ha voluto scherzare seriamente, si perdoni l’ossimoro, per indurre alla riflessione; allievo della tradizionale scuola popolare galatinese della schermaglia verbale, il cui appellativo plebeo si tace per eleganza.
L’augurio per tutti noi e per le nostre famiglie è che il nuovo anno ci veda sempre più in salute. E porti maggiori consensi alla Sua/nostra attività d’informazione (questo vagnone de la conza si include, immodestamente), il cui guadagno non computiamo in euro ma in “vero”, unità di misura percentuale di verità. Si convenga che abbiamo ancora spazi di arricchimento.
Con questo bilancio e queste speranze, il Vostro sigilla il 2009. Degna chiosa, la massima lapidaria di un maître à penser galatinese del XX secolo: “Ci campa, vide”.
Sic locutus est Minnella. Poteva Pasquino esimersi, anche a S. Silvestro, dalla “dotta citazione”?

venerdì 18 dicembre 2009

Il Galatino anno XLII n° 21 del 18 Dicembre 2009

Caro Babbo Natale,
non è un bambino che Ti scrive, ma una città piccola. Galatina ha una lista di regali che vorrebbe trovare sotto l’albero.
Mandami, Te ne prego, tanta salute per i miei Cittadini. Non voglio che vecchi e giovani si ammalino più per motivi che nessuno ha il coraggio di dire apertamente. Questo è il primo desiderio.
Il secondo è per un centro antico rispettato. Vuol dire chiusura al traffico passante, ma anche eliminazione dei cavi elettrici e telefonici che deturpano le facciate di chiese e palazzi antichi; vuol dire oscuramento delle insegne al neon; vuol dire pulizia, ordine e decoro di giorno e di notte. Vuol dire vivibilità, per i suoi residenti e per i nuovi arrivati, turisti di passaggio ed immigrati di lusso che acquistano case in centro.
Poi vorrei maggior cura per gli ingressi in paese dai quattro punti cardinali. L’impressione non sia quella dei bordi polverosi di un’oasi nel Sahara, piuttosto il senso compiuto del “Benvenuti a Galatina”. E quindi strade perfettamente asfaltate, fioriere e segnaletica precisa che diano un assaggio della nostra accoglienza a chi arriva. Non pretendo neanche più, caro Babbo Natale, i ponti o sottopassi ai binari delle Ferrovie del Sud Est: me li hanno promessi troppe volte, non m’illudo ancora di poterli mai ottenere. Mi chiamo Galatina, non Maglie o Gallipoli. Il mio Santo in Paradiso ha nome Pietro, S. Raffaele e S. Massimo proteggono altre contrade.
Vorrei le strutture pubbliche, il museo, la biblioteca, la Basilica ed ogni altro polo d’interesse turistico e culturale, aperte in orari comodi e rispettosi delle esigenze dei fruitori.
Vorrei un teatro. Si, proprio un teatro dove poter assistere ad una commedia, un recital di poesia, un concerto dal vivo…e magari anche un bel veglione, come quelli grandiosi che mi davano lustro negli anni 60. Un bel “Nuovo Cavallino Bianco”.
Infine vorrei un “tavolo” dove possano sedersi e parlare di cose serie, pulite, concrete, gli uomini e le donne onesti e per bene che in questi anni si son tenuti lontani dalla gestione della cosa pubblica, timorosi di vedersi accomunati ai troppi mestieranti della politica. Vorrei venisse da quel tavolo un progetto per frenare l’esodo dei giovani cervelli e delle attività di questo Paese.
Scusami, forse Ti chiedo troppo, e so che Tu miracoli non ne fai. Allora esaudisci, se puoi, soltanto due desideri: in vista dei prossimi “ludi cartacei” del marzo 2010, mi accontento della prima e dell’ultima richiesta che Ti ho fatto.
Grazie, caro Babbo Natale.
Tua Galatina

Auguri di Natale - 18 Dicembre 2009

Sant'oro fa gli auguri a Spatuzza. A Natale ci si ricorda sempre dei benefattori

mercoledì 16 dicembre 2009

Berlusconi ferito - 16 Dicembre 2009

La Procura di Milano iscrive Berlusconi nel registro degli indagati per vilipendio della religione: avrebbe distrutto una riproduzione del Duomo con il naso e con i denti. Stasera ad Anno Zero l'audizione presso il GIP

sabato 12 dicembre 2009

Il Galatino anno XLII n° 20 dell' 11 Dicembre 2009

Essere cittadini della Comunità Europea fa godere di privilegi indiscutibili. Non è necessario il passaporto per muoversi tra gli Stati, spendiamo una forte e stabile moneta unica, gradita anche nel Regno Unito dove sino a ieri la sterlina di Sua Maestà non ammetteva concorrenti. Il cambio favorevole col dollaro ci rende conveniente persino viaggiare e comprare negli Stati Uniti... avendone la possibilità.
Già, perchè il punto è proprio questo: il nostro potere d'acquisto è aumentato o diminuito con l'avvento dell'euro?
Torna d'attualità il testo di un vecchio motivetto napoletano: "E' arrivato Natale, nun tengo denaro...".
Obiettivamente, si riscontra un posizionamento verso il basso del livello economico dei cittadini. La crisi non impensierisce i pochi ricchi fortunati: il jet set mantiene un tenore di vita pari o superiore al passato. C'è poi una classe media che, in un modo o nell'altro, resta in equilibrio come prima. Il problema si pone per la precarizzata piccola borghesia, diventata piccolissima perchè quasi inclusa, per reddito e consumi, nel ceto povero, quello ai limiti di sussistenza. E' una conseguenza sia della globalizzazione, sia della delega sulle scelte economiche importanti trasferita da Roma a Bruxelles, dove tutti sappiamo ci si limiti a ratificare le decisioni di Francoforte, sede della Banca Centrale Europea.
Siamo parte di un'entità sovranazionale monetaria-economica, non ancora politica, è la finanza a decidere per i governi. Ed ha stabilito che da noi l'economia sarà principalmente terziario: in Italia avranno un ruolo marginale l'agricoltura e l'industria. Ne consegue che sono destinati a diminuire di numero ed importanza i contadini e gli operai, ma anche i piccoli commercianti: vittime sacrificali di una globalizzazione non scelta ma subita. Prospettiva che a me non piace.
Interi settori sono allo stremo per la concorrenza dei produttori orientali e per la grande distribuzione, ma anche a causa delle banche che chiudono i rubinetti del credito alle imprese medio-piccole; ad esempio, in altri Paesi che non fanno parte della Comunità Europea, lo Stato sovvenziona generosamente gli agricoltori, riconoscendo loro una funzione che va oltre il mero dato economico e produttivo, ma che interessa anche l'ecologia del territorio e la tenuta del patto sociale. Siamo lontani anni luce dalle politiche comunitarie che guardano soltanto ai bilanci redatti secondo i parametri di "Basilea 2"...
Però un "grazie" a questa lontana, algida Europa dei banchieri lo diciamo ugualmente. Nel taschino interno della giacca, all'altezza del cuore, finalmente oggi il nostro portafoglio più leggero non blocca il fluire di sentimenti sinceri, l'intrecciarsi di evolute relazioni umane, slegate dall'interesse. Ci hanno detto che disponendo di poco, vile denaro siamo tutti più buoni, e noi non possiamo non inchinarci a questa filosofia nuova che sposa pauperismo e grande capitale, conciliando arditamente S. Francesco e Luca di Montezemolo.
Resta solo da verificare se la strabiliante teoria sia applicabile erga omnes, o se chi predica rigore sia il solito privilegiato in auto blu. E' certo che in Italia siamo sempre "poveri ma belli", griffati da capo a piedi ma senza un centesimo in tasca.
Ci private dello sfrenato shopping natalizio, croce e delizia degli anni del boom economico, lo fate per senso etico, vero governatore Mario Draghi? Ma lasciateci almeno due euretti per il panettone.

martedì 8 dicembre 2009

8 Dicembre 2009 - Maxima debetur puero reverentia

Maxima debetur puero reverentia. Così Giovenale, quasi 2000 anni fa.
E' opportuno chiedersi cosa sia rimasto di quel precetto pedagogico, alla luce di cronache recenti che raccontano l'orrore di bambini vittime di violenza. Qualcuno afferma con ragione che una società che non rispetti e sappia proteggere le nuove generazioni, cioè il suo futuro, non ami sè stessa e sia destinata ad estinguersi.
Aspettiamo torni a mostrarsi un Bambino, portatore di speranza nella realizzazione del mondo nuovo. Incarnazione di un messaggio universale ed eterno, patrimonio del credente come dell'agnostico, quando interiormente predisposti secondo quella umanità in cui spirito ed intelletto siano conventio ad unum.
L'età porta ragione e ponderatezza, ma anche rispetto per i simboli e per le manifestazioni di una Fede che da giovani ci è stata spesso spiegata con sufficienza come superstizione irrazionale. Siamo stati allievi di cattivi maestri ma, assicura la saggezza popolare, il tempo è galantuomo.
Di questa evoluzione personale rendo testimonianza ricordando un remoto episodio natalizio che risale alle stagioni di una gioventù irridente anche oltre il consentito. Un giornale satirico allora in auge, il Male, distribuiva equamente vignette velenose tanto ai politici quanto alla Chiesa di Paolo VI. Quell'umorismo urticante avevamo fatto nostro, pure indirizzandolo verso bersagli impropri, incuranti dell'ammonizione a non scherzare coi Santi. Ancora porta i graffi del nostro dileggio un compagno di quei giorni il quale, con sommo sprezzo del pericolo, proprio all'ultimo anno del liceo ebbe l'idea balzana di impersonare S. Giuseppe in un presepe vivente.
L'interpretazione un pò statica e compunta del falegname di Nazareth non gli valse una candidatura per il premio teatrale Pirandello...perchè in seguito il malcapitato, incontrandoci in piazza, si vide salutare non con un "ciao" amichevole, ma col gesto che i nostri vecchi usano verso le immagini sacre: la mano ad imbuto portata alle labbra, a simulare un gesto di devozione.
Ora è tempo di acquietare lo spiritaccio pasquiniano: a Lei Professore, agli Amici di Galatina.it, alle Vostre famiglie, il mio augurio affettuoso di serenità e pace.