giovedì 27 marzo 2014

Il Galatino anno XLVII n° 6 del 28 Marzo 2014

Percorsi di montagna

Forse non lo sapete, ma i più prestigiosi marchi di auto e moto da fuoristrada collaudano qui le loro 4x4 ed enduro. Un breve percorso cittadino equivale, in estate, alla polverosa Parigi-Dakar, al Rally di Montecarlo nel periodo invernale. Beh, è un modo originale per far conoscere la Città: non solo la Basilica Orsiniana, ma anche la perfetta levigatezza degli asfalti galatinesi.

Giorni fa una coppia, che chiameremo Gala e Tino, percorre in auto via Isola d’Elba, che unisce la mitologica tangenziale interna, zona 167, al semaforo di via Gallipoli angolo ex carcere mandamentale; qualche fine umorista la chiama strada cittadina. Trattasi in effetti di buche e cunette con residuo bitume intorno. La signora Gala è in stato interessantissimo ma non avverte ancora i sintomi di un parto imminente: l’attendono in ospedale per un tracciato di routine. A metà percorso, grazie a slalom e traballamenti, invece si fanno sentire fortissime le contrazioni. Al semaforo il lieto evento: con l’assistenza di alcune passanti, mammane improvvisate, e l’indispensabile invocazione cara a Papa Galeazzo (“O mia Santa Liberata fa che dolce sia l’uscita come dolce fu l’entrata”), il piccolo Cosimo viene alla luce per la gioia dei genitori e dei fratellini Sandra e Giancarlo. Primo caso in letteratura ostetrica di “parto shakerato”, ed ennesimo indiscutibile primato della Città delle Pantacomiche. 

venerdì 14 marzo 2014

Il Galatino anno XLVII n° 5 del 14 Marzo 2014

Perché è un bravo ragazzo

Non vogliamo infierire anche noi, come fatto già da altri, sulla somiglianza tra il personaggio di Mr. Bean ed il nuovo presidente del consiglio. Sarebbe oltremodo ingrato per l’innocua, a volte ingenuamente divertente, maschera televisiva, moderno Candide voltairiano.
Nonostante la giovane età, il nostro caro emerge dalla selezione feroce di vecchia scuola democristiana, riveduta e corretta secondo l’attuale modus operandi della nomenklatura piddina: quindi un esponente che rappresenti tutte le varie correnti del partito. Dalemiani, bersaniani eccetera? No, gente: Montepaschiani, Unipoliani, JPMorganiani e così via. Una specie di amministratore delegato di società d’investimenti, insomma. Del resto, è alla Banca centrale europea ed alle banche d’affari che deve la sua nomina, “suggerita” all’Italia secondo le ormai ben note linee di comando.
Non si ammirano ministri se non nati cresciuti e pasciuti oltre il Garigliano, nello stile dei precedenti governi della repubblica bananiera. È sparita del tutto, ormai da lustri, la politicamente marginale parte di territorio e popolazione degli (inutili) elettori meridionali, con l’eccezione di un vicepremier-stampella e del suo manipolo di giannizzeri indispensabili alla tenuta parlamentare del governicchio. Il che conferma, se ancora ne avessimo bisogno, la validità del famoso detto urticante di Klemens von Metternich sull’Italia quale sola espressione geografica.
Certo, il nuovo premier è giovane ed ha la testa ed il viso del bravo ragazzo. Infatti, quando va in giro in Europa a presentare il cosiddetto programma di governo (prima di annunciarlo agli Italiani), lo guardano e dicono: “Guarda che testa di ragazzo!”. E ridono di gusto.


sabato 1 marzo 2014

Il Galatino anno XLVII n° 4 del 28 Febbraio 2014

Eroine antiche e moderne
Approssimandosi la ricorrenza del 17 marzo, piace valutare i fatti risorgimentali dal punto di vista dell’impegno femminile in quelle vicende. Ricordiamo allora – se pure brevemente – alcune pioniere dell’emancipazione la cui vita è stata di esempio per le donne che ne hanno seguito idealmente le gesta durante gli eventi della cosiddetta unità.
La prima è Ornitofila di Samo, vestale del culto di Priapo e teorica della poliandria nell’Accademia delle Peripatetiche; raffinata cultrice di estetica (le è attribuito il famoso “Adone Callipigio”, trattato breve sulla bellezza virile), Platone nella “Repubblica” la descrive attiva ad Atene sotto Pericle, promotrice della partecipazione femminile alla vita politica.
Da lei trasse ispirazione Cassiodora, nobile bizantina vissuta nel XII secolo. Donna di grande fascino ed erudizione e rivoluzionaria ante-litteram, fu coinvolta in una congiura di palazzo contro i triumviri Pengone III° Sapurco, Enasarco Polimandato e Panfilo da Crociera. Scoperta insieme ad altri congiurati per la defezione della sua amica Etera d’Alessandria, evitò la condanna a morte ma finì reclusa in un postribolo.
Nei paesi e negli anni della Riforma spicca la figura libertina di Godona von Katzemberg, primo vescovo donna di Germania e vera protofemminista. Le Historiae Religionis Teutonicae ne tramandano la dottrina edonistica, contrapposta alla penitenziale visione allora dominante di Martin Lutero, che dal sagrato della cattedrale di Magonza, in un sermone passato alla storia, la definì “die alte Hure”. Restano celebri le sue incursioni alla testa delle consorelle durante i consigli regionali per perorare la causa del ruolo femminile nel governo del Land.
La rivoluzione francese propone figure secondarie ma emblematiche come Madame Olympie de la Baguette Dur, dama di compagnia di Maria Antonietta e spregiudicata protagonista della vita di corte, amica disinvolta di nobili e giacobini. Convertita alla causa rivoluzionaria dal suo favorito, lo stalliere di Madame du Synorch, fu poi eletta nell’Assemblea Nazionale. Cronache dell’epoca la vogliono sempre in prima fila, nelle vesti di tricoteuse, durante le esecuzioni pubbliche in Place de la Revolution ad esaltare la missione del boia. Altri storici riportano una sua esclamazione, alla vista del popolo affamato: “Non credevo esistesse tanta povertà”. Frase riascoltata (se pure con minore charme) dalla voce di una politica italiana contemporanea.
Ma veniamo alle eroine dimenticate del cosiddetto risorgimento. Tra tutte si distingue Abbondanza de Vulvis marchesa di Sesso (Reggio Emilia). Intristita dalla sonnacchiosa provincia del Ducato di Modena e Reggio, l’annoiata nobildonna trovò rimedio allo spleen esistenziale nella imminente epopea garibaldesca, proponendosi quale musa protettrice di repubblicani ed unitaristi ospitati a palazzo con ogni genere di conforto spirituale e materiale. Fu poi al seguito delle camicie rosse, in particolare quelle fuggite a gambe levate di fronte alla resistenza meridionale, con l’incitazione ad “offrire il petto al nemico”. A mo’ di esempio alle truppe, la marchesa offriva tutta sè stessa alla causa ed ai suoi promotori. “La rivoluzione è un atto verticale declinato in orizzontale”, questo il suo motto, scolpito nel marmo sull’insegna della prima storica sezione femminista a lei intestata da emigrate piemontesi nella lontana Minneapolis capitale del Minnesota.

Le epigoni della combattiva marchesa si aggirano oggi nei palazzi della politica romana. A Voi lettori il compito di identificarle.