sabato 13 dicembre 2014

Il Galatino anno XLVII n° 21 del 19 dicembre 2014

Aspettando godrò

Uno dei pochi attributi positivi dell’invecchiare – ma non è detto che ogni persona avanti con gli anni ne sia dotata – è quello della sintesi, la facoltà quasi sovrannaturale di prevedere l’esito di più avvenimenti in apparenza slegati tra loro da una sequenza logica. Non è precognizione ma semplice esperienza acquisita col tempo. Più rara è l’attitudine innata di quello che, avendo ben chiaro il disegno del mosaico, sia poi in grado d’indicarlo a chi invece riesce con fatica ad individuarne una sola singola tessera. Rem tene, verba sequentur: proposito lontano anche per chi scrive queste righe. Chiedo venia per questa mia incapacità di comunicare con chiarezza.
Molti anni fa Gianni Agnelli, uomo che ha goduto di immeritata venerazione grazie alla piaggeria stucchevole del giornalismo italiano, prono allora come oggi ai “potenti”, tali senza merito personale, affermava che i tempi futuri – quelli che vediamo – avrebbero visto il progressivo restringersi delle libertà individuali, in favore di un non meglio definito “nuovo ordine mondiale”. Laddove “ordine” debba intendersi anche e soprattutto “mercato”.
Che questo superiore obiettivo sia stato deciso non dalla espressione della volontà popolare, ma da un esiguo numero di gruppi economici privati supernazionali ed autoreferenziali uniti da interessi fortissimi, è affermazione tanto palese da non meritare prove a suffragio per non scadere nella tautologia. Mi pare che ognuno di noi sia consapevole di essere governato da persone non scelte con esercizio di democrazia, in misura più evidente via via che si salga nella piramide istituzionale. Mi sento distante dal presidente della mia provincia – che non ho potuto eleggere direttamente – quasi quanto da quello di un ente finanziario privato (è bene ricordarlo) quale la BCE che ha abbattuto ed imposto gli ultimi  governi di questa sedicente repubblica, primo esempio al mondo di un popolo esautorato nella sua sovranità da una banca. Detto in parole semplici: il cittadino non conta più nulla. Concetto che è l’esatto contrario di quell’ideale di società partorito dall’umanesimo rinascimentale, ben rappresentato in arte dal leonardesco “Uomo vitruviano”.

Consola la certezza che vi è sempre un aspetto positivo in ogni cambiamento epocale, maggiormente in quello che stiamo vivendo. E questo è, a mio avviso, nella disintegrazione progressiva ed inarrestabile dell’unità artificiosa che tiene insieme nazioni diverse per storia e cultura, unione in cui una parte soccombe da un secolo e mezzo in favore dell’altra. “Aspettando godrò” che il processo sia compiuto, perché poi si possa ricostruire il nostro Stato Meridionale ab imis fundamentis.

sabato 6 dicembre 2014

Il Galatino anno XLVII n° 20 del 5 dicembre 2014

Ultime dal fronte

Domenica pomeriggio dopo una settimana di lavoro intenso: ho davanti a me la pagina bianca di “Word”, mentre il Direttore aspetta con una commovente, mal riposta fiducia, il consueto pezzullo che avrei dovuto inviare già venerdì. Il termine perentorio è tacitamente ma infruttuosamente slittato al sabato, ed ora eccomi qua senza un barlume di idea.
Scartato il tema “politica locale”, argomento che altri hanno a cuore e sviscerano con maggior cura, dovizia di particolari e soprattutto robustezza di stomaco, non resta allora che occuparsi della parabola discendente del Masaniello contemporaneo: quello che una figura retorica di facile effetto detta paronomasia, descrive come precipitato in questi giorni dalle 5 stelle alle 5 stalle (e così abbiamo dimostrato anche di saper consultare Wikipedia). Al qual personaggio dedicammo qualche tempo fa una nostra poesiola, poi copiata e stravolta da altri con effetto grottesco. Transeat.
Il comico-ortottero ha creato e guidato sinora con piglio dittatoriale – e menomale che vorrebbe rappresentare la vera democrazia – un movimento nato alternativo al regime dei partiti. Ma, come il Masaniello originario che, cooptato a palazzo per sedare la rivolta popolare da lui capeggiata, poi assunse i vezzi e le follie dei nobili che voleva esautorare, anche questo suo moderno epigono genovese mal reagisce alle critiche della sua stessa base. Proprio vero che il potere dà alla testa. Dopo le epurazioni dei parlamentari ribelli alla rigida disciplina del movimento (persino il parlare con i giornalisti è sottoposto a permesso), ora Grillo annuncia il ritiro ed affida la sua creatura politica ad un direttorio ristretto di “fedelissimi”, una specie di guardia d’onore del “capo”.

Non mi illudevo che la novità politica degli ultimi anni potesse scardinare il sistema, anzi la vicenda mi rafforza nella mia idea che il riscatto del nostro Meridione non possa passare per vie istituzionali.