sabato 25 aprile 2015

Il Galatino anno XLVIII n° 8 del 24 aprile 2015

Questi fantasmi

Molti anni fa, un politico d'origine galatinese confessava con candore disarmante la sua repulsione a curarsi di cose locali, con una frase significativa che ricordo più o meno così: “Appena attraverso il passaggio a livello della via di Lecce, mi scurisce lu core”.
Quella riluttanza d'animo e di mente verso la nostra piccola patria potrebbe apparire un caso isolato o singolare, uno snobismo da oriundo cui interessi “altri” impongano di trattare svogliatamente de minimis loci, le quisquilie paesane. Purtroppo invece la ritroviamo costante negli anni e nelle persone, anche galatinesi per nascita e residenza, chiamate ad amministrare.
Per alcune di esse l'onore – chè tale dovrebbe essere – si è mutato troppo presto in un onere. Tanto che il carzilargo, col suo crudo realismo, non spera più in progetti che richiedano lungimiranza e capacità di fund raising – che ne so, un ponte sulla ferrovia della Sud Est, che spezzi l'isolamento geografico e pure ideale – ma azioni banalmente concrete, come la manutenzione stradale o la pulizia della Pupa e delle aiuole e spiazzi adiacenti, mostrati di recente nel loro “splendore” ai delegati del TCI. E dire che questo governo cittadino s'era dotato, al suo nascere, della consulenza di un assessore che avrebbe dovuto fare, dell'abilità nel procurare fondi, la ragione del suo incarico. Piacerebbe ancora, al Cittadino, un uso meno familistico, ludico-pedagogico, delle strutture pubbliche. Anche se l'esempio che viene dall'alto, dal piccolo dittatore-segretario di partito-factotum italico, con l'ampio uso di elicotteri ed aerei di Stato per le vacanze di famiglia, non lascia ben sperare.
Sarebbero gesti minimi ma segno tangibile di un corretto agire, oserei dire di una giusta presenza, dell'amministratore.
A meno che si debba pensare che i nostri cari abbiano fatto tesoro della lezione di Nanni Moretti, che in un suo film si chiedeva: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte, o se non vengo affatto?”.
Ecco, alle prossime elezioni non venite affatto: vi notiamo di più.


sabato 11 aprile 2015

Il Galatino anno XLVIII n° 7 del 10 aprile 2015

Parole poco pensate

Qui non parliamo dei professionisti della carta stampata e dei media, salariati a libro paga di politici e potentati economici che, dal prezzolato lavoro dei primi, ricavano l'indispensabile consenso, reale o solo propagandato.
Vorremmo invece occuparci del web, e degli infiniti motivi che inducono molti a scrivere e sottoporre al giudizio altrui pensieri reconditi di piana banalità, magnificati quali purissime gemme di saggezza. Sicuramente gioca un ruolo la vanità intellettuale, l'infondata convinzione di aver partorito qualcosa di inedito ed originale; forse concorre la presunzione che idee personali abbiano logica e valore universali, tali da indirizzare le opinioni di chi legge e diventare punti di luce nel buio.
Tanti scrittori dilettanti trovano terreno fertile nei social network. Frasi, aforismi, battute salaci sbocconcellate qua e là nel mare magnum internettiano, maldigerite e rigurgitate – con esiti esilaranti quando lo scippatore di parole dimostri incerta padronanza di sintassi e grammatica – caratterizzano un esercito di emuli di Vincenzo Monti, “...poeta e cavaliero, gran traduttor de' traduttor d'Omero”, vittima della definizione urticante che per lui coniò Ugo Foscolo.
Altre volte alla “rete” – improvvisato confessionale aperto al mondo – alcuni affidano le intime paturnie esistenziali (o ne sperano la soluzione), nella pia illusione che internet sia altro che la morta gora che ogni sospiro inghiotte e dissolve.
Perciò dico che molti, tra noi gente comune, hanno una voglia di visibilità insoddisfatta destinata a rimanere tale: a smentita del quarto d'ora di celebrità che, secondo la nota massima attribuita ad Andy Warhol, sarebbe concesso ad ognuno, prima o poi. Il quivis de populo ha scarse possibilità di emergere e far conoscere le proprie idee, per quanto magari interessanti.
Oddio, la politica offre a questa regola eccezioni squallide, roboanti nullità toscopadane. Come tale Matteo che, sulle magnifiche e progressive sorti del paese, spara a raffica castronerie su Twitter. Ma siamo nella stagione in cui la neve è già sciolta.