sabato 17 ottobre 2015

Il Galatino anno XLVIII n° 16 del 16 ottobre 2015

Sullo stato della città

La passione civile e l'amore per la propria terra trovano ancora rifugio in qualche animo generoso, nonostante le sferzate continue della cosiddetta politica. Ho intrattenuto via email uno scambio d'opinioni stimolante con un imprenditore molto noto qui a Galatina: non ne rivelerò il settore d'attività per non farlo identificare, ma potrebbe facilmente rappresentare chiunque abbia un'azienda.
Ho letto parole di delusione e rabbia per quello che si dovrebbe/potrebbe fare e non si fa in aiuto della piccola e media impresa, quindi in sostanza dell'intera economia locale. Che significa posti di lavoro, stipendi, denaro che “gira” e vivifica la città, giovani che restano e non emigrano, ricchezza che rimane e si riproduce a beneficio di tutta la collettività galatinese. Ho letto neanche tanto velate accuse all'immobilismo ed all'indifferenza verso un corretto - quindi rispettoso della legge e dell'etica – governo dell'ente locale. Ho letto infine la richiesta di azioni virtuose, esemplari, nella gestione della macchina amministrativa. Coincide quasi interamente con l'elenco di ciò che da mesi il nostro Direttore riporta come un decalogo nella prima pagina del quindicinale. Misure minime di buon senso ed affetto per la città.
A parziale discolpa di chi amministra, ho risposto al mio interlocutore che da anni, risaliamo al periodo successivo a Mani Pulite, quindi al 1992, la politica nazionale è stata esautorata in favore di cosiddetti “governi tecnici” non eletti: ovvero i piazzisti dell'economia italiana svenduta pezzo per pezzo al capitale straniero, in primis quella Germania che è la sola beneficiaria dell'introduzione dell'euro. Ho raccontato che la tanto sbandierata cessione di sovranità all'Europa – molto cara ai vari presidenti della cosiddetta Repubblica venuti dopo Pertini – altro non è che lasciar condizionare le nostre esistenze dal presidente della Banca Centrale Europea, quindi un asettico ragioniere, un non eletto, alla stregua di un monarca assoluto medievale. Qualche buontempone chiama ancora nazione, con marcato accento toscano, questa colonia poco dignitosa: una pallida imitazione di democrazia, una parvenza di “Stato sovrano”. Applausi, risate.
Ne deriva che qui a Galatina, come in tutte le periferie, i soldi che arrivano sono e saranno sempre meno, non essendoci più una banca nazionale che possa liberamente stampare banconota, emessa senza debito, per le esigenze dello Stato. Perciò le risorse erogate col contagocce vanno gestite con oculatezza, ricercate con progetti di scopo ben precisi, intercettate – purtroppo – anche con furbizia per non farle dirottare in realtà locali ben più piccole di Galatina ma politicamente meglio organizzate, più “ascoltate”.
Si fa a Galatina tutto ciò, anzi aggiungo: si può fare, militando come obbedienti soldatini nel partito o nei partiti della disfatta nazionale?


sabato 3 ottobre 2015

Il Galatino anno XLVIII n° 15 del 25 settembre 2015

Sei scarafaggi in cerca di liquore

Raccontano che alle 4 di un afoso mattino estivo, di ritorno dalla Notte della Blatta, un gruppo di scarafaggi si ritrovi a far bisboccia nei pressi della saracinesca abbassata del pub in piazza, tra le bottiglie di birra abbandonate ed i residui di fritture. Dicono che il tasso alcoolico del gruppo sia già del tipo “ubriachezza modesta”, terzo di sei livelli dopo “alito vinoso” ed “andante con brio”, ma prima di “catalessi stuporosa” (connaturato ad alcuni che 'ngiuriano presidenti del consiglio, mai pe cabbu).
Dicono pure che il sestetto eterogeneo si componga di due turisti napoletani, Gennariello Scarrafone e signora Nunzia Scarrafa; di una coppia salentina, Salvatore Malo – Malo Totu, per gli intimi – e moglie Malo Tina; ed infine del romano on. Bache Rozzo, gruppo misto al Senato Insetti Democratici Perfetti, in compagnia di John Paul Beatle, professore americano di tecnologia agricola ed alto dirigente di Montesanto, multinazionale della chimica. Questi ultimi due, “compagni di merende” in affari molto poco leciti, Xylella in primis.
Testimoni riportano frammenti di conversazione della variopinta combriccola. Totu, marinaio in pensione e coltivatore per diletto del suo piccolo uliveto di famiglia: “Professore, le parole nu' binchianu ventre. Ma quale Zi' Nella e Zi' Nella, lassa stare la bonanima c'ave de moi ca sta face terra 'pe ciciari! Sono 2500 anni che curiamo i nostri ulivi alla manera de li 'ntichi e non abbiamo mai avuto problemi. Làsciatelo dire da me che non tengo cultura, comu signurìa, ma ho girato il mondo, da Venezia e tutto il Venezuela sino al Mar Glaciale Catartico. Quindi, non scassare li...” (segue caratteristico termine dialettale indicante il Muscari Comosum declinato al plurale).
La risposta dell'americano, tradotta letteralmente dal viscido onorevole, è cinica e definitiva. “Voi salentini volenti o nolenti, caro Totuccio, sradicheremo i vostri vecchi ulivi mangiati dalla Xylella e li sostituiremo con i nostri OGM, inattaccabili dai parassiti che noi stessi abbiamo importato in Salento. Pagherete le piante quanto decideremo noi, se vorrete e ci riuscirete, oppure compreremo per quattro soldi i vostri uliveti. Lo sai, i pacchi di dollari fanno ancora miracoli: prima con l'Istituto Agronomico ed i suoi tecnici, poi con i politici e con le forze dell'ordine...ovviamente del “nostro” ordine!”. E via, risate e gomitate d'intesa tra il ricercatore e l'onorevole, sensibile tanto al dollaro quanto al dozzinale umorismo yankee.
Interviene breve e conciso Gennariello, con popolaresca arguzia partenopea: “Stateve accuorte ca chisto è americano...è figlie 'e zoccola e v'impapocchia facile facile, accussì!
Proprio mentre il vivace scambio sta degenerando in colluttazione furibonda ed i sei sono quasi alle mani, anzi alle zampe, la sorte beffarda si veste della tuta arancione di un operatore ecologico armato di ramazza.
Cosimino lo spazzino individua il gruppo di scarafaggi e zumpa per schiacciarli con apprezzabile gesto atletico, mancandone quattro. La suola gommata scavazza solo l'americano ed il senatore sulle chianche umide dell'alba, producendo un suono di sinistra croccantezza.
La giustizia proletaria è implacabile e precisa. Ma solo nei racconti.