giovedì 19 dicembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 21 del 19 dicembre 2024

 

“UFI” ed altre bufale natalizie

   Si moltiplicano negli Stati Uniti gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati nei cieli delle maggiori città. Si legge che la gente è in allarme e pronta ad imbracciare i fucili – come potrebbe essere diversamente nella nazione con più armi nel mondo? – per abbattere droni e UFO con le maniere spicce del vecchio West. Le autorità non spiegano e lasciano nel dubbio: gli alieni sbarcano in forze per imporre un nuovo ordine celeste ai prepotenti americani, oppure vanno via, in cerca di più accoglienti popolazioni?

   Nell’incertezza, siamo persuasi di alcune elementari verità. Se questo Natale l’alieno atterrasse a Galatina, dovrebbe trovare parcheggio per la sua luccicante navicella spaziale, ardua impresa anche per una civiltà superiore alla nostra. E poi curarsi, come tutti noi, dall’iperglicemia per l’abbuffata di cartellate e purceddhuzzi.

   Auguri!

sabato 7 dicembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 20 del 6 dicembre 2024

 

La Gerusalemme bidonata

 

   Presentato il programma natalizio della compagnia teatrale cittadina Petite ensemble des Bidonistes.

 

-         “Il Prometeo bidonato”, paralipomeni delle tragedie di Eschilo, venerdì 6 dicembre ore 18, arco di Porta Luce

-         Miles bidonosus”, atto unico ispirato al Miles gloriosus di Plauto, martedì 17 dicembre ore 20, arco di Porta Cappuccini

-         “Erminia tra i bidoni”, libera interpretazione in prosa dalla Gerusalemme liberata canto VII di Torquato Tasso, lunedì 23 dicembre ore 18, scalinata piazza S. Pietro

-         “Bidone in casa Cupiello”, adattamento in due atti dalla commedia di Eduardo De Filippo, lunedì 30 dicembre ore 18, villa piazza Alighieri

 

   Ingresso libero. La Cittadinanza è invitata a partecipare

venerdì 22 novembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 19 del 22 novembre 2024

 

Non multa sed multum

   Ricevo un verbale per eccesso di velocità: sottratta la tolleranza per il misuratore, ho superato di 1,1 kmh (uno-virgola-uno kilometri orari) il limite massimo stabilito per quel tratto. Nulla da recriminare, ho sbagliato. Ragione per cui pago il verbale, nei termini concessi per estinguere la multa al minimo della sanzione, 5 giorni. E pagoPA (si apprezzi la musicalità nel nome della “piattaforma digitale”) con animo sereno, essendo persuaso che il mio obolo modesto contribuisca in pur trascurabile parte alla manutenzione del manto stradale cittadino, che in termini di percorribilità, scorrevolezza e premura per gomme ed ammortizzatori, rivaleggia con le autobahn tedesche. Sia detto senza ironia alcuna, anzi con ammirazione per lo splendore del bilancio comunale, maggior beneficiario delle violazioni al Codice stradale.

sabato 9 novembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 18 del 8 novembre 2024

 

Piccola storia inquinata

 

   Nel lontano Regno di Ciuconia, nella regione di Somaria, v’erano un tempo due tranquille cittadine confinanti tra loro. Le cronache tramandano i loro nomi, Borgosole e Borgocivetta. Da tempo immemorabile i rapporti tra le due comunità erano improntati ad amicizia e benevola canzonatura; tanto che, come usava una volta, i paesani appellavano i loro vicini col soprannome. Traducendo alla buona, gli uni erano “tribù di mangiatori di gasteropodi”, gli altri “popolo vanesio dalle voluminose ed inutili guance”. L’idilliaca convivenza venne però incrinata da una vicenda che ora raccontiamo.

   Avvenne un giorno che il Duca di Borgosole, mosso da appetiti di cui mai si è conosciuta l’origine (allora ci fu chi disse fosse spinto da un’energia de fore), all’insaputa di tutti, persino dei suoi stessi consiglieri anziani ed addirittura della consorte, per caso fortuito consigliera anziana del Principe di Borgocivetta, dicevamo quel Signore concedesse che ai confini del suo paese, ma molto vicino alle ultime case del paese limitrofo, venisse allestito un grande forno di pattume. I cui fumi, a seconda dei venti, sarebbero volati ad appestare la già poco salubre, diremmo cementifera, atmosfera di Borgocivetta. Il fatto, trapelato dal Palazzo di Borgosole, provocò nei due paesini una sollevazione ed un vespaio di polemiche e accuse ai nobili Signori di entrambe le comunità (chiamati uno avido, pilatesco l’altro), di cui abbiamo cronaca nelle gazzette locali e nei pettegolezzi del Popolo: sedicente sovrano, mai decisore del proprio destino e, soprattutto, della propria salute.

   Nessuno ricorda come sia finita la storia. Una chiave di lettura ce la suggerisce Vespasiano Flavio (imperatore romano, I° sec. d.C.): “pecunia non olet”.

domenica 27 ottobre 2024

Il Galatino anno LVII n° 17 del 25 ottobre 2024

 

Anche noi, nel nostro piccolo

   Scrive Cesare Zavattini: “Quando a mezzogiorno preciso Kant usciva a prendere una boccata d’aria, i cittadini di Koenigsberg regolavano gli orologi: invece del colpo di cannone a Koenigsberg c’era il critico della ragion pura.”.

   Galatina, nel suo piccolo, vanta un critico della spazzatura. Puntuale, alle 6 del mattino di ogni giorno che Nostro Signore manda in terra, un anziano ferma la sua Seicento blu nei pressi di un giardino pubblico, scende e si guarda circospetto. In assenza di testimoni, apre quindi il bagagliaio dell’utilitaria e ne trae un sacchetto del supermercato pieno di pattume (non differenziato per tipologie) che provvede a lanciare, con encomiabile perizia balistica, nel cestino del parco. Il malloppo descrive una traiettoria secondo legge fisica del moto parabolico, insaccandosi perfettamente nel bidone. Assisto alla scena di nascosto e regolo alle ore 6 la sveglia di casa.

   Si potrebbe obiettare che questo genio salentino non sia una mente paragonabile al pensatore tedesco, ma non è il caso di sottilizzare: persino il nostro eroe del rumato potrebbe avere una sua egregia scuola di pensiero, che tracceremo col tempo e con lo studio, e di cui lasceremo imperitura memoria nei manuali di filosofia.

   Mi propongo di incontrarlo, prima o poi, e chiedergli: “Scusa, nunno, T’ARIcordi che anche tu paghi la TARI, la tassa sulla spazzatura? E allora, perché?”.

venerdì 27 settembre 2024

Il galatino anno LVII n° 15 del 27 settembre 2024

 

Scende la pioggia ma che fa

   Da che ho memoria, in Italia le alluvioni e gli altri eventi calamitosi costituiscono la conseguenza logica dell’incuria dell’ambiente naturale. Ho un ricordo indelebile dello straripamento dell’Arno a Firenze nel novembre 1966. Ero un bambino, però conservo vivide in mente le immagini della distruzione di biblioteche di tomi antichi e manoscritti, della perdita di testimonianze storiche di valore incalcolabile. Ovviamente più doloroso il bilancio in vite umane, 35 vittime secondo stime ufficiali della Prefettura di Firenze. Le migliaia di morti dei disastri successivi attestano la colpevole cecità delle istituzioni nei riguardi del problema della conservazione del territorio.

   Rammento questo per constatare un po’ tristemente che le “ultimative” assicurazioni di ogni governo sulla prevenzione del rischio ambientale sono lo spettacolo indecoroso a cui purtroppo assistiamo dopo ogni inondazione, frana o terremoto che sia, nauseati ed assuefatti alla solennità delle parole inversamente proporzionale alla concretezza delle azioni. Il motivo dell’immobilismo istituzionale è intuibile: fare prevenzione richiede programmi, verifiche continue, impiego di risorse economiche ingenti, ed abbraccia uno spazio temporale di decenni; perciò stesso, è misura politica scarsamente apprezzabile dal cittadino comune, senza ritorni elettorali immediati, fonte di ricadute positive tangibili solo dopo generazioni. A godere della manutenzione del territorio sono le classi di coloro che voteranno dopo 50 anni. Col cinico metro di giudizio di un politico contemporaneo, quelli in tema di ecologia sono atti di governo improduttivi.

   Meglio investire in panem et circenses e poi chiedere il voto. La questione ambientale non entra in cabina elettorale.

sabato 14 settembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 14 del 13 settembre 2024

 

From Pompei with love

   Nei confronti di Gennarino Settebellezze, ministro dimissionario, registriamo a caldo due diversi atteggiamenti del pubblico maschile. Il primo è una malcelata invidia per il bruttino abile nel circondarsi di appariscenti compagnie femminili: conquiste imputabili, dice l’immaginario popolare, esclusivamente alla posizione di potere, dovendosi escludere un sex appeal non rilevabile ad una pur sommaria valutazione estetica. Il secondo sentiment verso il potente caduto in disgrazia è la commiserazione, tramutata spesso in accanimento, in attesa famelica di nuovi sviluppi mediatici sullo scandalo appena esploso; come del resto promette l’unica intervista televisiva rilasciata dalla signora “sedotta e abbandonata”, le affermazioni della quale lasciano intravedere ulteriori coinvolgimenti muliebri configuranti un harem ministeriale di cui, ad oggi 7 settembre, sfugge la consistenza numerica. In questa vicenda di fesso extraconiugale, chi rileva l’ennesima figuraccia delle istituzioni, dimentica però una tradizione italiana consolidata dal 1860.

   Tradizione ben dipinta dalla schietta volgarità del detto plebeo, precisamente quello che paragona la resistenza di un sottile particolare tricologico alla forza di trazione d’una fune intrecciata.