domenica 14 febbraio 2021

Il Galatino anno LIV n° 3 del 12 febbraio 2021

 

La buona educazione

   È certo che l’autore di queste quattro righe nulla comprenda di strategie comunicative; pertanto, l’improvvisata conferenza stampa rilasciata in piazza di Monte Citorio, davanti ad una selva di microfoni in equilibrio precario su un tavolino da picnic, può ben costituire l’icastica foto ricordo da tramandare a memoria imperitura dei “trionfi politici” del governo casalinian-contiano. Qualcuno troverà in questa immagine il glamour che noi, digiuni di look, image making ed altre amenità contemporanee, non siamo riusciti ad apprezzare: meschini, non abbiamo mai seguito il Grande Fratello, non siamo all’altezza di cotanta cultura. Però, dovendo questa colonia soccombere agli interessi superiori dell’alleanza carolingia Berlino-Parigi, a chi scrive piacerebbe che il triste destino si compisse senza sguaiati tweet e messaggi social, con la riservatezza ed i modi felpati e sorridenti di un furbo banchiere.

giovedì 4 febbraio 2021

Il Galatino anno LIV n° 2 del 29 gennaio 2021

 

“Non restare chiuso qui, pensiero”

   Qualche famoso, ma non abbastanza da non poter essere dimenticato post mortem, anni fa ebbe a dire che entro breve tempo avremmo assistito ad una progressiva restrizione delle libertà. Credo non ci siano dubbi che questo avvenga oggi. Siccome il processo è lento e graduale, non è percepibile se non paragonando la nostra attuale possibilità di movimento e contatto e scambio intellettuale col prossimo rispetto a due, tre anni fa.

   Si dirà che l’emergenza pandemica impone cautele personali e collettive; che è responsabilità individuale proteggere sé stessi e gli altri; che, infine, il bene di tutti è una costruzione in cui il singolo mattone deve incastrarsi ed aderire perfettamente per garantire la stabilità dell’intero edificio.

   Tutto giusto e sacrosanto. Ma, rifletto, in questa colossale clausura viene meno per atrofizzazione, ridotto all’immobilità nell’angusto spazio delle quattro mura domestiche, anche l’esercizio minimo di quel muscolo metafisico che è il discernimento: i cui movimenti sono la voglia di capire, di scegliere e, quando necessario, di dissentire.