giovedì 30 dicembre 2010

Antiqvvs Ordo Eqvitvm
Capvt Mentvlae
Egr. Sig.
Pasquino Galatino
e, p.c.: Prof. Dino Valente
Galatina


Oggetto: Onorificenza “Cavaliere di Gran Testa” 2010 – Attribuzione

Come da precedente corrispondenza, ci pregiamo comunicare che abbiamo decretato con nostra
bolla magistrale odierna di conferire il titolo descritto in oggetto alla personalità locale da Voi
segnalata, e precisamente:

Reverendissima Madre Superiora delle Umili Devote Consorelle – Ancelle della Vorace
Spartizione – Casa di Galatina

con la seguente motivazione: “Per avere, con più azioni di un medesimo disegno lottizzatorio con gli alleati, attribuito a parenti, amici, sodali e conoscenti, incarichi pubblici e prebende,
dimostrando coerenza e continuità politica, e suprema indifferenza per l’interesse pubblico
”.
Attendiamo Vostra cortese segnalazione a questa Gran Maestranza circa luogo e data in cui
avverrà la cerimonia di elevazione del nuovo Cavaliere.

il Gran Maestro


Roma, 30 Dicembre 2010

martedì 28 dicembre 2010

Anno nuovo sermoni vecchi - 28 Dicembre 2010

I messaggi politici di fine anno: ipocrita formalità spacciata per dovere istituzionale. Declamare le stesse frasi trite e ritrite è uno sfoggio di magniloquenza cui si sottraggono in pochi. Da S.E. il Presidente on. Banal Grande, al rag. Cetto Laqualunque ultimo assessore del più sperduto paesello, tutte le alte e basse “Cariche Pendenti” dello Stato avvertono l’insana urgenza di dispensare urbi et orbi i loro fervidi voti augurali, come gemme di sapienza.
Ecco che spegnere la tv la sera del 31 dicembre diventi necessaria profilassi di igiene mentale e tutela delle ghiandole riproduttive virili: mens sana in corpore sano.
Davanti allo schermo, recitate con devozione il mantra catartico tramandato da saggi bonzi shintoisti: “Cce m’anu bbinchiatu!” (o equipollente formula fanculatoria di Vostro gradimento), poi pigiate il tasto rosso sul telecomando. La soporifera liturgia quirinalizia sparisce come per incanto, rendendo il Vostro cenone più leggero e conviviale. Questo rito propiziatorio Vi associa di diritto alla Confraternita Giacobina degli Apoti (quelli che “non se la bevono”), di cui posso vantare il Gran Priorato.
Benvenuti allora, e buon 2011!

lunedì 20 dicembre 2010

Auguri commerciali - Natale 2010

Antica Fabbrica Artigiana
Pasquino Galatino & C.
Arte Varia, Umorismo & Sollazzo
Galatina



Premiata Ditta
Galatina.it
c.a. : Prof. Dino Valente



Oggetto: Corrispondenza natalizia


Ci pregiamo inviarVi, con allegato documento di trasporto, n° 30.000 (trentamila) confezioni artigianali ns migliori sinceri auguri di salute e gioia per le prossime Festività, che vorrete cortesemente distribuire ai ns Concittadini e Lettori, trattenendone n° 4 (quattro) per Voi e per la Vs gentile famiglia. Spese di trasporto e consegna a ns carico, merce esclusa I.v.a. ai sensi art. 15.

Vogliate gradire i saluti più cordiali.





Antica Fabbrica Artigiana
Pasquino Galatino & C.
L’amministratore






Galatina, Natale 2010

sabato 18 dicembre 2010

A Tonino dei Valori - 18 dicembre 2010

A Tonino dei Valori


Se saprei inventar regole nuove
per questo italiano tremolante;

se reciterei “T’amo pio bove”
pensando alla mandria pascolante

di vecchi senatori e deputati
ammaliati dal furbo pifferaio;

se si rivolterebbero schifati,
i dipietristi, da questo immondezzaio,

che aborro ma che ci sguazzo dentro
perché mi campa come tutti quanti.

Se unirei la sinistra con il centro
facendo finta di portarli avanti;

se saprei c’azzeccare per ore
con l’aria dell’unto del Signore:

allora fossi non l’umile Pasquino
bensì l’immarcescibile Tonino.

venerdì 17 dicembre 2010

Il Galatino Anno XLIII n° 21 del 17 Dicembre 2010

Panem et circenses

Percorro la tangenziale di ritorno da un viaggio; la lunga fila di auto all’ingresso di un centro commerciale mi ricorda che è la prima domenica di dicembre.
Quasi accantonate le liturgie dell’Avvento ed il loro retaggio tradizionale e simbolico, è l’accredito della tredicesima sul conto corrente a segnalare l’arrivo del Natale al cittadino-consumatore, l’ultimo ingranaggio del meccanismo capitalista, che dalla propria capacità di spesa, cioè di contribuzione alla crescita dell’economia, misura il “valore” del suo status sociale. Però conforta osservare quanto il modello consumistico imperante sino a ieri abbia perso consensi, perché quasi tutti abbiamo coscienza della sua intrinseca insostenibilità; con l’eccezione di alcuni cui solo la crisi riesce ad imporre comportamenti ragionevoli.
Sull’argomento, in tempi lontani esponeva considerazioni interessanti nel saggio “Avere o essere?” l’autore Erich Fromm, profeta laico inascoltato al pari di altri, ancora prima che i richiami alla moderazione trovassero voci anche autorevoli (Benedetto XVI), ora che il poco da spendere obbliga tutti ad una decorosa sobrietà. Virtù interclassista che nella sua declinazione più moderna propugna “commercio equo e solidale” e “spesa a chilometri zero”: elementi fondanti della nota dottrina economica dell’autarchia, deprecata da sempre, impresentabile perché ideata nel ventennio tragico in risposta alle sanzioni, ma oggi riproposta tel quel sotto nuovo nome come vaccino democratico ed ecologico contro il virus delle multinazionali. Per onestà intellettuale, si paghi allora il copyright agli eredi del maestro di Predappio….
Chi scrive, quale modesto contributo personale all’Idea Corretta, ha fatto sua ormai da anni una tradizione natalizia che è l’acquisto del panettone artigianale impastato con gli ottimi ingredienti locali, senza conservanti, e sfornato dalle predilette pasticcerie e panetterie galatinesi. Lo fa per la delizia del cannavozzo, per la salute, per l’economia della Città. Il Vostro riacquisterà magrezza ascetica a feste terminate, con l’aiuto di un po’ di esercizio e di dieta ipocalorica.
A gennaio, per riprendere la linea basterà il solo panem tanto faticosamente guadagnato: i circenses, gli spettacoli gladiatorii, continueranno ad offrirli senza pudore gli ominicchi asserragliati nei palazzi romani del potere.
A tutti Voi auguri sinceri di serenità e salute.

lunedì 13 dicembre 2010

Vergogna e ribrezzo - 13 Dicembre 2010

Tu, segretario della grande forza di opposizione, che dal tuo palco in piazza S. Giovanni urli 3 volte “Vergogna!”: dimenticando che volevate una banca, per più comodamente usurare il popolo che millantate di voler difendere e rappresentare. Tu, dinosauro politico che definisci te ed i tuoi compagni “il nuovo”, con involontario umorismo.
Tu, suora missionaria di quella religione laica “libertaria e liberista”, che pone sull’altare la Dea Ragione; tu pronta a difendere gli ultimi e i derelitti delle ultime e derelitte nazioni, non hai avuto imbarazzo a sederti al tavolo dei potentissimi che ogni anno in gran segreto stabiliscono i destini del mondo, le guerre da scatenare per l’energia e l’acqua ed i governi da abbattere “democraticamente”.
Tu, adamantino leader del partito nuovo che destituisce il tiranno, poco dopo averlo innalzato. Tu che nel sacro nome della libertà usurpi il consenso avuto per cambiare alleati e governo, in obbedienza ai tuoi danti causa americani, nel solco di certa servile tradizione italica.
Tu, bella e giovane ragazza promossa per meriti di alcova al vertice del ministero, con quel cursus honorum che porta altre meno fortunate o compiacenti ad un destino oscuro da segretaria d’azienda.
Tu, ex magistrato riciclato in politica, che aiutato da parenti ed amici da “sistemare”, abusi dell’eredità morale di tuoi “colleghi” morti per mafia, postumi testimonial forzosi del tuo velleitario programma di “rinascita democratica”.
Tu, presidente poeta, che vuoi una regione pulita ed ecologica, e consenti lo scempio del territorio con le “fonti alternative di energia”, perché questo ti impongono i tuoi munifici sponsor confindustriali.
A tutti Voi, che non giudico perché non sono un moralista e perché unico giudice è la coscienza di ognuno, però chiedo: guardandovi allo specchio la mattina, in un sussulto di umanità, non provate un poco di ribrezzo?

giovedì 9 dicembre 2010

Il Galatino anno XLIII n° 20 del 10 dicembre 2010

Sulla Regione Salento

Un comitato ha raccolto firme e consensi in favore di un referendum per l’istituzione della Regione Salento. Il quorum necessario è stato raggiunto proprio mentre scrivo queste righe: ci esprimeremo noi elettori delle province di Brindisi, Lecce e Taranto, territorio che ricadrebbe sotto la giurisdizione di questo ente.
Bari è lontana quanto Roma, sostengono i promotori, non per distanza geografica. Essi fanno leva su un fondato sentimento di ribellione nei confronti del “baricentrismo”, che non è una teoria della fisica, ma quella scuola politica che, ad esempio, permette di destinare al capoluogo e dintorni il 70% delle assegnazioni comunitarie, contro il 30% relegato al resto della Puglia. A loro si obietta che a Bari le decisioni vengano concordate anche con i politici salentini che dovrebbero rappresentarci, Vice Presidente inclusa; e che comunque istituire un’altra regione comporterebbe ulteriore burocrazia, con sperpero di denaro pubblico. I fautori dell’iniziativa rispondono che molti dei nostri politici sono attualmente all’opposizione (quindi non influiscono sulle decisioni di spesa), e che non vi sarebbe necessità di assumere dipendenti, potendosi formare l’ossatura del costituendo nuovo organismo con gli impiegati e funzionari salentini già in forza al carrozzone di via Capruzzi. In sostanza, si tratterebbe di uno “spostamento”, in italiano corrente.
Va registrata l’opposizione al progetto di alcuni grossi calibri pugliesi e salentini di varia appartenenza, timorosi di veder dimezzato il loro potere di contrattazione elettorale a Roma. Disquisiamo evidentemente di bassa cucina politica.
Il mio modesto parere è pro Regione Salento. Innanzitutto vedo con favore le forme di espressione popolare che consentano ai cittadini di decidere sulle questioni che li riguardano, senza mediazioni: ed il referendum è una di quelle. In secondo luogo, per ragioni storiche e culturali, Salento e Puglia unite costituiscono una forzatura burocratica piuttosto recente: senza andare troppo indietro nel tempo, ai Dauni, Peucezi e Messapi, si ricordi l’attuale Puglia suddivisa ab antiquo in Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto (Costituzioni di Melfi, Federico II di Svevia, anno 1231). Una ripartizione che ha funzionato bene per secoli e che è stata cancellata prima con la (mala)unità, poi nel secondo dopoguerra con l’avallo decisivo di Aldo Moro, magliese di nascita ma barese adottivo, per meri interessi di bottega elettorale. Infine e soprattutto, una regione più piccola può essere più vicina alle esigenze della popolazione che va a servire.
Il Salento autonomo: questo voleva l’on. Codacci Pisanelli. A sua gloria postuma e nostro beneficio, il suo progetto potrebbe avverarsi presto, secondo volontà popolare.