giovedì 29 ottobre 2009

29 Ottobre 2009 - Assessore alla Felicità

La confusione regna sovrana qui nell’ombelico del Salento. Conciliaboli bipartisan, chiacchiericcio indistinto generatore di alleanze e candidature dalla durata quantificabile in nanosecondi. Misura temporale che agevolmente circoscrive nascita e vita di alcune formazioni politiche locali, la cui consistenza numerica ne fa materia di studio al CERN di Ginevra, nei laboratori che si occupano di particelle subatomiche.
Caos cosmico (e comico) susseguente al big bang del 12 agosto.
In tanto smarrimento, abbiamo una sola certezza: l’assessorato per il caro Piero dalla ispida chioma grigia. Il Nostro si prepara coscienziosamente all’alto impegno istituzionale: un hair stylist sta domando la capigliatura ribelle con quantità industriali di gel, maestri d’ago cuciono un gessato blu ministeriale, il più adatto ad una figura politica di tale peso. Educato alla scuola degli assessori galatinesi, l’Amico adotti un atteggiamento tronfio e cogitabondo, ma anche piacionico verso il codazzo di amici e clientes, quando attraversando la “villa” si rechi al solito bar per il rito mattutino del caffè. A tutti dispensi generoso una promessa, un inutile consiglio, un sorriso vacuo. Furbo esercizio di public relations, aria fritta: ma in politica è mercanzia indispensabile, a queste latitudini.
Scelga liberamente il poeta campesino dove liberare il suo genio poliedrico: adelante, Pedro, con juicio! Slanci il suo afflato nella burocratica aridità degli uffici comunali, elaborando in sonetti stilnovisti delibere e ordinanze.
Dunque per D’Errico ragionier Piero, poeta eclettico, una delega quale che sia.
Con l’esclusione dell’Assessorato “alla Felicità”, dove per acclamazione sia riconfermato il titolare uscente, il migliore della passata coalizione.

mercoledì 21 ottobre 2009

20 Ottobre 2009 - Fammi Santo, Signore

Leggo con interesse gli interventi sulla ricerca di Dio e ne traggo motivi di riflessione, accostandomi con timore agli argomenti religiosi, consapevole delle mie conoscenze limitate. Mi risulta difficile trasmettere compiutamente elaborazioni mentali che evolvono in continuazione con l’età e con l’apprendimento da profano, frammentato e disorganico, e che attengono alla sfera personale dell’esperienza del sacro; la paura è quella di stampare solenni sciocchezze, sorta di intrattenimento leggero anche per un teologo mediocre. Ma ripeto, il mio è l’orizzonte basso di un sapere scolastico e talvolta velleitario.
Potrei definirmi un modesto apprendista, che cerca di avvicinarsi al “divino” oscillando tra quelli che immaginano un motore immobile aristotelico, indifferente alla vicenda umana, e quelli che vedono nei piccoli e grandi miracoli quotidiani la presenza pervasiva della Causa Prima, i segni tangibili della Provvidenza. Tra chi ha il dono della Fede e chi deve toccare con mano per credere.
C’è una diffusa voglia di trascendenza. In molti nasce dal disgusto per gli eccessi della nostra vita forzata al consumo di cose ed esperienze anche estreme. Naturalmente è facile accorgersi che lo spirito chiede risposte che la materia non può dare, ed ecco allora il bisogno del Dio che nutre di un puro cibo ultramondano. Il Dio cristiano, nel nostro caso, che ci affida la libertà suprema di scelta tra il bene e il male. Siamo parte attiva di questo eterno conflitto tra le tenebre e la Luce, ed una scelta sbagliata non è strada a senso unico, non impedisce pentimento e perdono. Deus non deserit si non deseratur, Dio non abbandona se non è abbandonato, afferma S. Agostino.
Divagando, mi piace ricordare la sgangherata banda di gaudenti peccatori di gola di cui il sottoscritto è componente non secondario: un manipolo che al segnale convenuto “Tempo dello spirito”, maschera alle mogli ignare, sotto una parvenza di pia devozione, il saccheggio di bottiglie di spiriti e grappe. Parliamo di innocente goliardia, comunque. Si perdoni questo tragitto improprio, iniziato dalla ricerca di trascendenza ed approdato (letteralmente) alle galatinesi vigne de l’Arciprete.
Commuovono invece alcuni emuli contemporanei di Chiara e Francesco, quando il loro percorso sia sincero e non dettato da strategie di marketing studiate a tavolino. Il volo pindarico dai film di Tinto Brass al cilicio mi lascia in bocca un retrogusto sintetico, in tutta sincerità: ma potrei sbagliarmi.
Nel dubbio, conforta l’esempio di tolleranza del Maestro che accoglie a sé la peccatrice, con un gesto salvifico e purificatore. Quella è la strada, e non certamente l’ergersi a puritani giudici di costumi altrui, dai comodi divani di AnnoZero.
Quindi io prego con fervore e mi affido all’Altissimo, che mi conduca all’Ultima Salute.
Però confesso: sguardo e fantasia indugiano compiaciuti anche sulla curvacea sorella in Cristo, peccatrice redenta, Claudia Koll: perché Agostino ha ragione pure quando implora “Fammi santo, Signore… ma non subito”.

domenica 18 ottobre 2009

Il Galatino anno XLII n° 16 del 16 Ottobre 2009

Plus valet quod agitur, quam quod simulate concipitur: conta più l’azione che si compie, della cosa che si finge di volere.”
Sono crollati i muri: democrazia vuole che ogni partito abbia contatti e scambi di vedute con tutti gli altri, senza steccati ideologici, al di là delle categorie obsolete di destra e sinistra. Appare ancora più plausibile ed onesta, intellettualmente e politicamente, la ricerca di un minimo comun denominatore: il bene della Città.
Ma quel che accade in questi giorni a Galatina supera ogni immaginazione. Tutti incontrano tutti, nella promiscuità dei tantissimi tavoli pre-elettorali. Alcuni di questi assumono l’aspetto di quei self-service dove ci si riempie il piatto a piacimento prima di allontanarsi per altri deschi più attraenti. Persino quei movimenti che fanno della questione morale il proprio vessillo, stanno associando girovaghi della politica: pare che il nomadismo sia “virtù” unanimemente apprezzata in questa parte del Salento, analogamente che altrove. Purtroppo rileviamo che molti strani personaggi continuano ad essere imposti dall’alto, dalle segreterie partitiche, prevaricando i referenti locali.
La cronaca: avanzano lentamente nella nebbia le sparse truppe del centrodestra, ancora prive della coesione minima e del progetto che consentirebbero di vincere a mani basse; tace il fortino del centrosinistra, forse per riparare la gioiosa macchina da guerra che ha consentito la vittoria del 2006; la sinistra fa autocritica e guarda avanti, per ora in orgogliosa solitudine. Al centro si sta invece formando un’alleanza piuttosto eterogenea ma ben coordinata sin dalle prime mosse, ed è la notizia del momento. Giunge voce infine di una costituenda lista civica di ex esponenti del centrodestra, di cui non sappiamo dire che direzione prenderà.
E’ superfluo affermare che gli elettori guarderanno alla coerenza delle persone, alla linearità del loro cursus, ai programmi e solo per ultimo a simbolo e coalizione.
Dopo tanto vaniloquio, onestà e concretezza sono le chiavi per riaprire il portone di Palazzo Orsini e, cosa ancora più difficile, per riconquistare la fiducia dei Galatinesi.

martedì 13 ottobre 2009

13 Ottobre 2009 - Totò cerca casa

Totò cerca casa.
Ma anche Antonio, Giuseppe, Luigi, Tommaso & Co. non hanno fissa dimora: l’inverno incombe e non è salutare dormire sotto i ponti fino al 28 marzo.
Impraticabile ai giorni nostri l’originale soluzione adottata nel film dal grande attore, il trasloco in una di quelle case conosciute con un termine che, latu sensu, nel lessico comune indica gran confusione. Qualche nostalgico ne propone la riapertura, per motivi sanitari e di ordine pubblico. Misura superflua, a parere di chi scrive: l’Italia intera può serenamente appellarsi con l’abusato predicativo, a partire da alcune residenze ufficiali romane.
Che fare allora? Chiedere ospitalità da parenti, trovare una stanza in affitto, trasferirsi in multiproprietà? In ogni caso, bisogna preventivare qualche problema di coabitazione. Ubi commoda ibi incommoda.
I padroni di casa non rendono la vita facile ai nuovi venuti, spesso considerati ospiti invadenti e tutt’altro che graditi. Qualcuno s’è già sentito consigliare brutalmente di svernare dove ha trascorso la bella stagione. D’altronde Galatina è città accogliente, senza eccessi però; in Corso Garibaldi, sull’arco di una porta secondaria d’un bellissimo palazzo nobiliare, noterete un’incisione che ammonisce: “Non si gode asilo”.
Triste la vita dell’esule, come racconta padre Dante: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”.
Sono giorni in cui anche un pacchetto di consensi, comunque accumulato, non dà certezze di apparentamento. E’ argent de poche, patrimonio volatile soggetto a fluttuazioni repentine.
Mala tempora currunt.

mercoledì 7 ottobre 2009

7 Ottobre 2009 - Il dolore

Gentile Professore,
da alcuni giorni una coppia di mezza età raggiunge mestamente il cimitero al mattino e ne esce quando la sirena delle 12 preannuncia la chiusura. Due genitori completamente estraniati dal mondo e chiusi nel dolore passano la giornata accarezzando la lapide di un ragazzino di 17 anni.
L’altro giorno un’altra coppia di coetanei e genitori era lì insieme a loro: i due padri piangevano a dirotto l’uno sulle spalle dell’altro, senza parlare.
Uno dei due uomini era la “penna” che dà voce a Pasquino Galatino.

Forse si deve, per primo chi scrive queste considerazioni, tornare a riflettere sulla miseria delle cose umane. Che siano il vero o presunto desiderio di “visibilità” attribuito da una gentile Signora a questa statua, oppure i siti e blog e giornali sui quali tentiamo di creare una polifonia di voci che reputo benefica per la democrazia di questa Città.

Professore carissimo, sono certo che la simpatia (in senso etimologico) che avverte per me e che ricambio, è parte di quella umanità che non vogliamo sacrificare alle cose spesso meschine di cui abbiamo scelto di occuparci. Non so ancora per quanto, per parte mia.

Cordialmente,

Pasquino Galatino