venerdì 16 dicembre 2016

Il Galatino anno XLIX n° 21 del 16 dicembre 2016

Adeste
Mi piace credere che in ognuno sopravviva nascosto e silenzioso un aspetto infantile; che questo angolo immaginario dello spirito attraversi i nostri anni senza subire contaminazioni, riserva d’acqua pura con cui dissetarsi nella siccità.
Il Re Bambino senza corona e ricchezze risveglia il Divino che è in noi e ci mostra l’essenza dell’essere.

Siate forti e sereni.  

venerdì 9 dicembre 2016

Il Galatino anno XLIX n° 20 del 9 dicembre 2016

La mente e la pancia

Al momento in cui scriviamo queste righe, si sta votando per il referendum costituzionale.
Non conosciamo ancora il risultato, ma quello che possiamo affermare con certezza è l’infimo livello politico delle motivazioni portate per il “SI”: la consultazione è stata presentata come una sorta di plebiscito sul terzo dei premier non eletti, certamente (nostra opinione personale) il meno capace ed il più presuntuoso della funesta triade Monti – Letta – Renzi creata nelle sale quirinalizie, perciò non scelta da suffragio popolare. E su certe manovre e promesse della presidenza del consiglio prima del 4 dicembre, qualcuno ha adombrato l’ipotesi del voto di scambio, non senza fondatezza di argomentazioni. Non una parola possiamo infine dedicare alla campagna di certi “politici” cari al premier, per non impregnarci dello stesso odore di friggitoria sparso da questi.
Il fronte del “NO” ha fatto balenare all’elettorato la possibilità che le modifiche proposte siano uno scivolamento indolore nella dittatura, adducendo ineccepibili motivazioni di diritto costituzionale, suffragate da voci autorevoli del panorama accademico, che in tutta onestà pochi – i più acculturati – hanno potuto pienamente recepire. Dicono questi, si modifichi la Costituzione, la si renda adatta ai tempi, ma senza stravolgerne l’impianto e le garanzie. La logica della giurisprudenza, come sappiamo, appassiona un pubblico piuttosto ristretto ed antropologicamente diverso dai telespettatori di talk show. È una percentuale di votanti che non sposta di una virgola il risultato, purtroppo. E purtroppo ancora, chi poteva fare onesta e chiara informazione popolare è stato trascinato nelle dispute da bettola ed ha finito per fare il gioco dei venditori di pentole al potere. Di populismo colpisci, di populismo perisci.

Vedremo come finirà. Vorremmo essere ottimisti.

venerdì 25 novembre 2016

Il Galatino anno XLIX n° 19 del 25 novembre 2016

Davanti al monumento di Mazzini

Rimasta senza governo per un anno, la Spagna è cresciuta molto più dell’Italia nello stesso periodo. Lo stesso si può dire del Belgio, senza guida per un anno e mezzo. Lì si è gestita la cosa pubblica per la sola amministrazione corrente, senza che alcuno abbia avvertito la mancanza del governo: qualche miliarduccio di euro risparmiato, con gran sollievo dei contribuenti. Ne consegue che potremmo chiederci se i politici siano solo inutili oppure anche dannosi. Propendo per la seconda ipotesi.
Veniamo a cose più nostrane, a fatterelli più intimi, a quella Galatina dove ancora una volta, la terza in pochi anni, un Commissario Straordinario riesce a fare cose ordinarie, ovvero il pane e companatico della pubblica amministrazione di un paese. Che è un’impresa ragguardevole, se paragonata alle miserie delle trascorse compagini politiche.
Sembra però che una corrispondenza pubblica a lui indirizzata da una vivace esponente locale del partito onestissimo, abbia animato un pochino – ma poco, davvero – il sonnacchioso dibattito del paesello. Dicono pure che tale effluvio d’amoroso senso patriottico abbia raggiunto intangibili vette di lirismo irredentista, tanto da far impallidire D’Annunzio ed il Re Soldato messi insieme; ma che tuttavia non abbia turbato gli onesti, tranquilli sonni del destinatario di cotanta prosa.
Qualche buontempone, nel solco della tradizione galatinese della “cujona”, avrebbe colto, nel campicello di questa storia minima, fior da fiore, e confezionato un bouquet di frizzi e lazzi.

Ma qui mi taccio: il seguito potrebbe, come dire?, ingenerare rime equivoche ed imbarazzi.

venerdì 11 novembre 2016

Il Galatino anno XLIX n° 18 del 11 novembre 2016

Non nobis, Domine…

Forse avrà ricordato, Papa Bergoglio, la frase di Cristo “E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”, se si è scagliato contro i potenti con un ammonimento durissimo: "Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene il fallimento di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell' umanità non c'è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto?"

Giusta e condivisibile, se pure alquanto generica condanna. Che però stride un po’ con il tenore di vita di alcuni illustri porporati, vicini al Pontefice non solo logisticamente in quanto inquilini di attici sfarzosamente ristrutturati all’interno delle mura leonine, ma anche dal punto di vista dottrinario, come predicatori di povertà e modestia. Qualche sermone moraleggiante è venuto dalla comoda poltrona di una Bentley da 200.000 euro, altri da seggi decorati in oro zecchino, dove questi personaggi anacronistici hanno sfoggiato strascichi rinascimentali da 20 metri.
Cosa abbia a che vedere tutto questo splendore con la parola del Cristo, lo spiegheranno, se vorranno, a noi peccatori penitenti.

venerdì 28 ottobre 2016

Il Galatino anno XLIX n° 17 del 28 ottobre 2016

Eravamo quattro amici al Quirinale

Prendi nota amico Lettore, anzi, come dicevano i nostri ‘ntichi , “rreculàte e fanne”: tradotto per chi non è nato nei paraggi della Chiesa Madre “Pensaci su ed agisci di conseguenza”. Si schiera a favore del “SI” al referendum un ex Presidente – sempre sia lordato, pardon, lodato* –  che continua senza scandalo a parlare ed agire come se lo fosse ancora, ed avverte che sarebbe molto contrariato se dovesse prevalere un voto negativo.
E chi siamo noi, per dispiacere un novantenne che vive di stenti, sopravvivendo di misera pensione? Lontano sia, che il nostro “NO” possa causargli un malore, un mancamento, una sia pur leggera afflizione. Si usi la cautela dovuta al “mio comunista preferito” (parole e musica di Henry Kissinger).
Ad adiuvandum, anche il Presidente Obama si pronuncia per il “SI”, come prima ha fatto il suo ambasciatore a Roma, con una prepotenza che le regole diplomatiche non contemplano (tranne che nei rapporti con le colonie): ma si sa, quello che il padrone desidera, la colf predispone obbediente. E gli americani qui da noi sono padroni e signori, status che richiede poco sforzo vista l’ampia disponibilità di camerieri, lacchè, famigli e personale di bassa forza tra la fauna politica italiota a libro paga di zio Sam.
P.Q.M.: per questi motivi, direbbe Tonino Di Pietro, voterò “NO”. Oltre che per non regalare la mia residua sovranità/dignità di elettore a chi me ne ha privato quasi del tutto.









* colpa del correttore automatico che non ha funzionato

venerdì 14 ottobre 2016

Il Galatino anno XLIX n° 16 del 14 ottobre 2016

L’eterno ritorno dell’identico

Circolano pettegolezzi in città: si sa, il paese è piccolo e la gente mormora.
Mediocri artisti d’ogni scuola, pre-, post- e neo-alessandrini, attendono con ansia il ritorno della Maestra, per iscriversi alla sua Accademia.
Dicono che stia ritornando, carica di gloria ed onori, ad insegnare nuovamente la Nobile Arte, e si chiedono: arriverà vestita di lino di Fiandra? Adotterà come simbolo l’animale invulnerabile al fuoco, la resistente salamandra?

Preparatevi, Cittadini. Torna Cassandra.

domenica 2 ottobre 2016

Il Galatino anno XLIX n° 15 del 30 settembre 2016

Flavio, facci sognare

Certo, abbiamo da apprendere. Come si attirano turisti danarosi e propensi a spendere, questo non sappiamo farlo. Ed è bene ponderare con umiltà ed attenzione sulle parole di Briatore, distillate gratuitamente e con sobria eleganza per noi Salentini, gente grezza, quali pure gemme di capacità imprenditoriale. Lui è uno che le cose le sa fare, in Sardegna ne hanno la prova provata: e qualche recente debituccio – poca cosa, appena alcune centinaia di migliaia di euretti – non cambia lo stato dell’arte del divertimentificio pacchiano.
Giustamente, dice il saggio da Cuneo (dove non ha fatto il militare, diversamente da Totò), i ricchi non curano cattedrali e monumenti, coste di selvaggia bellezza e cibo naturale. Nulla di tutto ciò, importa loro che ci siano hotel extralusso, porti per mega-yacht e quella merce, alquanto inflazionata in verità, su cui ha costruito le sue fortune politiche il mitico Cetto Laqualunque, che il migliore dei nostri uomini di governo indicava chiamando la parte tricologica per il tutto.

Impariamo velocemente la lezione briatoresca, e che la fortuna assista noi ed il nostro ancora per poco incontaminato Salento. 

venerdì 16 settembre 2016

Il Galatino anno XLIX n° 14 del 16 settembre 2016

“Stavota nu’ te vota”

Mi ero ripromesso di non occuparmi più delle questioni cittadine. Volevo liberarmi dal senso di nausea causato dall’osservazione dei vecchi problemi irrisolti, ed anzi aggravati, nel corso degli anni e dei governi; ma soprattutto dalla contemplazione, tra l’inorridito e il divertito, della fauna politica. Fra tutti gli zoo visitabili, il più costoso ed inutile.
Spinto da curiosità, ricado nello stesso errore, e mi spiego meglio: voglio vedere se anche nella prossima tornata elettorale, si presume fissata nella primavera del 2017, il Galatinese sceglierà le stesse facce (senza aggiunta di complementi di specificazione) che hanno imperversato da 20 anni a questa parte, oppure deciderà di fare tabula rasa.
Se cioè, svolgendo quel compito di selezione che ogni eterno candidato, ogni inamovibile segretario di partito avrebbe dovuto eseguire (qualora fossero dotati di un minimo di autocritica e coscienza civile, quindi in un periodo ipotetico dell’irrealtà), l’elettore Galatinese vorrà premiare col voto persone mai politicamente coinvolte, a nessun livello e con nessun incarico. Quei volti nuovi di cui si sente necessità assoluta come di una boccata d’aria pura.

Nella vicina Nardò il miracolo è avvenuto. Spero che qui il nostro atavico carzilarghismo non abbia il sopravvento anche stavolta.

sabato 9 luglio 2016

Il Galatino anno XLIX n° 13 del giorno 8 luglio 2016

"Funere mersit acerbo”

Esistono caratteri che, come spugne psichiche, assorbono lo spirito del tempo – buono o cattivo ch’esso sia, a volte restandone intossicati senza saperlo –  lo metabolizzano e lo donano al prossimo nella forma del bene e dell’amore fraterno.
Quasi angeli incarnati, sempre presenti nel pericolo e nel dolore. Nulla pretendono, neanche gratitudine: la loro paga è il sorriso e la salute fisica e psicologica del beneficiato.
Sono in genere persone schive e dimentiche di sé fin quasi all’ascetismo. Ci accorgiamo di loro solo quando, per cause le più varie, a volte tragicamente dolorose, la loro assenza è un vuoto che sconvolge.

Serena era così, racconta chi l’ha conosciuta. Tanta forza ha dato agli altri da non averne più per sé stessa. E stavolta il nomen omen ha generato la sua disperata eccezione.

venerdì 24 giugno 2016

Il Titano, giugno 2016

                       


                          “Noxias herbas”

Un vento forte dal mare gonfia la nostra bandiera,


più in alto di tutte si offre agli sguardi. È tornata.

sabato 11 giugno 2016

il Galatino anno XLIX n° 11 del 10 giugno 2016

Eleganza perduta

Sandro Pertini era solito passeggiare per le vie di Roma senza scorta, mentre fumava la sua immancabile pipa, e fermarsi a conversare amabilmente con le persone. Si poteva e si può essere d’accordo o meno con le sue idee ed il percorso politico, ma gli si deve riconoscere la popolarità di cui ha goduto, visivamente percepibile dalle sue uscite pubbliche, prima da Presidente poi da privato cittadino.
Dal punto di vista istituzionale, possiamo considerarlo una “cerniera” tra i predecessori nella carica, concepita come un ruolo notarile ed asettico, ed i successori, a cominciare da Cossiga detto “il picconatore”, che trasformarono la più alta istituzione in qualcosa di pericolosamente diverso, fino alle ultime degenerazioni golpiste. E qui mi taccio: consapevole che in questo strano Paese è ancora previsto nel codice penale il vilipendio del Presidente della Repubblica (art. 278).
Premetto quanto sopra per introdurre una considerazione personale. C’è un giovanotto che inquadra lo Stato e le sue istituzioni come un’aziendina privata, in cui piazzare a piacimento amici e conoscenti. Il ragazzo ha una tale disinvoltura nei modi, possiamo dire un cinismo rivoltante, che credo passerà alle cronache (alla storia no, sarebbe indebito riconoscimento di qualità politiche non possedute) per una frase sarcastica rivolta al suo predecessore: “Stai sereno”, il giorno prima di scalzarlo nell’incarico.
Ora, il fatto che un sorriso ebete appaia in ogni trasmissione, a parte le previsioni del tempo (per adesso, ma non disperiamo che avvenga presto), non implica che la popolarità di un politico sia in ascesa. Anzi, forse è il contrario, come dimostra la necessità di una scorta di protezione esagerata, un esercito di centinaia di agenti e decine di auto blindate per ogni presenza in appuntamenti pubblici, ad evitare disordini e contestazioni.

Ma comunque, fanciullo mio, “stai sereno”. Altro dirti non vo’.

sabato 28 maggio 2016

Il Galatino anno XLIX n° 10 del 27 maggio 2016

Una situazione liscia come l’odio

Afferma un amico che avremmo delle domande da porci, ma la psicologia suina qui non c’entra: il senso ovvio dell’introduzione è che ci poniamo degli interrogativi. Va da sé che i dubbi scaturiscano dalla contemplazione –  distaccata, rassegnata ormai – della “tempestosa” vita amministrativa cittadina.
Prima domanda: può la (pur legittima) ambizione di carriera di un/una esponente politico/a, condizionare unità e percorso del suo partito, tanto da costringere alcuni a prenderne le distanze?
Seconda: è decoroso che le conseguenti beghe interne di quel partito – meschinità, calcoli di basso profilo – siano di intralcio persino al sin qui mediocre governo della cosa pubblica?
Terza ed ultima domanda da porci: della situazione appena accennata, il Cittadino è vittima (essendo destinatario di buona/cattiva amministrazione) o causa (in quanto elettore di buoni/cattivi politici), o meglio riveste entrambi i ruoli?

Ebbene, come Tito Gigio Marzullo (autore irpino di scuola romana del XXI sec. d.C.), quel Cittadino, "Si faccia una domanda e si dia una risposta"

sabato 14 maggio 2016

Il Galatino anno XLIX n° 9 del 13 maggio 2016

Sotto a chi tocca

Che servile premura riserva il giornalista di parrocchia alle vicende giudiziarie degli esponenti del noto Partito, quello che un tempo fece della questione morale il suo tratto distintivo; quello che sbandierava altezzoso la propria superiorità antropologica nei sermoni domenicali de “la Repubblica”, Bibbia dei progressisti; quello, infine, che applaudiva il pool di Milano e pretendeva rispetto per la magistratura.
Colpito negli affetti (e negli effetti elettorali) il Partito oggi si scopre ultragarantista verso i suoi inquisiti. “Come si cambia, per non morire” (di corruzione). E perciò, quanta ancillare sollecitudine dimostra oggi il cronista di sacrestia PD-ota, quasi tenera mammina che accudisca il pupo al cambio del pannetto: borotalco, pasta Fissan per le irritazioni, baci sul sederino pulito. Con particolare predisposizione per quest’ultima attività.
Ascolti il conduttore del tg, imbarazzato, quasi incredulo, cinguettare sulla “applicazione delle misure restrittive” e pensi: l’Onorevole avrà fatto la prova costume e si sarà messo a dieta, per “restringere” addome e fianchi in vista della stagione balneare. Invece no, trattasi di meschina cronaca carceraria. Quei sediziosi dei magistrati hanno scoperto il monello con le mani nella marmellata e lo mandano “in albergo” a meditare sulle malefatte, “tutto il giorno con quattro infamoni, briganti, papponi, cornuti e lacchè”, cantando con Pasquale Cafiero “brigadiero” a Poggioreale.
Un singolo caso isolato, ti viene detto in tono rassicurante, tanto che pensi – ma solo per un attimo, perché due neuroni efficienti ti son comunque rimasti – di avere il più onesto dei Governi, guidato dal migliore tra i Premier (sempre sia lodato in ogni giornale e tv). Però se i tangentisti si moltiplicano come un’orda di cavallette, e distruggono il copioso raccolto delle tue tasse, ti coglie il dubbio che queste centinaia di “singoli casi isolati” siano piuttosto una piaga biblica.

E ti interroghi pure: ma quando il caro Leader (a Lui gloria in ogni dove) parla di minoranza interna del Partito, intende quelli ancora a piede libero?

venerdì 29 aprile 2016

Il Galatino anno XLIX n° 8 del 29 aprile 2016

Si stava meglio, quando...

Per puro divertimento intellettuale, mi piace riproporre la lettura di un estratto dell'art. 115 del d.p.r.  n° 361 del 30 marzo 1957, abrogato nel 1993.

L'elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco (...)

L'elenco di coloro che si astengono dal voto (...) senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell'albo comunale (...)

Per il periodo di 5 anni la menzione "non ha votato" è iscritta nei certificati di buona condotta (...)

Aggiungo, per amore di provocazione, che alcune norme avevano (all'epoca della Costituente) ed hanno (al tempo dei cicisbei toscani) una loro necessità. Se, in appena 70 anni, questa pallida imitazione di democrazia chiamata Repubblica Italiana ha fatto dimenticare il valore civile del voto, "regalo" del sacrificio di una generazione per la libertà delle successive, allora è utile che certo popolino strafottente - che non dimostra di apprezzare questo diritto - se lo veda imporre per legge come dovere.

venerdì 15 aprile 2016

Il Galatino anno XLIX n° 7 del 14 aprile 2016

Accorrete numerosi

Siamo in possesso di un dialogo “rubato”.  I personaggi possono sembrare notissimi, ma per ragioni di privacy non ci sembra necessario pubblicare  i loro cognomi.
In questo scenario possibile (ma non certo), sicuri della loro impunità, gli interessati parlano di un affare che ci riguarda da vicino. Chi legge comprenderà i motivi per cui abbiamo assegnato loro dei nomi di fantasia. Al Lettore lasciamo la possibilità di credere o meno alla veridicità del dialogo.
“Maria Elena, sono io. Dove l’è ‘he stai?”
“O Matteuccio, sei tu? Ciao, sono col mi’ babbo, stiamo leggendo le ‘arte dell’inchiesta sulla banca. Quei grulli de’ giudici pensano di averlo incastrato. Te tu pensa se l’è possibile una ‘osa del genere…”
“Ma no, tranquilla, ‘un succederà nulla, vedrai. Piuttosto, cerchiamo di aggirare l’osta’olo referendum. Questi bischeri terroni son si’uri d’aver bloccato le trivelle, bisogna che imparino chi è che ‘omanda davvero. Stasera sono in tv dal Bruno Vespa a spiegare i motivi del no: ‘un vorrai che ci inimichiamo i nostri amici petrolieri…”
“Fagliela vedere a ‘odesti terroni chi ‘omanda, Matteo! Mi raccomando! ‘un si pole blocca’ tutto per questi due morti straccioni, dai! Ci si vede domani a palazzo…”
“Ciao ‘aruccia, a domani. Metti quel tailleurino blu attillato…devi far colpo ‘ome sempre”

E questo è quanto. Adesso, cari Lettori, decidete Voi se il 17 aprile volete far sentire le Vostre ragioni oppure sottometterVi agli interessi del Nord come succede da 160 anni.

venerdì 25 marzo 2016

Il galatino anno XLIX n° 6 del 25 marzo 2016

Paltito democlatico

Nell’indifferenza generale e nonostante martellamenti televisivi (su quale zona del corpo umano preferiamo non raccontare), si tengono consultazioni farlocche in cui i militanti politici scelgono il loro candidato. Succede pure che un tale partito (in effetti “partito” da molto, ed arrivato a distanze siderali dal comune sentire), decida che a Milano il candidato “suggerito” dall’alto debba vincere a tutti i costi la competizione. Come fare, posto che il soggetto in questione incombe pesantemente sulle pudenda degli iscritti? Semplice: arruolando un esercito di immigrati e facendolo votare dietro congruo compenso. La scena degli occhi-a-mandorla in fila davanti alle sezioni, rubata da impietose videocamere, ricrea plasticamente la Pechino di Mao durante un congresso del glorioso Partito Comunista Cinese, ma denuncia la novità del voto a tariffa. La trovata geniale ha a che fare con la libera espressione dei cittadini, quanto i governi italiani col consenso popolare, cioè nulla. A riprova di quanto affermiamo, questo stesso partito fa resistenza dissimulata al referendum sulle trivelle: dice, non dice, promette, rimanda. Quando è la Gente ad organizzarsi in autonomia, il partito si sente spiazzato, esautorato del suo potere di mobilitazione ed indirizzo.
Attenzione: non è che diverse aree politiche, al confronto, siano giardini odorosi di violette e ciclamini; la situazione è altrettanto degradata, se non più. Persino là dove il candidato sia scelto modernamente on-line.

Sicchè, istruiti da cotanta ostentazione di “democrazia” (“tienimi lu quaiu”), ci sentiamo di proporre anche qui al paesello le “Galatinarie”. Vogliamo essere proprio noi cittadini (gratis, s’intende) ma anche cinesi ed altri ospiti prezzolati di ogni possibile provenienza dall’orbe terracqueo - all’ombra di accoglienti gazebo - a decidere da chi farci prendere per i fondelli per i prossimi 5 anni. 

venerdì 11 marzo 2016

Il Galatino anno XLIX n° 5 del 11 marzo 2016

Consegna speciale

“Vieni piccolo, tocca a te! Sei pronto?”
“Eccomi, dove vado?”
“Prendi posto qui, la tua cicogna ti porta a destinazione: quella clinica laggiù a Zurigo. Le tue mamme ti aspettano”
“Le mie mamme? Devo andare a Galatina da mamma Maria e papà Giuseppe. Io mi chiamo Pietro come il nonno…”
“C’è un cambio di programma: ti chiamerai Nichi, il tuo genitore 1 si chiama Palmira, il tuo genitore 2 si chiama Rosa-Luxembourg, col trattino. E comunque a Galatina non si nasce e non si muore, è un posto mummificato. Nascerai in una bella clinica svizzera”
“Non mi piace, non ci vado”
“E no, piccolo, tu ci vai: le mamme hanno speso un sacco di soldi per l’inseminazione. Pensa, il donatore è uno svedese alto e biondo. Con quei soldi pagherà il master a Londra…e tu avrai quattro tette a cui attaccarti!”
“Mi è passata la fame, non mi interessa!”
“Poche storie bambino, sali e vai dove ho detto. Cicogna, pronti per il trasporto!”
“Ehi piccolo, via quella pistola, non facciamo scherzi…”

“Non aprire becco, cicogna, se no cado… Vola e dirotta su Galatina!”

venerdì 26 febbraio 2016

Il Galatino anno XLIX n° 4 del 26 febbraio 2016

S. Caterina, dov’ella?

Spiace essere rudi, ma le recenti mobilitazioni di politici galatinesi in favore del nostro ospedale sono inutili. Dico meglio, mirano solo ad incipriare e ringiovanire volti rinsecchiti dalla malapolitica, in particolare da quel malcostume che impone obbedienza perinde ac cadaver ai capibastone di ogni colore.
Il destino del “S. Caterina Novella” è stato deciso in altra epoca ed in altre sedi, diverse da quelle istituzionali. La soluzione trovata, che favorisce Gallipoli, Tricase e Scorrano, è squisitamente (o squallidamente) politica e non risponde alle esigenze dei territori più popolosi della provincia. In particolare Scorrano non evidenzia particolari eccellenze ma ha il pregio di essere una struttura datata e per questo facilmente “rottamabile” in favore del megaprogetto di Melpignano, caro ai due politici pugliesi maggiori, avversari solo in apparenza ma compagni di merende nel caso specifico.

Il disegno sul futuro assetto della sanità regionale era noto da anni. Hanno avuto voce in capitolo i nostri cari? Scomodando il poeta di Recanati, sulla questione hanno manifestato nel tempo “sovrumani silenzi, e profondissima quiete”.

sabato 13 febbraio 2016

Il Galatino anno XLIX n° 3 del 12 febbraio 2016

Osteria del cimitero

“E lei cosa fa qui?”
“Mi scusi, sa, sono nuovo del posto… da vivo ci sono venuto ogni tanto a trovare i miei…”
“Chi l’ha autorizzata a defungere? Non ha letto il divieto all’ingresso?”
“Veramente no, il Principale mi ha chiamato senza avvertire: sto aspettando nella sala mortuaria da tre giorni… che dice l’avviso?” 
“È scritto bello chiaro, signore: qui si prega, ma non si preca
“Cioè…? La prego, si spieghi”
“Proprio quello che ha capito, caro il mio fresco-estinto: qui non si può inumare, è vietato tumulare, non si…..preca, appunto! Ma non mi faccia sprecare palore!”
E mo’ ? Che faccio qui, nel frattempo?”
“Si goda l’eterno riposo, se la prenda comoda. Ecco, magari suggerisca alla vedova inconsolabile i numeri da giocare…”
“D’accordo, ma vorrei trovare posto per il mio tavuto lì in fondo, di fianco al cassettone della benettanima. C’è  molto da attendere?”
E ce sapimu, comba’... Bisogna espletare un concorso da necroforo ed aiuto-Caronte, ma adesso è tutto fermo, dopo le dimissioni”
“E va bene. Aspetterò, non c’è altro da fare. Per caso, ce l’abbiamo qui un mazzo di napoletane? Per il tressette col morto… ni sciucamu ‘na bara… ehm, scusi volevo dire ‘na birra

Nah quistu, lu tressette! Cose dell’altro mondo…”

sabato 30 gennaio 2016

Il Galatino anno IL n° 2 del 29 gennaio 2016

Avanti adagio, quasi fermi

Non ho mai amato il circo equestre, per la costrizione ad esibizioni innaturali subita con violenza dalle bestie. Già da piccolo ho percepito la sofferenza degli animali ed ammirato i tentativi di ribellione, repressi dalla frusta del domatore.
Mi divertiva invece lo spettacolo dei clown, in particolare il loro ingresso in pista a bordo di una sputacchiante automobilina che perdeva pezzi per strada. Uno dei pagliacci era sempre pronto a scendere al volo, per raccogliere uno sportello od il volante staccato e lanciarsi all’inseguimento del trabiccolo, nel vano tentativo di ripararlo in corsa. Grandi risate tra noi, pubblico infantile.

La scenetta – chissà perché – mi riporta al presente. Approssimative compagini politiche che perdono e sostituiscono infruttuosamente componenti in itinere, come parti di ricambio secondarie. La vettura però è da demolizione: urge carro attrezzi.

lunedì 18 gennaio 2016

Il galatino anno IL n° 1 del 15 gennaio 2016

La cartolina rosa (pallido)

Non so cosa mi rimanga, a distanza di tanti anni, dell’esperienza del servizio militare. Forse solo le memorie esilaranti di un anno perso aspettando il ritorno alla vita civile, i tentativi ingegnosi di scansare inutili incombenze e comandi di logica imperscrutabile, impartiti da personaggi degni della filmografia di Pierino.
Ho impresso nella memoria quel tale maresciallo, così immedesimato nel proprio ruolo, da rivestirsi – letteralmente – d’autorità indossando la notte un pigiama “da combattimento”, con i gradi e le decorazioni sul petto.
Ricordo bene il commilitone imbranato che lanciava la granata da esercitazione – poco più di un raudo – tra i suoi stessi piedi: il pietoso referto dell’ufficiale medico parlava di “Ustioni di primo grado ed escoriazioni agli arti inferiori, prognosi gg 15 s.c.”;  questo stesso commilitone che, ignorando il concetto di destra e sinistra, aveva scritto all’interno della sua “bustina” (il cappello da aviere) “fianco dest” e “fianco sinist” sui lati relativi; gli scherzi atroci da parte dei “nonni”, i gavettoni dati e ricevuti, riempiti da un liquido che spesso poteva non essere solo acqua pulita…
Ricordo con disgusto la corvée nelle cucine, l’utilizzo degli avanzi per confezionare improbabili polpette “buone per la truppa”. Il rancio immondo del corso di addestramento reclute, che ingoiavo senza assaporare e masticare, solo per riempire lo stomaco, servito in vassoi d’acciaio che recavano visibilmente la testimonianza dei ranci precedenti. Il sapore di bromuro nel latte del mattino, calmante somministrato per meglio controllare gli ardori giovanili (poi sfogati da alcuni grazie a compiacenti e prezzolate “signore”).
Su un vecchio ordine del giorno ciclostilato, che conservo gelosamente, rileggo con un sorriso di intimo compiacimento la motivazione alla mia prima ed unica punizione per una “fuga”: “L’aviere P.G. si assentava arbitrariamente dalla base creando disservizio, punito con gg 7 di consegna”. E, immediatamente sotto, quella riservata ad un amico congedante: “L’aviere scelto L.M., a letto dopo la sveglia, forniva false generalità all’ufficiale di giornata; recidivo, punito con gg 3 di c.p.r.” (cella di rigore, n.d.a.). Involontaria comicità del gergo militaresco.
Perché rammento a me stesso, e racconto a Te Lettore, questi fatterelli remoti? Perché qualcuno propone la reintroduzione del servizio di leva obbligatorio, adducendo la risibile motivazione che sarebbe un modo per restituire ai giovani una sorta di noviziato laico, “svezzamento” per le ultime generazioni che giudicano (a torto) rammollite dalla bambagia familiare; quindi non avvezze a mordere la vita e farsi strada a gomitate, come si pretende in una società competitiva.
Allora sgombriamo il campo dagli equivoci: se la ragione è questa, forgiare soldatini valorosi per la quotidiana guerra per il pane, siete fuori strada, egregi signori che volete la “naja”.
Gli esempi italici vi contraddicono e dimostrano che per arrivare in alto, e presiedere il consiglio d’amministrazione di una banca, il ministero delle riforme o una riunione di governo, non è necessaria la gavetta, un duro tirocinio, lavoro a testa china, selezione in base al merito: no, basta essere “figlio di”.
Di chi, lo lascio all’intelligenza del Lettore.