venerdì 19 novembre 2021

Il Galatino anno LIV n° 19 del 19 novembre 2021

 

I maestrini dalla penna rossa

   La dialettica politica è il sale della democrazia, e le critiche al governo cittadino da parte della minoranza sono esercizio di libertà e stimolo al ben amministrare. La schermaglia si inasprisce in campagna elettorale, ma sarebbe corretto applicare all’avversario politico lo stesso metro di giudizio usato per sé stessi. Se una fazione, dopo aver governato per anni e con varie coalizioni, lascia debiti non lievi a chi subentra, prima di emettere sentenze dovrebbe chiedersi: nel risanare un disavanzo ereditato, avrei fatto meglio? Ed allo stesso tempo, avrei assicurato ai cittadini livelli minimi di servizio pur non potendo, causa stato di predissesto, indire concorsi per la copertura di posti vacanti indispensabili al funzionamento della macchina burocratica comunale (urbanistica, polizia, per dire)?  È bene ricordare che pure un accesso ai bandi di finanziamento, che abbia probabilità di essere accolto, necessita di risorse umane esperte. Ed il PNRR è lì a dimostrarcelo.

   Si è ironizzato sulla terza inaugurazione del teatro il cui restauro, iniziato grazie alla lungimiranza di altra amministrazione, con questa però ha visto il completamento dell’ultimo lotto di lavori e la consegna alla fruizione della città; abbiamo ascoltato anche sarcasmi, francamente evitabili, persino sul riconoscimento del marchio registrato per una specialità locale d’eccellenza, sigillo ufficiale di un nostro primato conteso da altre realtà vicine, e sui relativi cartelli stradali. Sono risultati da poco oppure traguardi apprezzabili? Non abbiamo titolo per attribuire onori e stilare classifiche, di certo si è fatto qualcosa – piccolo a grande che sia – di non realizzato prima, quando si avevano a disposizione mezzi finanziari ora mancanti. Ci chiediamo: nel passato la città è stata così spesso all’attenzione dei media nazionali? Ha avuto i flussi turistici destagionalizzati che si accolgono oggi? Questo in tutta onestà dovrebbe domandarsi chi sale in cattedra col ditino alzato a rivendicare a suo merito lavori stradali e pubblica illuminazione.

   Si può fare altro e meglio, certamente. Magari, vecchissimo problema, si potrebbe impostare il progetto della dignitosa sistemazione di viabilità interna ed ingressi in città, in primis ponti o sottopassi per evitare il tracciato ferroviario. Oppure (è concessa ogni personale scaramanzia) proporsi come sede per un sito di cremazione, civilissima pratica oggi impossibile nel leccese, posto che la Provincia sta individuando i centri candidabili. Due suggerimenti tra tanti.

   Sul vezzo di criticare sempre e comunque, diceva un vecchio: “Simu tutti mesci”. Quanta saggità in quelle palore.

sabato 6 novembre 2021

Il Galatino anno LIV n° 18 del 5 novembre 2021

 

Sulla violenza

   La violenza assume infinite forme. Può essere verbale, in prospettiva dannosa quasi quanto la coercizione fisica, per il modello negativo inculcato nelle menti meno allenate al ragionamento selettivo. Violenza omissiva: a parere di chi scrive come quella impiegata, per dirne una, dallo Stato che dirotta i fondi destinati per legge europea ad una parte del Paese trascurata ab initio ad altra zona, beneficiaria da sempre di maggiori attenzioni (leggasi fondi, capitoli di spesa, stanziamenti, elargizioni).

   C’è la violenza di genere, quella causata da motivi razziali, la violenza politica. È in ogni caso una manifestazione di disadattamento e di incapacità relazionale, di disagio, oltre che, come narrato, di scarsa attitudine alla riflessione ed al confronto dialettico.

   Una cosa è necessario dire con franchezza. Il becero applauso di scherno alla bocciatura di una legge sulle discriminazioni, ma anche il richiamo (si direbbe un riflesso pavloviano) ad ideologie morte e sepolte dalla storia, attribuite strumentalmente agli avversari nel tentativo di esorcizzare, o peggio negare, il valore democratico della voce di milioni di voti, sono la rappresentazione plastica della perdita di autorevolezza che il personale politico manifesta ai cittadini. Di conseguenza non deve meravigliare che uno spirito poco attrezzato, forse inconsapevole della miseria del suo gesto, si sia accanito (maldestramente, a giudicare dai simboli utilizzati) contro la sede locale del sindacato, istituzione più prossima alle classi non garantite. All’azione stessa che definisce e circoscrive il livello del suo autore, non va attribuita eccessiva importanza; ma è indice del decadimento degli esempi che vengono dall’alto.