venerdì 24 marzo 2023

Il Galatino anno LVI n° 6 del 24 marzo 2023

 

Almeno tu nel multiverso

   L’uso del social cinese TikTok è stato vietato in molte nazioni ai rappresentanti e funzionari governativi. I servizi di intelligence occidentali hanno fondati sospetti che TikTok fornisca al governo di Pechino informazioni su aziende ed amministrazioni pubbliche di altri paesi, col pericolo di sottrazione di dati riservati ed attacchi alla sicurezza informatica delle istituzioni. Sin qui, le notizie serie.

   Passiamo alla commedia dell’arte. Qualcuno ricorderà il politico italiano, molto avanti con gli anni, siamo nei paraggi dei 90, presentatosi su TikTok per “avvicinare” la fascia giovanile dell’elettorato che è tradizionalmente, ed a mio avviso definitivamente, lontana dalla politica politicante, in occasione delle ultime elezioni. La clip allegra (o patetica, secondo le opinioni) mostra il signore in questione far sfoggio del risaputo repertorio di sorrisi ed ammiccamenti: la stucchevole captatio benevolentiae non ha sortito effetto alcuno, tranne quello di aggiungere un altro pregevole contributo all’archivio del cabaret politico italiano. Se la mossa sia stata suggerita dalla quarta moglie-badante o da qualche eccelsa mente del marketing lautamente compensata per il “lavoro”, non è dato sapere. Si conosce bene il responso delle urne, che relega il partito a percentuali irrilevanti.

   Benedetto sia il multiverso. Concede il noto quarto d’ora di celebrità (ma anche meno) ai frustrati di ogni genere, ordine e ceto sociale, a tutti permette una sfavillante vita immaginaria parallela, sulle orme di Gianluca Vacchi e Chiara Ferragni, senza la loro notorietà e conto in banca.

   Chi vuole, quindi, crei il suo avatar ed in quello si immedesimi e sia virtualmente felice, pur di non intralciare chi comanda nel mondo reale.

venerdì 10 marzo 2023

Il Galatino anno LVI n° 5 del 10 marzo 2023

                                                                Selfie col morto    

   Provo ad esporre, con doveroso e spontaneo rispetto, mie considerazioni personali sulla scomparsa di Maurizio Costanzo. Ritengo che ogni evento nell’esistenza di una celebrità perda la riservatezza propria della ricorrenza familiare, per diventare celebrazione coram populo. Gravidanze e nascite, ménage coniugali soporiferi oppure frizzanti, amori clandestini e vacanze in luoghi esotici: richiama interesse pubblico “tutto quanto fa spettacolo”, come recitava un rotocalco televisivo degli anni ’80. Persino la morte, che dovrebbe recare il sigillo intoccabile: mortuis nihil nisi bonum.

   Straparla invece senza remore un critico televisivo, mentre in una chiesa della capitale si svolge la cerimonia funebre trasmessa in diretta. "La sua era una Tv da uomo di potere... Aveva la capacità di tenere sempre il piede in più scarpe... Ha creato dei personaggi che sono sopravvissuti, ma ha creato anche dei mostri, nel senso di persone esaltate, fuori di testa... Il personaggio mi piaceva moltissimo, ma non mi piaceva la persona. Uno iscritto alla P2, uno che ha intervistato Licio Gelli, l’abbiamo rimosso?". Con la sua stroncatura estemporanea ed inopportuna, anche perché rivolta non al professionista ma all’uomo, Aldo Grasso ci è parso annullare la distanza che separa il “venerato maestro” dal vecchio uscito di senno.

   Smarrito il contegno riservato agli avvenimenti luttuosi, proprio come capita al forse troppo ascoltato scrittore di questioni televisive, sui social si scatenano anonimi detrattori. Perfidamente sottolineano che la demolizione dell’ultimo tabù, il selfie con la vedova davanti al feretro, è il prodotto culturale del genere trash caro al duo Costanzo-De Filippi. In tutta onestà, è mia opinione che non siano stati i soli ed i principali megafoni di cattivi esempi mediatici, ma quelli di maggior successo: una presunta colpa o una bravura indiscutibile, a seconda delle opinioni, che in molti suscita invidia mal dissimulata.

   Costanzo chiudeva il suo show, se ricordo bene, con l’imperativo “Sipario!”. Credo sia gesto di umana misericordia e civiltà soddisfarne la richiesta postuma, reprimendo pur meritati encomi e biasimi fuori luogo