venerdì 24 giugno 2011

Il Titano del 24 Giugno 2011

Ritratto in bianco e nero

C’è stato un tempo in cui la nostra Fiera era la vetrina di una società in salute. Lo spazio angusto della villa S. Francesco, gli stand adattati dalle aule delle scuole elementari, ospitavano imprenditori ed Enti da tutte le regioni e dall’estero, come consentito allora ad un’esposizione di livello nazionale. La sede era improvvisata ma si coglieva un’atmosfera di speranza e voglia di fare. Anni di progressivo benessere nel Sud, per la prima volta dalla cosiddetta Unità: era in atto, con la breve ed illusoria stagione del boom, una rapida evoluzione dell’economia meridionale. L’artigiano si trasformava in piccola azienda, coinvolgendo le generazioni più giovani ed acculturate; il capomastro trovava un suo mercato inventando per sé e per i figli l’impresa edile. Altri esploravano coraggiosamente il mondo delle tecnologie innovative; comunque tutti rimodulavano in strutture complesse e più professionali le proprie attività, pure agevolati dal basso costo della manodopera. Ancora pochi anni fa un imprenditore galatinese scomparso di recente riusciva, come tanti altri, ad esportare in Nord Africa, Grecia, Medio Oriente, Nord Europa; ormai vecchio, raccontava con orgoglio l’avventura della sua vita lavorativa, iniziata nel dopoguerra da pilota smobilitato della Regia Aeronautica, e proseguita come tenace, intuitivo scopritore di percorsi nuovi nell’impresa, presa a modello in tutta Italia. Nella loro espansione, queste nostre aziende erano affiancate dagli istituti di credito locali, nei quali spesso una stretta di mano tra uomini di parola poteva affidare meglio e prima di un bilancio certificato. Sia chiaro, le banche col nome dei fondatori non erano pie congregazioni di carità, ma crescevano in parallelo alla società da cui traevano, ed a cui fornivano, nutrimento: in loco reperivano il risparmio dei privati, remunerandolo adeguatamente, e lo impiegavano immettendolo in loco. Quella stagione felice è durata pochissimo.

Incidentalmente, l’inaugurazione della nuova sede del polo fieristico galatinese ha coinciso con l’inizio del declino economico non solo cittadino, ma di tutto il Salento e del Meridione: fine dell’illusione di un progresso esponenziale. Se dovessimo fotografare con una frase ad effetto lo stato attuale delle cose, potremmo parlare di una parte d’Italia con un grande futuro alle spalle. Il perché di questa situazione ha anche, ma non solo, esempi storici lontani (diciamo 150 anni?), che in questa sede non vale spiegare: ma verrà il tempo in cui si potranno raccontare senza paura gli avvenimenti risorgimentali come accaduti veramente, quindi depurati dalle menzogne contenute nei libri di storia approvati dal Ministero dell’Istruzione. Prevediamo smottamenti istituzionali, quando un giorno l’opinione pubblica meridionale prenderà coscienza del suo passato florido, stroncato con la malaUnità, e delle cause del suo attuale malessere. Ma abbiamo anche motivi più recenti, quasi cronaca di ieri, alla base del declino. Una intera burocrazia politico-economico-finanziaria lavora da anni a pieno regime per trasferire ricchezza da Sud a Nord, replicando con la logica di rapina una spoliazione sistematica di risorse finanziarie e umane che ricorda la violenza dei Savoia “liberatori”. Banche, assicurazioni, società di servizi ed industria sono finite tutte in mani settentrionali; le circostanze che hanno permesso quanto avvenuto a danno del Meridione, potrebbero fornire spunti per film di gangsterismo. L’economia meridionale oggi è pura sussistenza, “pizza e mandolino”; il Sud è colonia, mercato interno per merci e servizi prodotti al Nord, suolo per impianti eolici, fotovoltaici e discariche. Proprio come impose nel 1861 Carlo Bombrini, primo governatore della Banca Nazionale: “Non dovranno più essere in grado di intraprendere”. Purtroppo il Meridione è un malato di Alzheimer che non ricorda il suo passato prossimo ricco di speranze disattese, e dello splendore remoto non resta che una vaga malinconia. Il sangue fresco, la meglio gioventù sudista è costretta ad emigrare per trovare fortuna: oggi come 50 e, soprattutto, 150 anni fa, se pure con prospettive ed armi culturali ben differenti.

Perciò diciamo con chiarezza che la madre di tutte le battaglie meridionaliste è la riappropriazione dei nostri mezzi finanziari, proteina indispensabile per la crescita: l’esatto contrario di quanto si intende fare. Affermiamo proprio questo, che il risparmio del Sud deve essere gestito dalla Gente del Sud in favore delle esigenze del Sud. Qui devono esserci, autonomi ed autoctoni, banche, assicurazioni, terziario, ricerca finalizzata; qui compagnie telefoniche e media specifici, qui trasporti e servizi efficienti, qui gestione delle risorse naturali (agricoltura, acqua, energia, paesaggio); il tutto con capitale ed amministratori locali. Il Meridione dovrà interagire alla pari con i mercati dei Paesi emergenti (o già affermati, per meglio dire), senza protettorati di alcun genere e con propri rappresentanti, perché è sospettabile che un Ministro dall’accento piemontese o lombardo-veneto preferisca esaudire le istanze del suo territorio, come fatto sinora impunemente.

Con ingenuità infantile aspettiamo ancora di ascoltare questi propositi, e non altri, dai politici della destra che difende la rapacità del blocco padano, della sinistra che sfama gli appetiti delle lobby tosco-emiliano-laziali, del centro tradizionalmente padrone dell’apparato burocratico-assistenziale. Ancora nessuno ha avuto il coraggio di enunciare apertamente concetti tanto semplici quanto poco demagogici e per questo politicamente non spendibili, quando addirittura pericolosi. “Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”, scriveva George Orwell. Non è troppo tardi per una rivoluzione culturale, pacifica, “gandhiana”, in favore delle nostre sacrosante rivendicazioni.

Surrealismo politico - 24 Giugno 2011

Ammiro per l’ennesima volta un quadro famoso di Dalì, “La persistenza della memoria”, meglio conosciuto sotto il titolo “Gli orologi molli”. Mi affascina il surrealismo, visto non solo come corrente artistica: con una forzatura, riesco a vedere nella componente onirica di quel movimento la continuazione per altre vie degli studi freudiani sul sogno. Tre i temi cari al surrealismo: l’eros cardine dell’esistenza, appunto il sogno e la follia, la liberazione.

M’improvviso filosofo dei poveri: nella storia recente della nostra Galatina ritrovo pari pari i tre filoni surrealisti, coniugati nei tempi e nei modi della politica (?) locale. Lascio alla fantasia del singolo lettore trovare attinenze e collegamenti. A me, laico credente, non resta che implorare benedizioni ai Santi Protettori sulla nostra amata Città, che ne ha tanto bisogno. Sperando che, all’uscita dalla Chiesa Madre, Pietro e Paolo non si facciano distrarre da ciò che avviene al loro seguito.

sabato 11 giugno 2011

Il Galatino anno XLIV n° 11 del 10 Giugno 2011

Mitologia, politica ed altra fauna equatoriale

Sebbene sollecitato da alcuni amici, sono riluttante ad indagare sulle questioni locali; mi sembra occupazione vana, e masochista, il porre attenzione sullo zero elevato a potenza. Altri più acuti osservatori, con ragione, evidenziano un minimo comun denominatore che collega nascita, vita e prematura scomparsa delle precedenti amministrazioni, e che raccontano essere la spada di Damocle pendente sull’attuale. Sarebbe un gruppo familiar-politico-affaristico che da anni costituisce l’ago della bilancia nella politica galatinese e ne determina il percorso (più o meno tranquillo), indipendentemente dalla composizione delle alleanze. All’estensore delle righe che state leggendo ricorda la triade delle Parche della mitologia greca: Cloto, la filatrice, che produceva il filo della vita umana; Làchesi, il destino, che lo avvolgeva al fuso; ed infine Atropo, l’inesorabile, che poneva termine all’esistenza tranciando quel filo. Troppa accademia per vicende, ammettiamolo, molto più terrene? E sia, abbiamo voluto attribuire nobile ascendenza a comportamenti che certamente non hanno per obiettivo la crescita della collettività galatinese, ma solo il “particulare” del citato gruppo.

Al decisionismo silenzioso ma efficace per sé stessi (bisogna darne atto) di questi personaggi, fa da contraltare il carattere pittoresco di altri, la cui voce stridula ed onnipresente percuote, sin dallo scalone d’ingresso, i padiglioni auricolari di funzionari ed impiegati a Palazzo Orsini, cui giunga sincera la nostra solidarietà. Ad un amico irriverente che passava da quelle parti è sembrato di trovarsi in una foresta equatoriale, tra le scimmie urlatrici. Posto che il paragone non risulti offensivo: per gli innocenti primati, s’intende.

sabato 4 giugno 2011

La CSA e certe precauzioni tipicamente maschili - 4 Giugno 2011


Gentile Professore,

stamattina ero in Posta, ufficio Galatina centro. Giornata postfestiva, riscossione pensioni, pagamento bollette, computer in tilt ogni 2 operazioni. Circa 3 ore in coda tra la varia umanità alle prese col pochissimo da avere ed il troppo da versare ai vari enti ed istituzioni; tra questi la CSA (prima rata tariffa RSU scadenza 15 giugno, anticipo gestione 2011). Non posso riferire integralmente quello che ho sentito dalla vox populi, lo impone il rispetto della decenza, ma ho registrato una vasta gamma di apprezzamenti sulla saldezza morale delle malcapitate, incolpevoli genitrici (oneste donne, per carità) di tutti gli ideatori, propugnatori ed amministratori dell’azienda nettezza urbana succedutisi negli anni; nonché fantasiosi, coloritissimi improperi all’indirizzo di ignari defunti (che il Signore invece li benedica ed abbia in gloria).

Ora, razionalmente rido di jettatura e malocchio però, come diceva Eduardo, “non è vero ma ci credo”: fossi nei panni di chi ab initio ha voluto e condotto e di chi adesso gestisce la CSA, senza scompormi più di tanto sfiorerei discretamente gli amuleti personali.