venerdì 14 dicembre 2012

Il Galatino anno XLV n° 21 del 14 Dicembre 2012


Sembra Versailles ma è un colle romano

Ci sono notizie che aprono il cuore alla gioia ed infondono speranza. È bello sapere che a Bengodi “La Legge” (iniziale maiuscola) “è uguale per tutti”. Lo ribadisce nei fatti l’Altissima Corte che accoglie il ricorso del Re contro una Procura di provincia. Dettaglio insignificante, argomento capzioso, ricordare che il 40% dei giudici di quell’autorevole consesso sia nominato dallo stesso Sovrano (14 su 35, mentre 13 sono di nomina del Parlamento, di questo commendevole Parlamento). È davvero singolare la Corte: una cortina, detto vezzeggiando, messa lì a coprire, a riparare dai rigori dell’inverno? Oppure una corte di cortigiane e cortigiani? Damine e cicisbei settecenteschi con parrucca e ventaglio, in attesa della cerimonia del Bacio della Pantofola alla presenza dell’augusto Regnante? Assolutamente no! Chi siamo noi, rozza e volgare plebaglia, per giudicare i sommi giudici dal giudizio tanto giudizioso? Ma verbalizzando pensieri associativi, potremmo osare: per corte si intende forse l’arte antica e desueta del corteggiamento, il rituale stucchevole (ai nostri tempi) del mostrare interesse verso qualcuno al fine di seduzione, con atteggiamento sottomesso e lusinghiero? No, troppo demodé.  
Smettiamola col sarcasmo irriguardoso e conformiamoci all’olimpica tranquillità del Colle, che “ha atteso serenamente ed ha accolto con rispetto la sentenza della Consulta” (quella che il Popolo insulta). Dubitavate che si sarebbe scomposto? Allora beccatevi ‘sto comunicato, voi che aspettavate, maliziosi!, espressioni di gioia smodata e gesti dell’ombrello all’indirizzo della folla tumultuante.
Scrive il Sommo Poeta: “Ho io grazie grandi apo te?”; “Anzi maravigliose!”. Taide, l’etèra dantesca, non c’entra niente col discorso che facciamo, ma mi sovviene giusto in questo momento. Sto diventando vecchio e sconclusionato. Forse.

giovedì 6 dicembre 2012

Il Galatino anno XLV n° 20 del 7 Dicembre 2012


Schizofrenie politiche (appoggiare Monti e dirsi democratici)

L’elettorato di centrosinistra ha espresso il suo voto nelle primarie del PD il 25 novembre e, per il ballottaggio, una settimana dopo, domenica 2 dicembre. Non entro nel merito della scelta ed accenno soltanto ai dati sull’affluenza: qualche giornale ed una trasmissione televisiva dimostrano che alcuni elettori hanno potuto votare più volte in sezioni diverse, per cui è ragionevole supporre che 3 milioni di votanti sia un numero sovrastimato rispetto alla realtà. All’elettorato di orientamento opposto non sarà concessa neanche l’inutile soddisfazione di esercitarsi nei ludi cartacei delle primarie: il Leader Eterno, ad imitazione della dinastia nordcoreana dei Kim, minaccia di ricandidarsi a capo di una “nuova” formazione politica. Sarebbe più credibile Cicciolina come presidente del Partito delle Illibate.
Mi interessa focalizzare l’attenzione su altri aspetti. Il PD ha ricevuto negli ultimi 4 anni rimborsi elettorali per oltre 200 milioni di euro; mensilmente ogni parlamentare ne versa al partito 1500 della propria indennità. Sono cifre rese pubbliche dal tesoriere Antonio Misiani, ultimo omologo del più celebre Primo Greganti in arte “compagno G” ai tempi di Tangentopoli, quindi non confutabili. Si aggiunga che il PD possiede immobili per un valore di quasi un miliardo di euro e “partecipa” dell’attività di più aziende e cooperative in vari settori economici. Sottolineo chiaramente: tutte le forze politiche ricevono rimborsi in ragione del proprio peso elettorale, anche partiti moribondi o defunti in quanto confluiti in altre aggregazioni; tutte possiedono immobili e partecipazioni lucrative, qualsiasi affermazione contraria ribadisca Di Pietro (quoque tu…) con evidente imbarazzo. Quali vie possano prendere a volte queste nostre tasse, distratte dalla loro originaria funzione di rimborso elettorale, ce lo potrebbero spiegare (tra i tanti) Luigi Lusi ex tesoriere della Margherita e Franco Fiorito ex capogruppo del PDL in regione Lazio. Infine, è appena il caso di ricordare che il PD, in combutta con tutti gli altri partiti, sostiene con convinzione il non-eletto esecutivo Monti longa manus della BCE, ovvero il governo più ferocemente antidemocratico, elitario e distruttivo che questa sfortunata nazione abbia mai subìto. Sorvoliamo.
Perciò confesso di commuovermi al pensiero dei tanti sinceri idealisti che, ignari di quanto sopra, si mettono in fila con pazienza e, dopo aver versato 2 euro per la causa, scelgono un candidato. Proprio vero, il popolo italiano è 3 volte buono.

venerdì 23 novembre 2012

Il Galatino anno XLV n° 19 del 23 Novembre 2012


Delitto e castigo

Per adesso, le piazze si limitano alle castime. Ma alla fine di questa guerra finanziaria non dichiarata, portata avanti da strateghi d’oltremanica ed oltreoceano, occorrerà farsi largo tra le macerie del IV Reich di Adolfa Merkel ed allestire una “Norimberga” per l’obbediente servitù italica della più grande truffa della storia: la crisi. Quelli che ancora oggi vengono incensati come padri nobili di certa parte politica, dovranno comparire alla sbarra e rispondere di crimini contro il Popolo, vigliaccheria ed alto tradimento. Non è il caso di far nomi, per due motivi: i brutti ceffi comandano ancora e noi “teniamo famiglia”; inoltre possiamo immaginare, sulle gazzette ufficiali e nelle tv del pensiero unico, le scomuniche e gli alti lai delle sacerdotesse dell’euro-europeismo “che infiniti addusse lutti” (meno che in Grecia, come puntualizza il bravo ragioniere delle banche d’affari loschi): penosa litania da evitare nell’ottica della profilassi dell’orchite.Ora, siccome i tempi sono cambiati, e noi Italiani siamo sì democratici, ma un gradino sotto (nella scala di “valori” occidentali) ai paesi vincitori che misero al muro i gerarchi nazifascisti; e siccome siamo contrari alla pena di morte che pure oggi a noi viene inflitta “via Equitalia”, sarebbe clemente ed opportuno contrappasso per questi ominicchi risalire "in disordine e senza speranza le valli" televisive "che avevano disceso con orgogliosa sicurezza", e rendere pubbliche nei particolari le loro malefatte dal 1992 in poi.
Fare i nomi dei mandanti, restituire il malloppo, i 30 denari arraffati vendendo i propri connazionali all'usura delle banche centrali. E poi sparire tutti nell'ignominia degli esuli, inclusa la dorata progenie per niente choosy grazie alle amicizie di papy e mamy.
Resterà una questione: cosa fare dei cani da guardia del regime, i manganellatori di pacifici dimostranti. Forse un percorso di recupero in fabbrica, nelle scuole e negli ospizi, potrebbe essere punizione mite ed esemplare.
Addavenì.

venerdì 9 novembre 2012

Il Galatino anno XLV n° 18 del 9 Novembre 2012


Er popolo e l’usurocrazia

Ner paese di Bengodi, un ber giorno er dittatore
proclamò per presidente un famoso truffatore.
Colla scusa della crisi, quell’ignobile usuraro
raddoppiò tutte le tasse contr’er popolo somaro.
“Nun c’a famo, semo stanchi!”, scenne in piazza er popolino
sfila insieme lo studente, l’operaio, er netturbino,
l’insegnante, l’artiggiano, er tassista, er pensionato.
Er governo se ne fotte e s’intorta er sindacato.
Non contento, manna pure a sedare la sommossa
celerini e polizziotti che je rompeno le ossa.
“A Bengodi tutto bene, viva viva superMario!”
anche i media sono schiavi der padrone dell’erario.
Te la dice zi’ Pasquino la morale der sermone:
se la banca c’ha i governi, nun se fa rivoluzione.

sabato 27 ottobre 2012

Il Galatino anno XLV n° 17 del 26 Ottobre 2012


Popper al vento (e Platone guarda)

Della politica si è detto tutto, o quasi. È difficile discuterne secondo le categorie morali correnti, piuttosto elastiche. Conviene allora ritrovarci alla scuola di Platone,  colà portati per mano da Karl Popper. Del filosofo austriaco ci viene riproposto un “bignami” sulla democrazia, bugiardino contenente avvertenze ed istruzioni d’uso del medicinale (in caso di sovradosaggio, consultare immediatamente il medico).
I due eleganti gentiluomini, a distanza di 2500 anni l’uno dall’altro, ci propongono la stessa luccicante mercanzia: un concetto aristocratico del governo, secondo cui i migliori (nessuna indicazione sul come sceglierli) dovrebbero amministrare lo Stato. Una repubblica ideale che però, ne converrete, contrasta alquanto con lo spettacolo offerto dalla variopinta fauna asserragliata nei due rami del parlamento e sui colli fatali, e  lì insediata per meriti di clan o di letto. Una casta che in discreta percentuale (20%, voglio essere buono) risulta sottoposta ad indagini della Magistratura per reati i più vari, generalmente riguardanti corruzione o disinvolta gestione del pubblico denaro: le mie, le vostre tasse. Ciò non impedisce loro di sostenere un governo non eletto da volontà popolare ma imposto dai poteri stranieri, quelli che hanno affossato la nostra economia per fagocitarla per pochi soldi. È esattamente la degenerazione della democrazia descritta da Platone, che infatti la aborriva. Ne consegue che il “governo del popolo” in questo Paese è qualcosa di profondamente diverso da quanto teorizzato dal filosofo greco, è una involuzione antropologica: da Ferruccio Parri a Mario Monti, dai maestri del diritto ai “dritti” del rovescio finanziario.
Siccome il potere dovrebbe promanare dal popolo verso i governanti, che lo deterrebbero pro tempore in nome e nell’interesse del popolo; e siccome “Amicus Plato, sed magis amica veritas”, lascio al lettore il piacere di scoprire la sua verità sullo stato delle cose. Io una mia idea ce l’avrei, ma è politicamente scorretta e la tengo per me.

domenica 21 ottobre 2012

Galatina.it 20 ottobre 2012


Carissimi Nico Mauro e Prof. Valente,
questa maschera ha esordito su Galatina.it nel 2009, con l’intento esplicito di dibattere i nostri problemi in modo giocoso e divertente. Nel frattempo si sono avvicendate ben tre amministrazioni, le questioni locali son rimaste insolute o si sono aggravate, lo spirito pasquiniano è evaporato. Il processo che trasforma la statua che coltiva la nobile arte galatinese della cujona in un indagatore casalingo sui massimi sistemi, sfugge anche al sottoscritto. Giocano forse fattori personali: un lavoro usurante precario e mal pagato, ma anche la difficoltà crescente nel raccontare cose serie in modo canzonatorio; e per nulla il vecchio Pasquino vorrebbe essere un didimobante, la mitologica figura di colui che passeggia sulle altrui gonadi, perciò si defila. Lascia ad altri, dalle parti dei colli romani, l’ingrato incarico. Invece è stato facile, per esigenze di copione, indossare la maschera tragica che appare sulle colonne del quindicinale galatinese, ed indurre alla riflessione più che al sorriso. Questo perché, a parere di chi scrive, la stampa italiana ed in generale chi si occupa di informazione mancano clamorosamente il compito, civile e professionale, di denunciare la deriva autoritaria di questo Paese. “Si spengono le luci, tacciono le voci”, dice il Molleggiato, inquadrando il comportamento omissivo e complice dei media con preveggenza involontaria. Stanno succedendo fatti di tale evidente gravità che appare persino tautologico accennarne: o qualcuno pensa ancora che questa sia una democrazia? Ho troppa fiducia nell’intelligenza di tutti per crederlo.
Nessuno sgarbo da parte sua, Professore. Un pezzullo alquanto barboso è stato giustamente accantonato, non ricordo più quanto tempo fa. Non era adatto al carattere ed al pubblico di Galatina.it, quei 30.000 che quest’uno voleva rappresentare, con un po’ di presunzione.
Scusatemi ma non riesco più a divertirmi e, di conseguenza, a titillare come una volta gli spiriti con due righe di piacevole lettura, perciò evito di stritolarci ulteriormente gli attributi. È un compito che quei “tecnici” che l’usura ha partorito, ostetrica Re Giorgio, assolvono più che bene.
Vi abbraccio

giovedì 11 ottobre 2012

Il Galatino anno XLV n° 16 del 12 Ottobre 2012


Dei relitti e delle iene
Recita il primo articolo della nostra Costituzione che questa Repubblica democratica è “fondata sul lavoro”. Non è ancora una barzelletta ma diverte: contrappunto umoristico all’affermazione “Il lavoro non è un diritto”, che una signora, accidentale ministra di questa stessa Repubblica, rilascia in un’intervista al Wall Street Journal. La prèfica piangente non è nuova a queste boutade, parola che dalle nostre parti traduciamo con un vocabolo assonante ma più sapido.
Ora, che la carta fondamentale dello Stato fosse destinata de facto ad un uso alternativo quantunque ecologico, lo avevamo già sospettato nei due giorni in cui il tiranno sul colle aveva nominato prima senatore e poi premier uno dei valletti di bordo del Britannia. Se volessimo ascrivere illustri ascendenze ai protagonisti ed al gesto, potremmo ricordare Caligola ed il cavallo Incitatus. Salvo pentirci subito della similitudine incauta ed offensiva verso la memoria dell’imperatore e del suo nobile destriero, quello sì innocuo senatore ad honorem.
Come in tutte le calamità, pure oggi tra le macerie primeggiano traditori e ladri. Maggiore la rovina procurata al cittadino indifeso, maggiore anche il loro vantaggio personale, spendibile in incarichi nelle usurocrazie che governano il mondo. La nota di speranza è nelle generazioni giovani ed arrabbiate che occupano le piazze incuranti della repressione brutale. Quando un regime ricorre alla forza per zittire persino il pacifico dissenso, è il segno dell’imminente redde rationem.

sabato 29 settembre 2012

Il Galatino anno XLV n° 15 del 28 Settembre 2012


“Poca favilla gran fiamma seconda”
Lo scorso 8 settembre la sala del consiglio comunale di Bari ha ospitato l’incontro di tutti i movimenti meridionali per un primo storico confronto delle varie anime dell’autonomismo sudista: come previsto, nessun organo di stampa o rete televisiva ne ha riportato notizia, considerato l’ostracismo verso in non-allineati sulla cosiddetta questione meridionale. L’occasione è stata data dalla lettera-appello di Marco Esposito, assessore del comune di Napoli, al giornalista Pino Aprile, in cui si chiedeva all’autore di “Terroni” di mettersi alla guida della galassia sudista. Alcuni gruppi politici hanno anche avviato a questo scopo una raccolta di firme sul web, che ha ottenuto notevoli consensi. La riunione di Bari, ospite il sindaco Michele Emiliano sensibile alle istanze del territorio a sud del Garigliano e per questo inviso a molti esponenti del suo stesso partito, ha visto la partecipazione dei gruppi meridionalisti più importanti e di un pubblico numeroso ed entusiasta. Pino Aprile si è detto disponibile non a guidare un movimento politico ma a dare visibilità al progetto attraverso la nascita di un quotidiano del Sud a diffusione nazionale, per controbattere le sempre più arroganti azioni-provocazioni antimeridionali di questo e dei precedenti governi.
È probabile che ci si accorga dell’importanza dell’avvenimento con il metro della storia più che con quello della cronaca, perché le prossime consultazioni elettorali (se e quando verranno graziosamente concesse dai golpisti ai vertici delle istituzioni) segneranno il crollo dei partiti nazionali. E questo è un bene.

venerdì 14 settembre 2012

Il Galatino anno XLV n° 14 del 14 Settembre 2012


Cinquanta sfumature di marrone

Prendo spunto dal mediocre best seller estivo per descrivere una sensazione comune a molti, quella di vivere in una nazione circondata non da mari limpidi e pescosi, ma da materia di altra natura e provenienza. Sulle cui nuances di colore rimando al titolo di questo pezzullo.

I tecnici chiamati dal vecchio del colle con disinvolta operazione ai limiti della costituzionalità, e forse con vulnus alla Costituzione stessa, sarebbero venuti a miracol mostrare. La situazione è sì mutata, ma in peggio: la disoccupazione è raddoppiata, lo spread (questo spauracchio per gli stolti) ed il debito pubblico pure, e la gente che non arrivava alla quarta settimana ora digiuna già alla seconda. Cambiando l’ordine dei malfattori, il prodotto non cambia. Rimangono persino uguali le dichiarazioni ottimistiche rilasciate durante le visite all’estero (“La crisi è finita”), il che dimostra che è l’attore a fare la fortuna di una battuta canzonatoria per il Popolo. Siccome a pronunciarla adesso è “una persona seria”, stampa e TV di regime strombazzano in prima pagina.

In tempi non sospetti dicevamo che non sarebbe servito sostituire un comico bolso con un triste maggiordomo bancario, ma dobbiamo ammettere che avendo sospeso questa imitazione di democrazia col negare le elezioni, si è comunque fatta chiarezza. Dice il Banal Grande agli Italiani  che il voto fa male e che per qualche anno ancora non è opportuno praticare il vecchio gioco delle schede e dell’urna, anche perché sul corpo elettorale rimangono le cicatrici di questi atti di autolesionismo compiuti dalla fine della 1a Repubblica. Sono qui a dimostrarlo l’astensionismo pauroso e la crescente fortuna politica di grilli ed altri simpatici ortotteri.

Detto questo, ci sia permessa una chiusura tranchant. Ascoltando SuperMario in TV ci sovviene il tagliente aforisma di Oscar Wilde: "Meglio tacere e far finta di essere stupidi, piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio". 

venerdì 13 luglio 2012

Il Galatino anno XLV n° 13 del 13 Luglio 2012


S.S. Pietro e Paolo -  Finale 0-3 (ai rigori)
Esattamente come due anni fa, la cronaca della processione dei Santi Patroni diventa oggetto di sarcasmo popolare. Nel 2010 una contesa tra Signore per questioni di precedenze nel corteo ha costituito un prologo profano allo svolgimento del rito religioso. Quest’anno è stata la concomitanza con la finale degli europei di calcio a scandire tempi e modi della processione. Piccola parentesi: non deve destare eccessiva meraviglia quello che leggerete, perché in questa Città si è vista persino una statua della Madonna fermarsi al rosso per dare la precedenza in via Gallipoli, svoltare in Corso Luce tra auto ferme al semaforo ed autobus della Sud Est pieni di studenti e pendolari, ed infine farsi strada verso il centro in mezzo al traffico, con codazzo di scooter strombazzanti. In quanto ad originalità delle tradizioni religiose, Galatina è all’avanguardia.
Quindi, se non si stupisce l’estensore di queste righe, altrettanto non si scomponga il lettore al racconto della velocissima parata dei Santi Pietro e Paolo per le vie cittadine, cominciata con largo anticipo rispetto al programma per consentire la comoda visione di Spagna-Italia, di fatto cogliendo impreparata la gran massa dei fedeli; ed infine trasformatasi in una vera e propria corsa contro il tempo, nel senso letterale del termine. Perché il solenne, ritmato incedere della processione è andato via via accelerando sino quasi ad un passo da bersaglieri in parata: è solo mancata la fanfara del “Garibaldi fu ferito” per stravolgere totalmente il senso della manifestazione. Che è apparso però solo in ultimo, quando le pittoresche divise ed i labari delle confraternite sono spariti come d’incanto, lasciando il posto a bandieroni tricolori, magliette azzurre e vuvuzelas, in omaggio alla vera fede di questo popolo strano: quella per la magica sfera di cuoio.

venerdì 29 giugno 2012

il Titano del 26 Giugno 2012


Un certo ragionevole ottimismo
Auguri sinceri alla nuova giunta. Ha non pochi problemi da affrontare ed alcuni sono di difficile soluzione, ma merita fiducia preventiva un governo cittadino che rappresenta indubbiamente un colpo d’ali. Competenze e capacità verranno fuori, se possedute, al momento giusto. C’è il macigno del debito accumulato con leggerezza negli anni precedenti: dovrebbe essere materia per chi (come racconta un curriculum non ufficiale) ha porte aperte alle stanze del potere vero, quello che decide entità e destinazione dei finanziamenti. Alla cultura c’è la figura adatta ad una Città che deve differenziarsi dal territorio circostante votato al turismo balneare, e puntare su una proposta di qualità. Piacerebbe veder attuare sinergie tra istituzioni locali, clero e privati, che consentano, ad esempio, al turista di passaggio di poter visitare chiese, biblioteche e dimore storiche del centro in un unico tour. Da concludere preferibilmente con una serata musicale, e sappiamo che in questo campo Galatina vanta l’eccellenza dei “Concerti del Chiostro”, un plus da spendere bene.
Piacerebbe veder porre attenzione tanto alle periferie dimenticate (zona 167, rione Italia, frazioni) quanto agli ingressi in Città che, stanca ripeterlo ancora, sono il nostro biglietto da visita. Senza dimenticare il nostro centro che chiede pulizia ed ordine: Pupa, da quanto non fai una doccia?
Taccio di altri componenti della nuova Amministrazione non conoscendoli a sufficienza, ma sono certo che d’ora in poi non mancheranno dignità istituzionale e sobrietà nei comportamenti sin dai piccoli gesti: ad esempio un uso discreto e solo ufficiale delle auto blu, ad esempio una certa eleganza nelle stanze del Palazzo e fuori, ai cortei religiosi. Cose minime ma significative: la forma è sostanza nel periodo in cui al Cittadino inerme si chiedono sacrifici pesanti mentre lo si irride esentando dall’IMU le banche.
I primi passi fanno ben sperare: l’attenzione posta al nostro Ospedale, finalmente!, denota che forse la voce di Galatina torna a farsi sentire. È importante però non farsi condizionare nelle scelte dagli apparati di partito, perché quello è stato un danno fatale ad altre amministrazioni. Galatina sia padrona del suo futuro.

venerdì 15 giugno 2012

Il Galatino anno XLV n° 11 del 15 Giugno 2012


Giornalisti a libro paga
Il 31 maggio, sulla sua pagina di Facebook, Gad Lerner si chiede: "Mi spiace ma non capisco: perché mai il terremoto dovrebbe impedire una sobria celebrazione della Festa della Repubblica?". Gli rispondo: "Il fatto stesso che Lei si ponga questa domanda testimonia la distanza che intercorre tra i politici ed i giornalisti che li celebrano in tv e sui media, ed il sentimento popolare. Senza offesa, Dottor Lerner".
Tra i tanti inviati da "anonimi", questo commento riscuote molti consensi tra i lettori, ma è il solo a venir cancellato. Evidentemente colpisce nel segno.
La situazione: pennivendoli al soldo della dittatura continuano imperterriti a narrare le res gestae della nostra classe politica (si passi la definizione iperbolica), compiacendosi di descrivere con mirabile faccia tosta i minuetti dell'oscena nomenklatura; naturalmente vengono ricambiati di tanta cortesia, persino con incarichi nelle authority affidati alle gentili consorti.
Intanto, il liquidatore della IIa Repubblica, Grillo Giuseppe detto Beppe da Genova, promette una Norimberga al regime partitico. Sondaggi attendibili danno oltre il 20%  il suo Movimento 5 Stelle, sul cui successo ironizzano le stizzite damine di palazzo, proprio perché fa paura. Di conseguenza incute terrore la prospettiva delle urne, come al tempo la ghigliottina rivoluzionaria ai nobili di Francia: perciò non voteremo a breve.
In attesa di una improbabile palingenesi politica, dato il livello etico dei nostri rappresentanti incapaci di autoemendarsi, il momento storico rende praticabile un'utopia, ovvero lo sbocco in senso apertamente autoritario del governo-fantoccio, con lo stato di polizia che consenta di completare la sottrazione di sovranità in favore della finanza usuraia.
I media servi e bugiardi (tranne che il Web "brigante") censurano i fischi e gli insulti al Presidente in visita nell'Emilia terremotata, e le numerose denunce contro di lui, contro il Premier e contro Governo e Parlamento per una serie di ipotesi di reato gravissime, tra le quali attentato all'integrità ed all'indipendenza della Nazione.
Solo per condividere del riso amaro, e per dare una pallida idea del genio italico al potere, raccontiamo di un'esponente del PD che si congratula col ministro Fornero per la modifica (leggasi abolizione) dell'art. 18 statuto dei lavoratori; tessiamo le lodi di un Presidente di regione, sedicente poeta della classe operaia ma in realtà pesce gregario di Confindustria, che contraddice quanto detto in campagna elettorale e privatizza la gestione dell'Acquedotto in barba a referendum e volontà popolare; e, dulcis in fundo, alla rubrica "Comiche finali", registriamo l'ennesimo progetto politico dell'inossidabile cavaliere, dal nome "Italia Pulita".
Per sillogismo, non ci stupirebbe un Erode leader del "Partito per la Protezione dell'Infanzia".

venerdì 25 maggio 2012

Il Galatino anno XLV n° 10 del 25 Maggio 2012


Doverosa premessa: lo spirito di chi scrive queste quattro righe non è esattamente quello ilare, scherzoso, canzonatorio dell’autore delle prime due puntate della “Fiaba gotica”. La strage di Brindisi, il sisma in Emilia, non possono che lasciare cicatrici nell’animo di una persona di qualche sensibilità. Ma mentre il terremoto al Nord è un evento naturale ed in qualche modo imprevedibile, la violenza su una vita innocente fa impietrire per la sua barbarie. Bisognerà capire a mente fredda, e chi scrive ha una sua precisa idea: “Prima una vittima, poi mano dura”, la vecchia ricetta di Cossiga per imporre misure dittatoriali “in difesa della democrazia”. Ne riparleremo.
Fiaba gotica (ma un poco barocca) – 3a ed ultima puntata
“Madonna Athena, Messer Cosmo Bellosguardo dalla Montagna Tempestosa ha trionfato in singolar tenzone. È lui il vostro sposo”. La nobildonna legge con indifferenza il messaggio al cellulare ed il suo volto non tradisce alcuna emozione. Troppe volte è rimasta delusa da un matrimonio non consumato o finito anzitempo. Stavolta però le premesse per una salda unione ci sono tutte: comari e compari sono brava gente, i parenti famelici non sono invitati al matrimonio e, ad adiuvandum, suor Pasqualina delle Umili Devote Consorelle la va in montagna or che il sol (dell’avvenire) tramonterà. Così ha comandato capitan Ruggiero. Possiamo stare tranquilli, preparate confetti e bomboniere. Viva gli sposi! Anzi, più correttamente, evviva gli sposi!
“Nonno Pasquino, ma che razza di finale di favola è questo?!?”. Tranquillo, bambino mio, come tutte le fiabe galatinesi, questa è una never ending story. Aspettati altre puntate.

mercoledì 9 maggio 2012

Il Galatino anno XLV n° 9 dell'11 Maggio 2012


Fiaba gotica (ma un poco barocca) – 2a puntata
“Messer Cosmo Bellosguardo dalla Montagna Tempestosa e messer Carolingio dal Vessillo Rossonero son parati alla pugna, madonna Atena! Il vincitore avrà la vostra mano ed il castello”. Il banditore annuncia il duello ma l’espressione della principessa Atena la bella non è di entusiasmo: comunque vada, sarà un attempato guerriero ad impalmarla. Riuscirà a conquistare mai il suo cuore, a risvegliare i sensi sopiti del suo curvaceo corpo elettorale? “Lo scopriremo solo votando”, canta Lucio il citarista. Il volto della ragazza di sangue reale, quella che sognava un aitante principe azzurro, tradisce la delusione.
Ed eccoci al gran giorno, un’assolata domenica di maggio: dopo aver eliminato due tenaci avversari, gli ultimi pretendenti alla mano della nobile fanciulla ed al trono si affronteranno in singolar tenzone. In sella ai loro destrieri dalle fumanti froge… – “Aspetta nonno Pasquino, cosa sono le fumanti froge?” – Beh, sono le narici dei cavalli.. – “Che schifo, nonno!” – Allora, dicevo, in sella ed armati di alabarda e sciabola, protetti da pesanti armature, i condottieri si squadrano da lontano. Dall’alto, nella torre del paterno abituro, Atena la bella lascia cadere un fazzoletto: è il segnale.
Incitati dai cavalieri e dalle loro fazioni, tra due ali di folla, i destrieri si slanciano in un galoppo sfrenato. La polvere della piazza d’armi si alza sempre più fitta, le urla di sprone dei duellanti si uniscono a quelle della gente; dalle opposte schiere gonfaloni al vento e bandiere colorate sembrano fiori in un prato primaverile. Ecco che i guerrieri incrociano le armi, le punte delle alabarde splendenti colpiscono le corazze…ed i due combattenti cadono a terra nello stesso momento, in un clangore di metallo. “Clangore, nonno?” – Si, piccolo, rumore di ferraglia. – “Come quando la nonna ha stampagnato la Matiz sul muretto?” – Esatto, bambino mio…
Intanto, gli sciacuddhri e le streghe hanno lasciato furtivamente Palazzo degli Orsettini da un portoncino laterale, non è più tempo di intrighi. Alla finestrella trilobata della torre, donna Atena e le sue dame di compagnia attendono il verdetto con trepidazione. Per la verità, sbadigliano davanti ad un caffè con le pastarelle, ma la scena è fuori contesto: tagliamola, via. Ed alla fine un paggetto dà il sospirato annuncio con un sms al cellulare di madonna: il vincitore è…
Ve lo dico tra 15 giorni: ora spazio alla pubblicità elettorale.

venerdì 27 aprile 2012

Il Galatino anno XLV n° 8 del 27 Aprile 2012


Aforismi e citazioni sulla politica
Mi piace sottoporre ai nostri Lettori qualche interessante pensiero sulla politica di alcuni personaggi famosi. Curioso che alcuni detti si possano adattare, come un vestito ben fatto, a situazioni contemporanee sia locali che nazionali.
In politica la stupidità non è un handicap” – Napoleone
Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti” – Ettore Petrolini
Governare è far credere“ – Niccolò Machiavelli
La democrazia funziona quando a decidere sono in due, ed uno è malato” – Winston Churchill
A proposito di politica…ci sarebbe qualcosa da mangiare?” – Totò
I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale” – Woody Allen
Ma se un tiranno (o un manipolo di deficienti, anche democraticamente eletti) usurpa il potere e prescrive al popolo quel che deve fare, è anche questa una legge?” – Alcibiade
Lasciate che la gente creda di governare e sarà governata” – William Penn
Ogni potere emana dal popolo, e non torna più” – Gabriel Laub
Comandamu nui allu comune te Lecce” – Anonimo, intercettazione telefonica per lo scandalo Filobus
Ed infine, con un gesto di presunzione, dedico a me stesso:
Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che gli altri posti erano tutti occupati” – Bertolt Brecht

venerdì 13 aprile 2012

Il Galatino anno XLV n° 7 del 13 Aprile 2012

Fiaba gotica (ma un poco barocca)
Ora state buoni, bimbi, nonno Pasquino vi racconta una favoletta. Era una notte buia e tempestosa… anzi no, così non va bene. Meglio: c’era una volta, nell’ombelico della Terra di Mezzo, al centro del mondo conosciuto, un lugubre maniero. In un’alta torre di quel castello viveva reclusa una giovane, la principessa Atena la bella. Colà menava un’esistenza grama ed infelice. Questa m’è piaciuta e ve la ridico: “colà menava un’esistenza grama ed infelice”. La tenevano prigioniera i perfidi sciacuddhri dell’orrido Palazzo degli Orsettini e le malefiche streghe sacerdotesse del Voto d’Iscambio, una setta corrotta e prepotente.
Ma una bella domenica di maggio, un gruppo di guerrieri a cavallo si presentò all’ingresso del castello, con seguito di schiere bellicose, bardi e cantori delle gesta; e bussò al videocitofono. “Nonno, esistevano i videocitofoni a quel tempo?”. Certo figlio mio! Dall’alto dell’avita magione, la principessa chiese: “Chi siete e qual buon vento costà vi pinge?” – “Prego?” – “Ci cagnu siti, cce bbuliti?” – “Siamo i quattro Cavalieri senza macchia e senza paura e siamo qui per guarirvi dall’Oscura Maledizione, Vostra Altezza!” – “Ah, menomale, pensavo fossero i Testimoni di Geova! Vi aspettavamo: salite ordunque eroici guerrieri, con l’ascensore sino all’ultimo piano della torre, seconda stanza dopo il bagno”
Ed essi salirono intrepidi e si presentarono al cospetto della bellissima giovane: ella riposava su un fastoso giaciglio a baldacchino, vestita solo da una eterea tunica in seta azzurra (collezione primavera-estate Volta & Gabbana) che non nascondeva le forme esuberanti del corpo elettorale. Estasiati da tanta muliebre avvenenza, per qualche secondo i quattro restarono senza fiato. Il più anziano e baldanzoso si fece avanti e disse: “Altezza, ho con me il Libro della Legge e dell’Ordine: così riporterò il sorriso sul vostro volto!” – “Quel vessillo rossonero che portate, fiero cavaliere, è forse il simbolo di una vostra fede sportiva?” – “No, rappresenta le mie assortite fazioni” – “Ah, beh…” sospirò la fanciulla.
“E voi, dal guardo mansueto e dal cimiero rosso-piumato?” – “Dopo laboriosa scelta delle mie coorti, vengo dalla Montagna Tempestosa per curare il Male Oscuro con la sola imposizione delle mie mani taumaturgiche,” – “Avete fatto le primarie, messere?” – “Anche le superiori e l’Università, dolce pulzella” – “Ah, beh…” concluse la ragazza.
Fu il turno del terzo tra cotanto senno, armato dalla durlindana dell’Atroce Vendetta. “Ho qui con me, altezza serenissima, una pozione magica preparata secondo antichi testi alchemici che mi ha donato l’arcigna negromante satanica di Lilliput, la remota città di Gulliver” – “Funzionerà, nobile guerriero?” – “Finora ha cannato, ma possiamo riprovarci” – “Ah, beh…” rispose la bella Atena.
Si presentò il quarto cavaliere: “Sono Thon, figlio di Mrak, della fiera stirpe dei Pep, Signori della Trozza e del Castello, che sotto mille bandiere…” – “Si, ma veniamo al dunque, bravo giovane” lo interruppe l’incantevole figliola, “cosa proponete di concreto per guarirmi?” – “Un attimo, chiedo al mio augusto genitore”, e prese il cellulare. “Ah, beh…” si accasciò, definitivamente affranta, la nobildonna, sparsa le trecce morbide sull’affannoso petto.
A quale dei quattro cavalieri senza macchia e senza paura avrebbe aperto il suo cuore la principessa Atena la bella? A chi avrebbe donato il suo procace corpo elettorale? Ve lo racconterò alla prossima, bambini, ora a letto che è tardi.

venerdì 30 marzo 2012

Il Galatino anno XLV n° 6 del 30 marzo 2012

Effetti collaterali del caro-carburanti

Prezzo della benzina prossimo ai 2 euro al litro, livello già superato nelle stazioni di servizio di alcune autostrade. Sul piede di guerra i piccoli gestori per il calo delle vendite, gongolano invece i petrolieri: sarà ancora più facile, con questi guadagni, scapricciarsi ad ingaggiare calciatori da 20 milioni a stagione per la propria squadra, alla faccia degli operai in mobilità. Si lamentano, è chiaro, gli automobilisti e tutti coloro che usano il mezzo privato per lavoro, perchè muoversi è diventato costosissimo. In conseguenza, sulle strade la velocità media è scesa di molto. È facile vedere lunghe teorie di auto, anche di lusso, viaggiare a 70-80 Kmh, un regime di tutto riposo per i motori e quindi di bassi consumi. Diminuiscono, ovviamente, le probabilità di incidenti dovuti all’alta velocità. C’è poi un altro aspetto molto significativo, che è l’incremento dell’uso del mezzo pubblico (ad esempio i trenini della Sud Est) anche in zone come il Salento dove era ancora poco diffuso, e il cosiddetto car sharing ovvero l’uso dell’auto per recarsi al lavoro condividendola con altre persone. Questi sono alcuni risvolti positivi.

Di contro, siccome i costi di gestione delle auto sono ormai insostenibili per le famiglie, se ne limita l’utilizzo solo quando indispensabile e si risparmia su tutto. Qualcuno, purtroppo, anche sulle assicurazioni. C’è chi esibisce sul parabrezza contrassegni taroccati, cioè riprodotti falsamente con lo scanner ritoccando le date di scadenza. Anche per questo motivo ho aumentato la mia prudenza alla guida. So che, in caso di sinistro, ho una probabilità su tre di incontrare conducenti non assicurati. Il che vuol dire che i danni ai mezzi ed alle persone, nel 30% dei casi, sono purtroppo scoperti da indennizzo, come in una roulette russa. Volendo, c’è tanto lavoro per le forze dell’ordine preposte al controllo del traffico.

venerdì 16 marzo 2012

Il Galatino anno XLV n° 5 del 16 Marzo 2012

Libero pensiero, sovversione

I modelli di società occidentali, in particolare quelli di ispirazione anglosassone imposti dovunque con la corruzione o con le armi, esaltano e favoriscono le intelligenze pratiche più che le speculative. Il mercato del lavoro richiede competenze estremamente specialistiche: si pensi alle tante branche dell’ingegneria. Il tecnico moderno è una figura descrivibile come l’antitesi del genio rinascimentale leonardiano, intelletto poliedrico capace di partorire, in uno stesso arco temporale, opere d’ingegno, d’arte e di filosofia. Occupato invece a testa bassa ad ideare o produrre sempre nuova tecnologia da sfruttare in breve tempo, perché subito obsoleta, cultura dell’effimero, denaro e ricchezza virtuali, carte da bollo e burocrazia inutile ma vessatoria per il cittadino in termini di tempo e costi, il prestatore d’opera (di braccio o di concetto) non avrà la possibilità di interrogarsi su un’esistenza persa nel labirinto produzione-consumo-debito; e, soddisfatto di sé, verrà tenuto in un limbo di mediocrità culturale pianificata a tavolino e coltivata “in tutta scienza e coscienza” dalla scuola primaria all’università. Sarà riconoscente ai benefattori che lo avranno gratificato di un impiego e perciò di benessere e status, ed orgoglioso del suo personale insostituibile contributo al funzionamento del sistema.

In che modo questo meccanismo si sia consolidato sarebbe complesso (ed anche presuntuoso) da spiegare: si può ipotizzare che la politica attuale, longa manus dell’oligarchia finanziaria, abbia bisogno di consenso al fine di perpetuare il controllo delle masse. Questo si ottiene non solo, come detto, con la facoltà di distribuire lavoro e credito, ma anche attraverso la manipolazione dei media, argomento talmente sviscerato da non dovervi dedicare una virgola in più; possiamo dire che si crea consenso focalizzando l’interesse dell’opinione pubblica su questioni futili per la gran parte ma ossessivamente reiterate. Solo ad esempio, un delitto di provincia od una tragedia navale (entrambi conditi ad arte da implicazioni erotico-sentimentali) possono avere lo stesso impatto mediatico e l’identico fine di un campionato di calcio, di un festival di musica leggera, di un reality ed infine e soprattutto di celebrazioni patriottiche farlocche. L’obiettivo è, sempre e con ogni mezzo, inibire il ragionamento autonomo. O tutt’al più instillare un “pensiero già pensato”, un’idea prêt-à-porter: attività riservata oggi ad alcuni divi del giornalismo politico left oriented, che si sono arrogati un compito fino a due decenni fa appannaggio esclusivo delle scuole di partito. Perciò la dottrina davanti alle telecamere, nelle terze pagine, va sobriamente "veicolata" (brutto neologismo) con l'aria sorniona di chi, generoso di sé, sta spezzando per pochi eletti il pane della sua sapienza.

A mò di stupefacente, si spacciano a cadenza annuale elezioni politiche al "popolo sovrano", cui è data l'illusione di poter scegliere i governanti attraverso dispendiosi ludi cartacei. Il cosiddetto esecutivo tecnico (diabolica trovata di un napolitano), con l'arroganza della sua incostituzionalità, giunge finalmente a smascherare l'ipocrisia e sancisce in via ufficiale che la democrazia è sospesa: cosa risaputa da tempo.

Il muro del consenso mostra però alcune crepe visibili. Siccome, per sua stessa natura, l'economia di scuola neoliberista non può assicurare lavoro a tutti, gli esclusi, gli "sfigati" d'ogni età e latitudine diventano maggioranza. Disponendo in eccesso di tempo libero, aprono la mente al cogito ergo sum, minaccia che il sistema vuole evitare a tutti i costi.


sabato 25 febbraio 2012

Il Galatino anno XLV n° 4 del 24 Febbraio 2012

Posto fisso e motto fesso

Nel 1905 Sigmund Freud pubblica "Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio", un saggio sulle battute umoristiche. Il teorico della psicoanalisi illustra l'origine del motto di spirito e rivela il meccanismo che stimola il riso nell'ascoltatore: un processo di codifica-decodifica dove il non-detto ha preponderanza e la metafora, l'allusione, rendono lecito manifestare ciò che di norma non lo sarebbe esplicitamente. Totò è stato un maestro con le sue invenzioni verbali e mimiche di grande comicità, moderne ancora oggi e mai volgari.
Per scatenare la risata, necessita che tra i soggetti coinvolti (chi pronuncia la battuta e chi ascolta) non vi siano ostacoli semantici, culturali ed ambientali, in modo che tutto concorra alla condivisione dello spirito umoristico.
Purtroppo ci sono i gaffeurs, generatori di comicità involontaria, come quel tizio che, alle esequie di un morto per incidente stradale, consolava i parenti a modo suo: "Meju cusì ca pesciu" (il fatto è realmente accaduto). Nel genere degli umoristi inconsapevoli annoveriamo un epigono dei "fini dicitori" d'avanspettacolo, sebbene di modi sobri ed espressione compunta, da titolare di pompe funebri. Il tizio ha affermato di recente che "Il posto fisso è noioso", dopo averne procurati un congruo numero, e tutti ben remunerati, al proprio pargolo.
Dati i tempi, nessuno si è divertito all'infelice boutade; anzi, non potendosi passare alle vie di fatto (penalmente perseguibili), solo qualche castima iettatoria è volata all'indirizzo dell'autore di cotanta fesseria.

giovedì 23 febbraio 2012

Galatina.it - 23 Febbraio 2012

Due cani abitano in piazza. Passano il tempo girovagando tra la farmacia, i bar e le banche. Fanno parte, per così dire, della fauna urbana, come i fastidiosi piccioni, ma a differenza di quelli sono benvoluti dalla maggior parte delle persone. Hanno carezze ed affetto, un veterinario se ne cura per puro spirito animalista; il cibo non scarseggia tra i generosi consumatori delle rosticcerie ed il retrobottega di un macellaio prodigo di ossa e scarti. D’estate il loro ritrovo abituale è al fresco dell’erbetta nelle aiuole della pupa.

Chiamiamoli, convenzionalmente, Piero e Pasquino. Il primo è un incrocio di media taglia, a pelo corto e chiaro. Allegro e spensierato, è un vero poeta della specie canina. Gli piace comporre, in prosa romantica ed in versi a rima baciata, che poi declama ispirato al pubblico eterogeneo di Galatina.it. Trasmette subito simpatia, persino quando si abbandona alla cujona nei confronti della politica locale. Recentemente, pensate, si propone quale vicesindaco di un candidato di peso (e che peso!): qualcuno prende la sua battuta impertinente sul serio. Può succedere, qui a Galatina.

Anche l’altro è un bastardo di razza indefinibile. Invecchiando, il mantello nero ha preso un colore grigiastro. Ha corporatura tozza ed obesa, il che farebbe supporre un carattere pacioso. Tutt’altro: la bestia invece è di indole malinconica, tendente al pessimismo. Anzi, ha la presunzione di “sapere” ed infarcisce i suoi latrati di citazioni latine, come un qualsiasi umano appena sgrezzato da studi classici; in realtà è un saputello che i suoi simili sopportano solo per tolleranza (segno distintivo della comunità canina) e non riesce a vedere al di là del proprio muso: che è comunque una considerevole distanza.

Le due innocue bestiole fanno gruppo nelle scorribande cittadine. Vittime predilette, le auto più grandi e lussuose che transitano in centro, in modo particolare quelle dai colori scuri, che immancabilmente inseguono abbaiando furiosamente. C’è chi vorrebbe interpretare questo strano comportamento come una sorta di sfida, di sberleffo al potente di turno, attaccato nel simbolo più appariscente del suo status. Ma forse è andare oltre quello che è semplice istinto, difesa del territorio.

Negli ultimi tempi è sempre più difficile sentir abbaiare il cane Pasquino (“requierant omnibus aures”, direbbe lui citando Catullo). Non sta bene? È ormai vecchio? Forse si. Ma potrebbe invece essersi accorto dei bocconi avvelenati sparsi in giro per la Città all’insaputa della gente, ed il suo appartarsi in silenzio potrebbe valere più di mille avvertimenti… per il cittadino-elettore (dal verbo latino eligo=scelgo) che voglia intendere propriamente le parole del mai troppo lodato Cataldo Motta.

venerdì 10 febbraio 2012

Il Galatino anno XLV n° 3 del 10 Febbraio 2012

Si, viaggiare

È necessario, ogni tanto, lasciarsi alle spalle qualche migliaio di chilometri. Una vacanza anche breve rilassa ed arricchisce la nostra cultura. Chi scrive mantiene un interesse quasi infantile per i posti nuovi e le lingue straniere, per le tradizioni ed i cibi diversi dai nostri.

Per un turismo masochistico, la Francia è l’ideale: in nessuna parte del mondo si può esser trattati con pari sufficienza e maleducazione. Questo è forse dovuto alla radicata convinzione dei francesi di vivere nel paese culturalmente più avanzato e più chic, un faro di civiltà di cui gli stranieri sono indegni visitatori. Verso gli italiani c’è una antica e mai celata antipatia ampiamente ricambiata, con una sola eccezione: il tradizionale asilo per i terroristi rossi, considerati ipso facto perseguitati da malagiustizia. La vostra banconota da 100 euro o la vostra carta di credito, al museo, al ristorante, in albergo, non avrà mai lo stesso valore come se a porgerla fosse un francese. Sarete sempre trattati sgarbatamente, da italiens, specialmente se il vostro accento tradirà l’origine. Dovrete considerare il merci pronunciato controvoglia e con il sopracciglio inarcato alla stregua di una benedizione papale. Ovviamente, la Francia è una nazione che il sottoscritto evita.

Più accogliente l’Inghilterra con il turista, forse perché da lungo tempo è una società multietnica. Londra è l’unica vera megalopoli europea, e non solo per dimensioni ed abitanti. C’è tolleranza per le storpiature straniere dell’inglese e per la gestualità latina che sopperisce alle difficoltà di comunicazione, ma l’italiano che mastichi la lingua si sente a casa. A differenza che in Francia, un sorriso ed i frequenti please e thankyou sono espressioni di politeness diffuse in tutti gli strati sociali. È un modo di relazionarsi che rende la vita urbana più piacevole a cittadini e turisti.

In Germania, Austria e nella Svizzera tedesca i modi educati (quelli che in Italia a volte giudichiamo ipocriti) sono indice di saper vivere e cosmopolitismo. Il “voi” è la regola tranne che tra amici e parenti, senza eccezioni, ed entrando nella mentalità teutonica si apprezza questo sincero rispetto per il prossimo. Il visitatore è generalmente ben accolto, anche se noi italiani interpretiamo il formalismo come desiderio di mantenere le distanze. Non è così, invece. Alcuni (per fortuna pochi ormai) si meravigliano dell’italiano che non sia chiassoso, indisciplinato ed eccessivamente galante con le signore; chi Vi racconta ha spiegato in comprensibile tedesco ad un uditorio sorpreso che non tutti noi siamo melomani, casinisti e morbosamente predisposti alla copula.

Bello viaggiare, altrettanto tornare a casa. Paragonare il mondo in continua evoluzione con la confortante sensazione di lentezza del sedicente Bel Paese: una nazione dove c’è una categoria di persone che non invecchiano mai. Entrare in questa eletta schiera, vuol dire essere un imberbe giovincello a 50 anni; a 70 è possibile, addirittura, diventare in due giorni prima senatore a vita e poi presidente del consiglio per meriti bancari. Ammettiamolo, in questo paese si campa a lungo e bene, da politico; con le parole di un noto pasticciere galatinese che descrive il suo impareggiabile fruttone: “Ed è bello, piace e diverte”.

venerdì 3 febbraio 2012

Galatina.it - 3 febbraio 2012

Piovono perle di saggezza, e pure gratis. Non si dica che il governo di Mario Monthy Python manca di senso dell’umorismo: se piange e fa piangere, sa anche far ridere. Il rampollo Michel Martone, enfant prodige di una famiglia bene, definisce “sfigati” i laureati dopo i 28 anni. Nella categoria potrebbero rientrare, per dire, anche persone che non hanno possibilità di farsi mantenere agli studi dai genitori; quindi lavorano e studiano, magari part-time e con stipendi da fame. Ma tutto questo Michel non lo sa, direbbe De Gregori.

Allenati dalle amenità del governo precedente, registriamo anche questa uscita simpatica di un giovane esponente del potere “nuovo”. La battuta si inquadra tra quelle definite da un epiteto piuttosto colorito, impronunciabile da gente educata. Tecnicamente, trattasi di “parola o fatto relativo a donna che fa commercio di sè”: sì, proprio quello che state pensando.

sabato 28 gennaio 2012

Il Galatino anno XLV n° 2 del 27 Gennaio 2012

Evoluzioni ed involuzioni

Escludendo l’ “uomo di Porto Selvaggio”, di cui ancora si sa pochissimo se non che sarebbe stato il primo Sapiens sapiens europeo di 44000 anni fa, i primi Salentini hanno lasciato testimonianza della loro cultura quasi 4 millenni orsono nelle pitture parietali della Grotta dei Cervi di Porto Badisco. Scene di caccia, figure stilizzate di uomini ed animali, forme geometriche astratte. Simboli di una civiltà evoluta, nel panorama coevo del neolitico.

Questa nostra terra poi ha visto l’approdo e l’insediamento di popoli fieri, dalla struttura sociale articolata: basti appena ricordare i Messapi, suddivisi in città governate da clan dominanti legati tra loro da legami di parentela. Re Arthas il Grande, rispettato e temuto da amici e nemici, in specie i Tarantini cui diede sonore sconfitte. E poi Greci, Romani, Bizantini… Le genti passate da qui hanno sempre lasciato segni della loro civiltà e della loro struttura sociale e politica, integrandosi hanno aggiunto ricchezza senza distruggere l’eredità delle culture precedenti.

Il Salento è stato in ogni epoca “terra di mezzo”, tratto d’unione e di scambio tra popoli e saperi; e la nostra Galatina, suo centro geografico e culturale, fucina di Uomini di lettere e di scienza ammirati nel mondo, a volte investiti di un ruolo politico che ha solo potuto accrescere la dignità ed il prestigio di quegli stessi Uomini e della loro Città d’origine.

Però la Storia mostra, nel suo percorso talvolta incomprensibile, anche un bizzarro, pungente senso dell’umorismo: per cui è bello tacere della Galatina politica contemporanea.

venerdì 13 gennaio 2012

Il Galatino anno XLV n° 1 del 13 Gennaio 2012

Bocconi e bocconotti

Presentandolo alle Camere, SuperMario proclama la pretesa indipendenza del suo esecutivo da ingerenze straniere e lobbies bancarie e finanziarie: excusatio non petita. Giorni fa, il portavoce del Quirinale smentisce un articolo del Wall Street Journal (non la “Gazzetta di Roccacannuccia”) su una telefonata della cancelliera tedesca Angela Merkel al Presidente Napolitano per ottenere la destituzione di Berlusconi. Pur ammettendo che sia interesse degli Stati Uniti creare con ogni mezzo condizioni di instabilità in Europa per favorire un dollaruccio ormai snobbato, e diffondere una notizia di tale gravità può farlo, permangono tutti i dubbi sulla genesi della crisi italiana e sulla nomina del governo “tecnico” nato a novembre, mese dei morti e dei Monti.

Fatto è che a questo Popolo, paziente ma non fesso, si chiede di tirare la cinghia ed arrangiarsi; come se sinora avessimo scialacquato. Ad imporre austerità è un manipolo di milionari con pensioni da capogiro, grand commis di pubblica amministrazione e banche, ex boiardi di Stato ed illustri Carneadi parenti stretti di qualcuno importante. E lo fanno non essendo stati eletti in consultazioni democratiche, ma con l’appoggio di un Parlamento la cui ragion d’essere è solo l’agognata pensione da “onorevole”. Nobilissimi intenti, come si vede. La cosa, ovviamente, è ridicola nei modi e nelle ragioni, perché è lampante che la crisi ha origine proprio negli ambienti da cui provengono questi gentiluomini e gentildonne. Qualche “furtiva lacrima” ministeriale sugli annunciati sacrifici aggiunge pathos: parlano di sacrifici umani. Che puntuali giungono in questi giorni, con suicidi a catena di pensionati minacciati dall’INPS ed imprenditori ricattati da Equitalia.

Ora, che per colmare un deficit insanabile causa signoraggio bancario, basti aumentare la benzina e le tasse, non illude più nessuno, tranne questi Nobel dell’economia. Dobbiamo ricordare che il compito, trenta e passa anni fa, al vituperato Andreotti riusciva meglio. Loro, però, “hanno fatto la Bocconi”: solo una sillaba di differenza dalle ministre del governo precedente.