Cinquanta sfumature di marrone
Prendo spunto dal mediocre best seller estivo per descrivere una
sensazione comune a molti, quella di vivere in una nazione circondata non da
mari limpidi e pescosi, ma da materia di altra natura e provenienza. Sulle cui nuances di colore rimando al titolo di
questo pezzullo.
I tecnici chiamati dal vecchio del
colle con disinvolta operazione ai limiti della costituzionalità, e forse con vulnus alla Costituzione stessa,
sarebbero venuti a miracol mostrare. La situazione è sì mutata, ma in peggio:
la disoccupazione è raddoppiata, lo spread
(questo spauracchio per gli stolti) ed il debito pubblico pure, e la gente
che non arrivava alla quarta settimana ora digiuna già alla seconda. Cambiando
l’ordine dei malfattori, il prodotto non cambia. Rimangono persino uguali le
dichiarazioni ottimistiche rilasciate durante le visite all’estero (“La crisi è
finita”), il che dimostra che è l’attore a fare la fortuna di una battuta
canzonatoria per il Popolo. Siccome a pronunciarla adesso è “una persona
seria”, stampa e TV di regime strombazzano in prima pagina.
In tempi non sospetti dicevamo
che non sarebbe servito sostituire un comico bolso con un triste maggiordomo
bancario, ma dobbiamo ammettere che avendo sospeso questa imitazione di democrazia
col negare le elezioni, si è comunque fatta chiarezza. Dice il Banal Grande
agli Italiani che il voto fa male e che
per qualche anno ancora non è opportuno praticare il vecchio gioco delle schede
e dell’urna, anche perché sul corpo elettorale rimangono le cicatrici di questi
atti di autolesionismo compiuti dalla fine della 1a Repubblica. Sono qui a
dimostrarlo l’astensionismo pauroso e la crescente fortuna politica di grilli
ed altri simpatici ortotteri.
Detto questo, ci sia permessa una
chiusura tranchant. Ascoltando
SuperMario in TV ci sovviene il tagliente aforisma di Oscar Wilde: "Meglio tacere e far finta di essere stupidi, piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio".
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