Dei relitti e delle iene
Recita il primo articolo della
nostra Costituzione che questa Repubblica democratica è “fondata sul lavoro”.
Non è ancora una barzelletta ma diverte: contrappunto umoristico
all’affermazione “Il lavoro non è un diritto”, che una signora, accidentale
ministra di questa stessa Repubblica, rilascia in un’intervista al Wall Street Journal. La prèfica
piangente non è nuova a queste boutade,
parola che dalle nostre parti traduciamo con un vocabolo assonante ma più
sapido.
Ora, che la carta fondamentale
dello Stato fosse destinata de facto
ad un uso alternativo quantunque ecologico, lo avevamo già sospettato nei due
giorni in cui il tiranno sul colle aveva nominato prima senatore e poi premier uno dei valletti di bordo del Britannia. Se volessimo ascrivere
illustri ascendenze ai protagonisti ed al gesto, potremmo ricordare Caligola ed
il cavallo Incitatus. Salvo pentirci subito della similitudine incauta ed
offensiva verso la memoria dell’imperatore e del suo nobile destriero, quello
sì innocuo senatore ad honorem.
Come in tutte le calamità, pure
oggi tra le macerie primeggiano traditori e ladri. Maggiore la rovina procurata
al cittadino indifeso, maggiore anche il loro vantaggio personale, spendibile
in incarichi nelle usurocrazie che governano il mondo. La nota di speranza è
nelle generazioni giovani ed arrabbiate che occupano le piazze incuranti della
repressione brutale. Quando un regime ricorre alla forza per zittire persino il
pacifico dissenso, è il segno dell’imminente redde rationem.
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