venerdì 25 marzo 2016

Il galatino anno XLIX n° 6 del 25 marzo 2016

Paltito democlatico

Nell’indifferenza generale e nonostante martellamenti televisivi (su quale zona del corpo umano preferiamo non raccontare), si tengono consultazioni farlocche in cui i militanti politici scelgono il loro candidato. Succede pure che un tale partito (in effetti “partito” da molto, ed arrivato a distanze siderali dal comune sentire), decida che a Milano il candidato “suggerito” dall’alto debba vincere a tutti i costi la competizione. Come fare, posto che il soggetto in questione incombe pesantemente sulle pudenda degli iscritti? Semplice: arruolando un esercito di immigrati e facendolo votare dietro congruo compenso. La scena degli occhi-a-mandorla in fila davanti alle sezioni, rubata da impietose videocamere, ricrea plasticamente la Pechino di Mao durante un congresso del glorioso Partito Comunista Cinese, ma denuncia la novità del voto a tariffa. La trovata geniale ha a che fare con la libera espressione dei cittadini, quanto i governi italiani col consenso popolare, cioè nulla. A riprova di quanto affermiamo, questo stesso partito fa resistenza dissimulata al referendum sulle trivelle: dice, non dice, promette, rimanda. Quando è la Gente ad organizzarsi in autonomia, il partito si sente spiazzato, esautorato del suo potere di mobilitazione ed indirizzo.
Attenzione: non è che diverse aree politiche, al confronto, siano giardini odorosi di violette e ciclamini; la situazione è altrettanto degradata, se non più. Persino là dove il candidato sia scelto modernamente on-line.

Sicchè, istruiti da cotanta ostentazione di “democrazia” (“tienimi lu quaiu”), ci sentiamo di proporre anche qui al paesello le “Galatinarie”. Vogliamo essere proprio noi cittadini (gratis, s’intende) ma anche cinesi ed altri ospiti prezzolati di ogni possibile provenienza dall’orbe terracqueo - all’ombra di accoglienti gazebo - a decidere da chi farci prendere per i fondelli per i prossimi 5 anni. 

Nessun commento:

Posta un commento