Eleganza
perduta
Sandro Pertini era
solito passeggiare per le vie di Roma senza scorta, mentre fumava la sua
immancabile pipa, e fermarsi a conversare amabilmente con le persone. Si poteva
e si può essere d’accordo o meno con le sue idee ed il percorso politico, ma
gli si deve riconoscere la popolarità di cui ha goduto, visivamente percepibile
dalle sue uscite pubbliche, prima da Presidente poi da privato cittadino.
Dal punto di vista
istituzionale, possiamo considerarlo una “cerniera” tra i predecessori nella
carica, concepita come un ruolo notarile ed asettico, ed i successori, a
cominciare da Cossiga detto “il picconatore”, che trasformarono la più alta
istituzione in qualcosa di pericolosamente diverso, fino alle ultime
degenerazioni golpiste. E qui mi taccio: consapevole che in questo strano Paese
è ancora previsto nel codice penale il vilipendio del Presidente della
Repubblica (art. 278).
Premetto quanto sopra per
introdurre una considerazione personale. C’è un giovanotto che inquadra lo
Stato e le sue istituzioni come un’aziendina privata, in cui piazzare a
piacimento amici e conoscenti. Il ragazzo ha una tale disinvoltura nei modi,
possiamo dire un cinismo rivoltante, che credo passerà alle cronache (alla
storia no, sarebbe indebito riconoscimento di qualità politiche non possedute)
per una frase sarcastica rivolta al suo predecessore: “Stai sereno”, il giorno
prima di scalzarlo nell’incarico.
Ora, il fatto che un
sorriso ebete appaia in ogni trasmissione, a parte le previsioni del tempo (per
adesso, ma non disperiamo che avvenga presto), non implica che la popolarità di
un politico sia in ascesa. Anzi, forse è il contrario, come dimostra la
necessità di una scorta di protezione esagerata, un esercito di centinaia di
agenti e decine di auto blindate per ogni presenza in appuntamenti pubblici, ad
evitare disordini e contestazioni.
Ma comunque, fanciullo
mio, “stai sereno”. Altro dirti non vo’.
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