La
mente e la pancia
Al momento in cui
scriviamo queste righe, si sta votando per il referendum costituzionale.
Non conosciamo ancora
il risultato, ma quello che possiamo affermare con certezza è l’infimo livello
politico delle motivazioni portate per il “SI”: la consultazione è stata
presentata come una sorta di plebiscito sul terzo dei premier non eletti,
certamente (nostra opinione personale) il meno capace ed il più presuntuoso
della funesta triade Monti – Letta – Renzi creata nelle sale quirinalizie, perciò
non scelta da suffragio popolare. E su certe manovre e promesse della presidenza
del consiglio prima del 4 dicembre, qualcuno ha adombrato l’ipotesi del voto di
scambio, non senza fondatezza di argomentazioni. Non una parola possiamo infine
dedicare alla campagna di certi “politici” cari al premier, per non impregnarci
dello stesso odore di friggitoria sparso da questi.
Il fronte del “NO” ha
fatto balenare all’elettorato la possibilità che le modifiche proposte siano
uno scivolamento indolore nella dittatura, adducendo ineccepibili motivazioni
di diritto costituzionale, suffragate da voci autorevoli del panorama
accademico, che in tutta onestà pochi – i più acculturati – hanno potuto
pienamente recepire. Dicono questi, si modifichi la Costituzione, la si renda
adatta ai tempi, ma senza stravolgerne l’impianto e le garanzie. La logica
della giurisprudenza, come sappiamo, appassiona un pubblico piuttosto ristretto
ed antropologicamente diverso dai telespettatori di talk show. È una
percentuale di votanti che non sposta di una virgola il risultato, purtroppo. E
purtroppo ancora, chi poteva fare onesta e chiara informazione popolare è stato
trascinato nelle dispute da bettola ed ha finito per fare il gioco dei
venditori di pentole al potere. Di populismo colpisci, di populismo perisci.
Vedremo come finirà. Vorremmo
essere ottimisti.
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