martedì 28 dicembre 2010

Anno nuovo sermoni vecchi - 28 Dicembre 2010

I messaggi politici di fine anno: ipocrita formalità spacciata per dovere istituzionale. Declamare le stesse frasi trite e ritrite è uno sfoggio di magniloquenza cui si sottraggono in pochi. Da S.E. il Presidente on. Banal Grande, al rag. Cetto Laqualunque ultimo assessore del più sperduto paesello, tutte le alte e basse “Cariche Pendenti” dello Stato avvertono l’insana urgenza di dispensare urbi et orbi i loro fervidi voti augurali, come gemme di sapienza.
Ecco che spegnere la tv la sera del 31 dicembre diventi necessaria profilassi di igiene mentale e tutela delle ghiandole riproduttive virili: mens sana in corpore sano.
Davanti allo schermo, recitate con devozione il mantra catartico tramandato da saggi bonzi shintoisti: “Cce m’anu bbinchiatu!” (o equipollente formula fanculatoria di Vostro gradimento), poi pigiate il tasto rosso sul telecomando. La soporifera liturgia quirinalizia sparisce come per incanto, rendendo il Vostro cenone più leggero e conviviale. Questo rito propiziatorio Vi associa di diritto alla Confraternita Giacobina degli Apoti (quelli che “non se la bevono”), di cui posso vantare il Gran Priorato.
Benvenuti allora, e buon 2011!

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