S.S. Pietro e Paolo - Finale 0-3 (ai rigori)
Esattamente come due anni fa, la cronaca della processione
dei Santi Patroni diventa oggetto di sarcasmo popolare. Nel 2010 una contesa
tra Signore per questioni di precedenze
nel corteo ha costituito un prologo profano allo svolgimento del rito religioso.
Quest’anno è stata la concomitanza con la finale degli europei di calcio a
scandire tempi e modi della processione. Piccola parentesi: non deve destare
eccessiva meraviglia quello che leggerete, perché in questa Città si è vista
persino una statua della Madonna fermarsi al rosso per dare la precedenza in
via Gallipoli, svoltare in Corso Luce tra auto ferme al semaforo ed autobus
della Sud Est pieni di studenti e pendolari, ed infine farsi strada verso il centro
in mezzo al traffico, con codazzo di scooter strombazzanti. In quanto ad
originalità delle tradizioni religiose, Galatina è all’avanguardia.
Quindi, se non si stupisce l’estensore di queste righe, altrettanto
non si scomponga il lettore al racconto della velocissima parata dei Santi
Pietro e Paolo per le vie cittadine, cominciata con largo anticipo rispetto al programma
per consentire la comoda visione di Spagna-Italia, di fatto cogliendo
impreparata la gran massa dei fedeli; ed infine trasformatasi in una vera e
propria corsa contro il tempo, nel senso letterale del termine. Perché il
solenne, ritmato incedere della processione è andato via via accelerando sino
quasi ad un passo da bersaglieri in parata: è solo mancata la fanfara del
“Garibaldi fu ferito” per stravolgere totalmente il senso della manifestazione.
Che è apparso però solo in ultimo, quando le pittoresche divise ed i labari
delle confraternite sono spariti come d’incanto, lasciando il posto a
bandieroni tricolori, magliette azzurre e vuvuzelas,
in omaggio alla vera fede di questo popolo strano: quella per la magica sfera
di cuoio.