Con
decenza parlando
Ab antiquo e fino
al periodo post bellico precedente il boom economico, presso
le popolazioni rurali che allora costituivano la maggioranza, era
familiare un manufatto in terracotta o metallo smaltato di forma
cilindrica, con manici robusti e bordi superiori ripiegati, di
fattura frugale e disadorna, avente altezza e solidità tali da
consentirne l'utilizzo ad un adulto in postura seduta. La funzione
del rustico arnese era esattamente quella che state immaginando.
Veniva in genere
conservato in uno stanzino adibito all'uopo lontano dalle abitazioni,
in ragione della intima e personalissima destinazione d'uso.
Si accenni
necessariamente ma fugacemente – per non cadere nella didascalia e
per non ingenerare nel lettore comprensibile disgusto – allo
spargimento successivo del suo contenuto quale fertilizzante
naturale. Tale abitudine, all'epoca del tutto ovvia, oggi otterrebbe
ogni certificazione ecologica.
Ciò che descriviamo non
costituisce esperienza diretta, nessuna prova “sul campo” quindi:
ne siamo edotti dai racconti di una generazione che, o non è più,
oppure ha la fortuna di aver raggiunto un'età venerabile in ottima
salute di mente e di corpo. Forse anche grazie alla tempra di certe
pratiche salutistiche.
Ora, premesso quanto
sopra, è curiosità intellettuale del narrante risalire idealmente
il percorso semantico che ha portato il lemma greco antico, indicante
in origine una coppa in uso pure per libagioni sacre, a mutare
significato nei secoli fino ad identificare una persona di
scarsissime qualità morali; ed ai nostri giorni – invariabilmente
– il politico tout court, senza
distinzione di schieramento ed “ideale” (?).
Chi ha ipotesi plausibili
si faccia avanti.