Frammenti di un
discorso noioso
Sabato, ora di pranzo, squillo di
telefono. Sullo schermo appare un numero, prefisso 02: rispondo, con sommo sprezzo
del pericolo. Voce di donna giovane, italiano approssimativo quanto
volenteroso, accento dell’est Europa.
“Signor Pasquino Galatino?”
“Sono io, chi è?”
“Buongiorno signor Galatino, sono
Alessandra del Gruppo Assicurativo ACME, disturbo?”. Mentre parla, immagino che
questa Alessandra potrebbe in realtà chiamarsi Yulia o Dana o Evghenia
“Ma no, guardi, speravo davvero che qualcuno
mi chiamasse all’ora di pranzo”
“…..” (secondi di silenzio, poi risatina
nervosa: ha capito la battuta)
“Le posso chiedere due minuti per
un’intervista?” (si sente che sta leggendo)
“Tolto il primo, gliene resta un altro:
dica pure”
“Posso chiederle il titolo di studio?”
“Laurea”
“In quale settore?”
“Pedagogia degli ortaggi a foglia larga”
“…..” (silenzio imbarazzato)
“Ha già un’assicurazione infortuni e
malattia?”
“No, perché?” La mia mano sinistra
regge il cellulare, la destra compie l’osceno gesto apotropaico
La ragazza comincia a magnificare i
vantaggi della polizza, poi domanda: “Lei pratica sport estremi?”
“Sì”
“Di che tipo?”
“Contraddire
mia moglie”
“…..” (silenzio intergalattico). È in crisi di identità
“Possiamo
inviarle un preventivo polizza via email o sms?”
“Anche
con piccione viaggiatore”
“…..”
(silenzio tombale)
“Grazie
signor Galatino, e buona giornata”
“Grazie
a lei per avermi allontanato dal piatto, buon lavoro”