Terra
di nessuno
Nel 1969 un professore dell’università
americana di Stanford condusse un esperimento di psicologia sociale che
riportiamo sinteticamente: due auto identiche furono lasciate abbandonate. La
prima nel famigerato quartiere del Bronx a New York, la seconda in una zona
residenziale in California. L’auto a New York venne vandalizzata e distrutta in
poco tempo, quella a Paolo Alto rimase intatta finché il ricercatore ne
infranse un vetro. Allora anche questo esemplare seguì la sorte della prima.
Esperimenti analoghi confermarono negli anni seguenti la “teoria delle finestre
rotte”: un piccolo episodio di degrado dell’ambiente urbano, se non riparato,
genera un crescendo progressivo di disordine, vandalismo e violenza che poi è
difficile da contenere se non con misure eccezionali.
Cosa vogliamo dire: le città hanno centro e
periferie. Curare gli arredi pubblici, il decoro e l’estetica dei “salotti
urbani” è opera meritoria per la cultura e la civiltà cittadine e, più
prosaicamente, al fine di valorizzazione turistica e commerciale. Ma le periferie, anche più densamente popolate
del centro, meritano uguale attenzione. Quando interi quartieri sono lasciati
senza la vigilanza, costante e visibile, delle forze dell’ordine; se pochi
esaltati hanno libertà di deturpare gli spazi pubblici coi resti dei loro banchetti
itineranti (bottiglie vuote, contenitori della pizza, lattine); quando scorribande
stradali tossiche ed alcoliche ed improvvisati rave party sino alle 4
del mattino diventano la colonna sonora del “riposo notturno” dei residenti (contribuenti
ed elettori come gli altri), allora si può tranquillamente affermare che la legge
è uguale per quasi tutti.