Tanto
va lo schiavo all’urna che si sente cittadino
L’impianto dottrinale di molte religioni si
fonda sulla promessa della futura beatitudine perenne, ricompensa ad un
presente di sofferenza e privazioni fisiche e spirituali. Il devoto osservante offre
le sue tangibili mortificazioni nell’ipotesi di un premio che verrà, ma “dopo”,
non qui e non adesso. Pare di capire, potremmo sbagliare, che il presente
indicativo non sia il tempo della gratificazione destinata al fedele. Passato
(prossimo o remoto, poco importa) di peccato contro futuro (semplice,
anteriore, non sappiamo) di redenzione eterna.
Il problema si pone quando il periodo dell’afflizione
della carne e della contrizione si espande a dismisura ed abbraccia quasi una
vita intera: allora qualcuno, incerto nella fede, è portato chiedersi se il
differimento della ricompensa, rimandata ad un domani ultraterreno, perciò non
apprezzabile dai sensi, non nasconda il vecchio adagio salentino che vorrebbe “lu
poi parente de lu mai”. Non abbiamo alcun titolo per confortare i dubbiosi o
argomentare con i dogmatici incrollabili.
Parliamo indegnamente di religione quando
vorremmo disquisire di politica negli stessi termini. È prossima la
consultazione elettorale europea. Si chiede una partecipazione corale,
massiccia, ad un esame che lascia indifferente o apertamente ostile la
maggioranza degli elettori italiani. Ovvio spiegarne i motivi: l’Europa unita e
la sua moneta unica sono state reclamizzate come un paradiso terrestre, in cui
tutti saremmo stati più ricchi lavorando meno (vero, onorevole professor
Prodi?). La realtà mostra un esito specularmente contrario, in uno scenario in
cui la BCE si sostituisce ai governi ed adotta misure impopolari e punitive per
i comuni cittadini; misure che erano sinora di natura squisitamente politica. Ci
è stato venduto il controllo invasivo delle nostre esistenze, salute in
primis, attuato mediante severe limitazioni, come la panacea per le
insicurezze portate dall’immigrazione, dalle nuove “provvidenziali” pandemie di
incerta origine, dalle guerre vicine e lontane. Alcuni Capi di Stato già parlano
senza censure della missione di contingenti armati nelle aree di crisi in Medio
Oriente ed Europa Orientale, con l’ipocrita intestazione dell’intervento
“umanitario”. Non meraviglia, quindi, che “la gente”, a cui tutti i politici
dicono di ispirarsi, si senta tradita dalle istituzioni comunitarie tra le
quali, purtroppo, il parlamento che si andrà ad eleggere è quella col minore potere
decisionale. L’Europa delle élites appare oggi ben altro rispetto al
disegno dei suoi teorici e padri fondatori, Altiero Spinelli in testa.
Col favore dei finanziamenti di George
Soros, “padre nobile” degli speculatori della lira italiana, opera un movimento
che si appella +Europa, per sfacciataggine o masochismo non è dato sapere. Lo immaginiamo
destinato a memorabili successi elettorali.