Luglio, col bene che ti voglio
Tra tutti gli Enti, il Comune ha il volto a noi più familiare. Dirlo sembra superfluo, ma interloquiamo col più vicino dei terminali della Pubblica Amministrazione per ottenere città pulite o scuole efficienti. Servizi immediatamente tangibili, che presuppongono non tanto un meccanismo ben rodato ma soprattutto risorse finanziarie, vulgo “piccioli”. Proprio quelle risorse, che l’ultima ingegnosa manovra licenziata dal Governo intende sottrarre copiosamente agli Enti locali, oltre che a quei noti, spregevoli nababbi dei pensionati italiani. Per destinarle, scommettiamo?, a ripianare in parte il deficit statale, si ribadisca ad alta voce, formato anche dai 400 milioni spesi per gli ultimi referendum che non si è voluto accorpare alle consultazioni precedenti; dai 700 e passa che costituiscono il rifinanziamento alle missioni militari all’estero; dal peso dei vari Enti inutili oppure, è appena il caso di ricordare, dal costo delle migliaia di auto blu e voli di stato che generosamente si concedono i “nostri cari”: e si intenda quest’aggettivo come “costosi, superflui, larghi di manica (col denaro dei contribuenti)”. Nell’obiettivo della sobrietà richiesta a tutti, si inquadra forse l’encomiabile esempio che viene dall’ultimo Consiglio comunale, entrato di diritto nel Guinness dei primati per brevità e concisione dei discorsi. Sono soddisfazioni.
E piace annotare come, anche in periodo di ristrettezze, nella nostra Galatina ci si impegni a riasfaltare alcune vie del centro (ma il Rione Italia ancora aspetta, speranzoso, qualche attenzione) od a ripulire e piantumare le aiole della “pupa”, sia pure per munifica opera di privati. Passa in secondo piano la temperie politica di cui ci riferisce il Direttore nel suo editoriale. Le fibrillazioni della maggioranza sono, per così dire, l’abituale rumore di fondo cui non facciamo più caso: e non parliamo in particolare di quest’ultima Amministrazione né specificamente di Galatina, perché le vicine Lecce, Nardò e Gallipoli hanno vissuto e vivono le nostre stesse incertezze degli ultimi anni. Quindi, incuranti di inciuci e pettegolezzi, lasciamo pure che la natura politica faccia il suo corso, impedendole magari di infierire crudelmente sulle nostre già temperate gonadi; e guardiamo con ottimismo il bicchiere mezzo pieno. Vorremmo che ci fosse consentito di gustarcelo seduti in una piazza S. Pietro priva non solo di fioriere (torneremo a parlare della vexata quaestio), ma soprattutto di auto: chiediamo troppo?
Bonu ‘state a tutti.
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