Se
telefonando
È ancora
un’intercettazione telefonica a delineare la curva discendente di un uomo
pubblico. La familiarità acclarata tra Vendola e la famiglia Riva, proprietaria
dell’ILVA, non aggiunge elementi di novità al quadro comportamentale del Presidente
Poeta, essendo già note le sue frequentazioni con la Confindustria nordista,
inquinatrice di coscienze oltre che di ambiente. Quello che forse ha deluso –
ma solo chi si era illuso, sulla genuinità della proposta vendoliana – è
l’evidente contaminazione da contatto col cinico animus dei Riva, il cui rampollo Fabio viene a sua volta intercettato
mentre (latitante) si esprime con misurata eleganza sui morti tarantini per
tumore: “Minchiate!”.
En
passant: l’acciaieria ILVA, di proprietà pubblica, valore
stimato dell’epoca 20.000 miliardi di lire, fu ceduta dall’onesto Romano Prodi
ai Riva per 1.649. Uno dei tanti “affari” delle
privatizzazioni-spoliazioni del patrimonio dello Stato, eseguite per conto
terzi dalla Banda Bassotti (la ciurma di basso rango del “Britannia”).
Per onestà
intellettuale prendiamo atto dell’autodifesa di Vendola Nicola detto Nichi, criptica
come le sue immaginifiche acrobazie lessicali, lubrificante necessario ad ogni terapia
politica – per quanto dolorosa – somministrata alla Gente di Puglia non per os ma per altra via. E ricordiamo
una campagna elettorale giocata sulla “diversità” del nostro Governatore, che
poi tanto diverso dalla casta ha dimostrato di non essere. Però dobbiamo pur
trarre da questa ed altre misere cronache una morale universale. Non sono gli
uomini, non è il loro colore politico, non sono infine i comportamenti, tutti omologati
verso il basso, ad imporre il radicalismo della tabula rasa. È un edificio istituzionale corrotto dalle fondamenta che
va demolito: ma già si vedono le prime squadre di picconatori radunarsi in
vista del 9 dicembre.