Ultime dal fronte
Domenica pomeriggio dopo una
settimana di lavoro intenso: ho davanti a me la pagina bianca di “Word”, mentre
il Direttore aspetta con una commovente, mal riposta fiducia, il consueto pezzullo che avrei dovuto inviare già venerdì.
Il termine perentorio è tacitamente ma infruttuosamente slittato al sabato, ed
ora eccomi qua senza un barlume di idea.
Scartato il tema “politica locale”,
argomento che altri hanno a cuore e sviscerano con maggior cura, dovizia di
particolari e soprattutto robustezza di stomaco, non resta allora che occuparsi
della parabola discendente del Masaniello contemporaneo: quello che una figura
retorica di facile effetto detta paronomasia, descrive come precipitato in
questi giorni dalle 5 stelle alle 5 stalle (e così abbiamo dimostrato anche di
saper consultare Wikipedia). Al qual personaggio dedicammo qualche tempo fa una
nostra poesiola, poi copiata e stravolta da altri con effetto grottesco. Transeat.
Il comico-ortottero ha creato e
guidato sinora con piglio dittatoriale – e menomale che vorrebbe rappresentare
la vera democrazia – un movimento nato alternativo al regime dei partiti. Ma,
come il Masaniello originario che, cooptato a palazzo per sedare la rivolta popolare
da lui capeggiata, poi assunse i vezzi e le follie dei nobili che voleva
esautorare, anche questo suo moderno epigono genovese mal reagisce alle
critiche della sua stessa base. Proprio vero che il potere dà alla testa. Dopo le
epurazioni dei parlamentari ribelli alla rigida disciplina del movimento
(persino il parlare con i giornalisti è sottoposto a permesso), ora Grillo
annuncia il ritiro ed affida la sua creatura politica ad un direttorio
ristretto di “fedelissimi”, una specie di guardia d’onore del “capo”.
Non mi illudevo che la novità
politica degli ultimi anni potesse scardinare il sistema, anzi la vicenda mi
rafforza nella mia idea che il riscatto del nostro Meridione non possa passare
per vie istituzionali.
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