Torna ‘o Salento
(spira tanto sentimiento)
Il
bilancio provvisorio dell’estate salentina ci consegna un quadro abbastanza
eloquente del successo della nostra offerta turistica. Però è bene operare
alcuni distinguo. Il brand “Salento”
riscuote consenso quasi unanime tra i visitatori, ma premia immeritatamente anche
operatori improvvisati o per nulla attenti alla fidelizzazione dei turisti:
quello che in termini commerciali si definisce caring. Come negli scorsi anni, è Gallipoli (sedicente “perla dello
Jonio”) a distinguersi in peggio. Affitti esorbitanti anche per veri
bugigattoli; street food, ovvero ristorazione
popolare, dai prezzi assurdi. Il gustoso ma semplice rustico venduto a 5 € è un
esplicito invito a non tornare e fa il giro nazionale dei media. Onesta, al contrario, la gestione turistica della costa
adriatica, saggiamente rivolta ad un ospite più ricercato. Ed infine, l’entroterra
salentino sceglie di destagionalizzare, ben facendo: ci sono gli strumenti per puntare
al turismo culturale, gastronomico ed enologico. Galatina può imporsi in questa
nicchia di mercato se imprenditori ed amministrazione perseguono lo stesso
obiettivo.
È
difficile per tutti gli operatori del settore mantenere gli attuali flussi
senza acquisire doti professionali. A pochi kilometri dalle nostre spiagge, la
vicina Albania si affaccia al mercato delle vacanze con ottime potenzialità:
coste ancora intatte, mare cristallino, strutture ricettive moderne, prezzi
assolutamente competitivi. Un concorrente temibile per chi pensa che bastino sule, mare e vientu ad attrarre il
turista balneare, smaliziato ed attento al portafoglio.
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