venerdì 28 febbraio 2020

Il Galatino anno LIII n° 4 del 28 febbraio 2020





                                            Il Bel Paese

Nel suo lavoro “Teologia politica” (1922), Carl Schmitt teorizzava che “Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione”. Intendeva spiegare che, in situazioni sociali e politiche di particolare gravità, il capo di Stato o di governo detiene il potere di limitare o sospendere il rispetto delle leggi scritte e dei diritti individuali e collettivi, allo scopo di superare la crisi. Un’interpretazione estensiva ed arbitraria di questa teoria, e le suggestioni del deus ex machina, il capo carismatico descritto da Max Weber, che in Italia chiamarono “uomo della Provvidenza”, hanno portato alla tragedia delle dittature europee della prima metà del secolo scorso.
Lo stato permanente d’eccezione (recessione, disoccupazione e povertà crescenti, crisi istituzionale) instaurato dopo l’azzeramento politico susseguente a Mani pulite, è all’origine di una serie di governi privi dell’autorevolezza certificata dal suffragio popolare, quindi delegittimati, ma retti dalla precaria fiducia di maggioranze raccogliticce che di volta in volta si coagulano ed evaporano in aula secondo convenienza, col solo obiettivo della conservazione delle poltrone parlamentari e dei relativi privilegi. Chi avrebbe il potere ma, a questo punto, soprattutto il dovere istituzionale di sciogliere le Camere e rimettere al giudizio del sedicente Popolo sovrano la soluzione dell’impasse, al contrario sospende il diritto garantito dall’art. 48 della tanto venerata (a parole) Costituzione della Repubblica.
Tace il Popolo sovrano, impegnato in questioni di maggiore gravità: Sanremo e lotta scudetto.