I
maestrini dalla penna rossa
La dialettica politica è il sale della
democrazia, e le critiche al governo cittadino da parte della minoranza sono esercizio
di libertà e stimolo al ben amministrare. La schermaglia si inasprisce in
campagna elettorale, ma sarebbe corretto applicare all’avversario politico lo stesso metro di giudizio usato per sé
stessi. Se una fazione, dopo aver governato per
anni e con varie coalizioni, lascia debiti non lievi a chi subentra, prima di emettere
sentenze dovrebbe chiedersi: nel risanare un disavanzo ereditato, avrei fatto
meglio? Ed allo stesso tempo, avrei assicurato ai cittadini livelli minimi di servizio
pur non potendo, causa stato di predissesto, indire concorsi per la copertura
di posti vacanti indispensabili al funzionamento della macchina burocratica comunale
(urbanistica, polizia, per dire)? È bene
ricordare che pure un accesso ai bandi di finanziamento, che abbia probabilità
di essere accolto, necessita di risorse umane esperte. Ed il PNRR è lì a
dimostrarcelo.
Si è ironizzato sulla terza inaugurazione
del teatro il cui restauro, iniziato grazie alla lungimiranza di altra
amministrazione, con questa però ha visto il completamento dell’ultimo lotto di
lavori e la consegna alla fruizione della città; abbiamo ascoltato anche sarcasmi,
francamente evitabili, persino sul riconoscimento del marchio registrato per una
specialità locale d’eccellenza, sigillo ufficiale di un nostro primato conteso
da altre realtà vicine, e sui relativi cartelli stradali. Sono risultati da
poco oppure traguardi apprezzabili? Non abbiamo titolo per attribuire onori e stilare
classifiche, di certo si è fatto qualcosa – piccolo a grande che sia – di non realizzato
prima, quando si avevano a disposizione mezzi finanziari ora mancanti. Ci chiediamo:
nel passato la città è stata così spesso all’attenzione dei media nazionali? Ha
avuto i flussi turistici destagionalizzati che si accolgono oggi? Questo in
tutta onestà dovrebbe domandarsi chi sale in cattedra col ditino alzato a
rivendicare a suo merito lavori stradali e pubblica illuminazione.
Si può fare altro e meglio, certamente.
Magari, vecchissimo problema, si potrebbe impostare il progetto della dignitosa
sistemazione di viabilità interna ed ingressi in città, in primis ponti o
sottopassi per evitare il tracciato ferroviario. Oppure (è concessa ogni
personale scaramanzia) proporsi come sede per un sito di cremazione, civilissima
pratica oggi impossibile nel leccese, posto che la Provincia sta individuando i
centri candidabili. Due suggerimenti tra tanti.
Sul vezzo di criticare sempre e comunque, diceva
un vecchio: “Simu tutti mesci”. Quanta saggità in quelle palore.