“Ho
udito cose che voi umani”
Quello dell’operatore telefonico
meriterebbe di essere annoverato tra i lavori usuranti. Richiede infinita pazienza,
cortesia, disponibilità, inventiva. Prevede doti umane e professionali
spazianti dal domatore di felini di grossa taglia allo psicoterapeuta, dal
consulente aziendale e tributario al pio confessore. Ma a volte, molto raramente,
questa professione bistrattata concede impareggiabili soddisfazioni.
La bolletta: esoterico, indecifrabile papiro
affollato di codici alfanumerici, al cui confronto il manoscritto Voynich
appare una poesiola di Natale di terza elementare. Nella prosa del cliente che chiede
informazioni, la bolletta, o fattura che dir si voglia, è:
-
emanata (emessa)
-
bimestruale/trimestruale (inviata
ogni 2 oppure 3 mesi)
-
dilatata (dilazionata,
rateizzata)
L’operatore che risponde può, a seconda dei
casi, diventare effettivamente il signor Vodafone, il signor Enel, il signor
Sorgenia, proprietario dell’azienda; ed essere, perciò stesso, personalmente
responsabile del mancato invio della fattura, oppure del distacco dell’utenza,
o ancora dell’esosità dei costi, del canone RAI, ed infine di ogni virgola e
punto-e-virgola della bolletta. Ne consegue che (quasi mai) lodi e
(spessissimo) insulti e bestemmie debbano, per contratto, essere ascoltati e
metabolizzati con la grazia ed indifferenza del monaco buddista assorto in
meditazione, nonostante il fegato dilatato (quello sì, giustamente) e la
voglia di rispondere in rime baciate.
“E chest’è”, avrebbe commentato il
Bellavista di Luciano De Crescenzo.
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