domenica 28 aprile 2024

Il Galatino anno LVII n° 8 del 26 aprile 2024

 

Risate a denti stretti

   L’attore barese Uccio De Santis viene a Galatina per un suo spettacolo teatrale. Dopo cena, si intrattiene amabilmente e spiega che il ristorante che lo ospita è il secondo posto dove si mangia meglio in città. “Ed il primo?”, gli viene chiesto. “È il Comune!”

   Un proverbio afferma che i bambini, gli ubriachi ed i pazzi dicono sempre la verità. All’elenco aggiungerei anche i comici.

venerdì 12 aprile 2024

Il Galatino anno LVII n° 7 del 12 aprile 2024

 

Cercasi rappresentante

   C’è stato un tempo della politica italiana in cui un partito poneva al centro del dibattito pubblico la “questione morale”. Non spetta a noi stabilire se quel pulpito avesse titoli per impartire il sermone urbi et orbi, essendo stato acclarato il fatto che riceveva sostanziosi finanziamenti “sommersi” da potenze straniere, al pari degli altri movimenti; e che, nelle regioni e negli enti in cui governava, i risultati di gestione della cosa pubblica servivano a coprire un indirizzo molto discrezionale della distribuzione di posti ed incarichi: né più né meno di ciò che altrove facevano gli altri, verso i quali però quel partito nutriva il disprezzo generato dalla propria presunta superiorità morale, per qualcuno addirittura “antropologica”. Si può anche sorvolare sul fatto che, in tempi poco più recenti, ma non tanto da potersene dimenticare, quel partito è entrato con mani, piedi e cervello nel settore finanziario: ed ancora amministra cooperative, assicurazioni e banche ad imitazione del – giustamente – tanto vituperato turbocapitalismo, spesso senza poter vantare attivi di bilancio altrettanto floridi e remunerativi per gli azionisti. In un caso il pubblico erario (le nostre tasche) ha dovuto anche farsi carico della voragine debitoria di una antichissima banca, cara al partito ma più alle tasse pagate dal contribuente.

   Fatto questo lungo e noioso preambolo, non stupisce che alcuni fatti di cronaca giudiziaria in quel di Bari e, per par condicio regionale, dalle parti di Torino, abbiano rivelato ipotesi di reato da bassa manovalanza mafiosa, con modalità indistinguibili da analoghe vicende riguardanti esponenti di altri partiti. Riponiamo fiducia nel lavoro della magistratura e, sino a prova contraria, crediamo all’innocenza degli indagati. Una sola considerazione: la storia ci insegna che la sinistra nasce in difesa degli ultimi, dei deboli, dei non garantiti, il Popolo che in questo Paese, in questo momento storico, è maggioranza non rappresentata. Ecco a Voi la nuova, vecchissima, questione morale.

lunedì 1 aprile 2024

Il Galatino anno LVII n° 6 del 29 marzo 2024

 

Autorevolezza ed autoritarismo

   Credo che la figura paterna sia il “ruolo” che ha subìto l’evoluzione maggiore nel corso dell’ultimo secolo. Dal punto di vista storico, il cambiamento potrebbe farsi risalire all’ingresso imponente delle donne in fabbrica e negli uffici, per ricoprire i posti lasciati dagli uomini chiamati al fronte nel corso delle due guerre mondiali. Quella rivoluzione sociale, poi il femminismo e le lotte sessantottine per l’emancipazione dall’egemonia del modello cattolico, hanno radicalmente modificato l’architettura del nucleo fondante delle società occidentali (mediterranee in particolare), in cui la concezione affettiva oltre che “patrimoniale” della famiglia tradizionale aveva come perno e sovrano il pater familias, depositario di autorità indiscussa.

   Dopo gli anni della crisi di identità maschile conseguente ad una palingenesi del microcosmo familiare, al sovvertimento della sua gerarchia, alla rapida trasformazione dei rapporti tra genitori e figli e tra gli stessi genitori, è venuta alla luce una figura di padre totalmente diversa. Mi piace portare un piccolo esempio, vivo nei ricordi e per me illuminante su una certa epoca. Mio padre, nato nel periodo storico del nascente fascismo, proveniva da una famiglia della piccola borghesia in cui forma e sostanza dei rapporti umani coincidevano senza incertezze. Papà, il fratello e le sorelle si rivolgevano al padre con il “voi”, in maniera del tutto spontanea ed affettuosa, riconoscendo come valido l’esempio di vita a loro prospettato e l’autorevolezza del ruolo genitoriale. Un modo di porgere che a me sembrava molto singolare ed emblematico di un certo distacco tra genitore e figli, un’etichetta anacronistica. La realtà dei fatti andava oltre le apparenze, perché l’esteriore formalismo nascondeva un amore filiale sincero e ricambiato. A mia volta, come uomo di questa epoca, ho impostato con i miei figli un rapporto di intenso affetto tra pari, non “protocollare” come a me appariva (erroneamente, dico ora) quello della generazione che mi ha preceduto, e comunque teso a suggerire una spontanea adesione al modus vivendi improntato a regole etiche universalmente accettate: abusando delle ben note parole di Kant, “il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me”. Confido di aver formato due giovani adulti rispettosi di sé e del prossimo, ed il buon esito delle loro relazioni sociali me lo conferma.

   Vengo alla cronaca. Apprendo che gruppi numerosi di adolescenti molestano i cittadini, in pieno centro, nella sicurezza dell’impunità. Leggo talvolta (e questo è un refrain obiettivamente stucchevole) che “è la società/la scuola ad aver fallito”. Opinione personale, pertanto discutibile quanto si vuole: se il padre è una figura assente, o se il suo ruolo svilito si limita a “staccare l’assegno” della microcar; se questo genitore-educatore confonde autorevolezza ed autoritarismo; se il senso del dovere nell’adolescente è sostituito dalla pretesa dei propri (veri o accampati) diritti anche a discapito di quelli del prossimo, allora non è la società o la scuola ad aver sbagliato, ma chi non ha attrezzato il “pargolo” di mezzi educativi e patrimonio etico conformi al retto vivere in comunità.