Apre l’estate galatinese, come da tradizione, la Festa dei nostri Santi Patroni. Quest’anno la solennità della Processione è stata alleggerita, per così dire, dal gustoso siparietto profano offerto a devoti e turisti da un’esponente politica molto attenta alle gerarchie: tanto da pretenderne il rispetto persino nelle file del corteo. Ricordiamo un episodio minimo di vita cittadina non perché piaccia applicare intelligenza in maniera impropria, inzuppando ancora un biscottino già abbondantemente sbocconcellato da noi e da altri; nossignori, qui siamo chiamati all’arduo compito di trovare una ratio, un nesso logico che unisca la sfiducia ad un Sindaco firmata in carzonette ed il diverbio sguaiato per questioni di precedenze al seguito del busto argenteo di S. Pietro.
E questo fil rouge è lo svergognamento istituzionale: si sarebbe potuto e dovuto usare una colorita dizione più consona alla materia di cui trattasi, ma per disciplina naturale e per scelta di anticonformismo il nostro vocabolario non contempla espressioni meno che dignitose. Ci piace ancora impugnare il fioretto là dove altri combattono con armi chimiche.
Però sovviene il ricordo struggente degli Uomini che hanno rappresentato la nostra Città: si chiamavano Bardoscia, Caggia, De Maria, Fedele, Finizzi. Non occorre aggiungere altro ad un confronto impietosissimo. La constatazione evidente è che Galatina gode ancora, nonostante tutto, di menti raffinate ed aperte che purtroppo si tengono ben lungi dalla politica. Le pochissime intelligenze che cercano uno spiraglio per emergere restano soffocate dalla imperante mediocrità.
La festa è finita, “restano sparsi, disordinatamente, i vuoti a perdere mentali abbandonati dalla gente.” (Edoardo Bennato, Feste di piazza).
Buona estate a tutti.
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