Alcuni tentativi di pronunciamento del legislatore su questioni concernenti la sfera individuale, come l’eutanasia passiva, che dovrebbero restare intangibili dall’ordinamento giuridico, a mio avviso possono considerarsi evidenti ingerenze nella vita privata. Se in piena coscienza, consapevole di una incipiente malattia degenerativa che possa rapidamente portarmi allo stato vegetativo irreversibile, stabilisco per iscritto che in quel caso i medici non debbano accanirsi terapeuticamente per tenermi in vita, la legge non dovrebbe impedir loro di dare attuazione alla mia volontà. So bene che la dottrina cattolica ufficiale dice altro, lo si è visto in casi recenti e dolorosi, ma il magistero della Chiesa dovrebbe parlare alla coscienza del singolo credente, non condizionare Cesare, tenuto a legiferare con spirito laico ed imparziale. Questo il mio pensiero, certamente opinabile. Prendo atto che tanti uomini di religione hanno il mio stesso orientamento in materia, chiaro segno che la Chiesa non è un monolite appiattito sulle esternazioni di Bagnasco.
Premesso questo, mi piace riconoscere che in questi due anni le mie facezie, accolte con generosità da “il Galatino”, non hanno mai subìto censure, anche quando le posizioni sono state divergenti od opposte a quelle delle firme del nostro foglio. Questo stile appartiene ad una editoria che voglia non solo dirsi libera, ma esserlo nei fatti, particolarmente mentre l’informazione nazionale è imbavagliata e reticente. Di più: argomenti seri e profondi sono stati sì sviscerati, ma trattati con la leggerezza e l’autoironia propria di noi Galatinesi, talvolta ai limiti della dissacrazione. Però sempre con il rispetto dovuto alle altrui opinioni, almeno pari a quello preteso per le nostre. Direttore, in nessuna occasione mi è parso che i Tuoi interventi fossero meno che educati, sebbene pungenti; ed una battuta innocente sull’insigne biblista Farinella non può connotarsi come un delitto di lesa maestà. Mi riesce poi difficile immaginarTi con fez e camicia nera, ducetto “in sedicesimo” incline al manganello, anzi “clerico-fascista”: anatema che, maestra la Bindi, ogni buon democratico lancia per catalogare chi non si uniforma al pensiero politicamente corretto. A meno che il vetusto epiteto Ti sia stato affibbiato per la grave colpa di ignorare nome, scritti e gesta di ognuno dei “sacerdoti del dissenso”. Penitenziagite!
Ma ora scusami, devo chiudere in fretta questo pezzullo e correre: l’ultima marmellata di ricino che m’hai subdolamente propinato, dispiega già i suoi effetti malefici.