venerdì 11 novembre 2011

Il Galatino anno XLIV n° 18 dell'11 Novembre 2011

Invecchiare con stile, che fatica

Nel nostro immaginario la vecchiaia è quell’età della vita in cui la distanza dalle passioni consente di riconciliarsi col mondo e godere con serenità dell’affetto di parenti ed amici. È una sorta di preparazione al passaggio finale, come quando ci si abbandona dolcemente al sonno. Agli anziani si addicono saggezza e calma, predisposizioni dell’animo che gli antichi chiamavano atarassìa: su questo argomento ha scolpito parole definitive Cicerone nel suo Cato maior de senectute. Non posso non citare la grande scienziata Rita Levi Montalcini, sempre lucidissima a 102 anni: un esempio per tutti, ammirevole persino quando veniva letteralmente trasportata a braccia in Senato per tenere in piedi col suo voto decisivo il governo dell’ineffabile Prodi. Una scena triste che donava dignità all’anziana ricercatrice per toglierne, se ancora possibile, al dannoso politico emiliano. Giocando, voglio ricordare l’attore Sean Connery, per la gioia di tantissime ammiratrici: un mito di virilità ed eleganza persino ad 81 anni.

Ma abbiamo pure esempi di vecchiaia tribolata, e non mi riferisco allo status economico. C’è un guru che a sinistra, inspiegabilmente, gode da sempre di grande considerazione. Scrive su “la Repubblica” ed ha una sua rubrica nel settimanale di quel quotidiano, “il Venerdì”: è Giorgio Bocca, 91 anni. Per inquadrare l’uomo, è necessario un breve excursus: fascista duro e puro in gioventù (come tanti che però non hanno rinnegato), scriveva sul periodico “La difesa della razza”. Fu ufficiale alpino in guerra, ma al momento giusto fiutò il vento e divenne capo partigiano nella sua Cuneo. Nel “Tribunale del popolo”, a guerra già finita, da presidente firmò la condanna a morte di alcuni ex commilitoni fascisti. Dal dopoguerra in poi ha avuto una brillante carriera giornalistica, che lo ha condotto in diversi quotidiani e settimanali, ma anche in TV, in posizioni vicine alla casta demo-socialista al potere per 50 anni. È tra i fondatori del quotidiano di Eugenio Scalfari. La sua ondivaga, sofferta esperienza politica, salvo ulteriori piroette, pare concludersi con l’adesione convinta alla Lega Nord, che esplicita settimanalmente vomitando veleno su questo cancro della società italiana che saremmo noi meridionali. Deduciamo che il filo rosso che lega tutte le sue vicissitudini politico-professionali è un inguaribile razzismo.

Ora, posto che (come sanno tutti quelli che masticano cose di media e politica) chi collabora con “la Repubblica” e stampa collegata gode di una sorta di immunità pregiudiziale, e quindi ha ragione “a prescindere”, però c’è da chiedersi se Bocca abbia valicato quel labile confine che trasforma un venerato maestro in un vecchio rin.......ito. A noi, maledetti terroni, un giudizio politicamente scorretto.

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