Voterà? Non voterà? (chi ci legge lo saprà)
“Se votare servisse a cambiare qualcosa, non
ce lo lascerebbero fare” - (Mark
Twain).
L’Italia non è uno
stato sovrano. Lo era la parte più ricca ed evoluta della penisola, quella pugnalata
alle spalle nel 1860 dal Caino sabaudo, debitore del ramo francese dei
Rothschild. La sceneggiata squallida detta “Risorgimento”, in effetti una sanguinaria
rapina a mano armata, è fonte battesimale degli attuali disastri. Il regno e la
repubblica seguenti ereditano infatti i geni del tradimento, della corruzione e
del servaggio propri dei venerati “Padri della Patria” piemontesi.
È una colonia militare,
col territorio occupato da più di 100 basi USA completamente sottratte al
controllo delle nostre Forze Armate. Come a Niscemi dove la marina americana sta
impiantando un sistema di telecomunicazioni (sospetto di cancerogenicità) contro
il volere dei Siciliani e del nuovo governatore Crocetta. L’ultimo a tenere la
schiena dritta con gli USA è stato Bettino Craxi con il caso Sigonella:
sappiamo come ha concluso i suoi giorni. Le “missioni di pace” imposteci dall’ONU
sono né più né meno che guerre non dichiarate nei confronti dei paesi detentori
di risorse energetiche, in favore delle multinazionali petrolifere (esclusa l’italiana
ENI). Avremo a breve una superpolizia europea (Eurogendfor) dal potere molto
discrezionale e svincolata da qualsiasi autorità: l’unica analogia che si
ricordi risponde al nome di Gestapo.
È una colonia
finanziaria. In primis, non
abbiamo una moneta sovrana, ma la acquistiamo dalla BCE (banca privata, è bene
ribadirlo) in cambio di titoli del debito pubblico, ovvero cambiali firmate in
nome nostro e dei nostri figli. Poi le leggi in materia di spesa (sanità,
educazione, giustizia) sono soggette all’approvazione della commissione europea
gestita dalla BCE, secondo i parametri stabiliti dal MES (fondo di stabilità) su
cui, al pari della costituzione europea, nessuno di noi è stato chiamato ad
esprimersi.
Per quanto sopra, questo paese è una colonia politica, avente un parlamento ed un governo da corte ottomana
esautorati delle loro attribuzioni, tranne quella meramente decorativa di
ratifica delle decisioni prese a Francoforte, indipendentemente dal colore. In
questa comunità europea, però, il potere è asimmetrico. Alcune nazioni
comandano, altre eseguono: noi seguiamo ed eseguiamo. Prova recente ne sia che
il segretario del partito che un tempo proteggeva i lavoratori ed ora le fallite
banche di casa, è volato a Berlino ad implorare da Frau Merkel il placet al suo patto elettorale con
Monti. In caso di vittoria, i sedicenti eredi di Enrico Berlinguer finiranno di
affamare la povera gente in combutta con l’usuraio di Varese, per sostenere le
economie e le banche di Germania e Francia. L’esempio greco fa scuola.
Conclusioni (molto personali)? Sono tentato di evitare il
seggio per non svilire ulteriormente la mia dignità di cittadino e per non
restare deluso ancora una volta, avendo sostenuto un movimento di protesta che
potrebbe dividersi in parlamento sedotto dai milioni di euro che stanno
mettendo sul tavolo i danti causa internazionali di Mariuolo. In alternativa, non mi fido di ex magistrati che si ergono
a Savonarola del sistema (avendone fatto parte come funzionari): i precedenti
non depongono a favore. Purtroppo non vedo presenti nel mio collegio forze genuinamente
meridionaliste, le uniche cui darei il consenso. Abbondano invece gli ascari
portatori di voti ai potentati nordisti: supini manutentori dello status quo meridionale di colonia interna d’una colonia,
consumatrice di scadentissimi beni/servizi prodotti al nord ed esportatrice di tecnici
ed intellettuali low cost. Infine, verso
tutto il panorama politico itagliano nutro
un’incoercibile, atavica ripugnanza.
Perciò, come i Briganti contemporanei (a loro la mia simpatia
ed il mio affetto) che rifiutano in toto lo
stato che usurpa dal 1860 la nostra Nazione, forse rimarrò a casa per non
prestarmi alla farsa elettorale, in ossequio al motto antico “Guvernu ‘talianu guvernu bbuttanu”.