sabato 17 maggio 2014

Il Galatino anno XLVII n° 9 del 16 Maggio 2014

Ammoniti ed espulsi

Ho smesso di seguire il calcio una sera del maggio 1985, nauseato dalle immagini dell’Heysel. 39 morti, la “gara” in un clima surreale ed i festeggiamenti in campo e fuori nonostante la tragedia. Una idiozia senza motivazioni ancora oggi. Ad ondate regolari altre cronache per fortuna meno cruente, comunque disgustose, rafforzano il mio rifiuto: gli scandali scommesse, i campionati falsati, la sudditanza di arbitri e giornalisti alle società del centro-nord… Andreotti raccontava che in Italia c’è un elenco di matti che pretendono di riformare le ferrovie. Esiste pure una lista di quelli che, appena insediati ai vertici della Lega Calcio, proclamano a parole di voler moralizzare il sistema.
I media descrivono una finale di Coppa funestata da scontri con sparatoria e feriti gravi, una partita bloccata da frange facinorose, iniziata in ritardo grazie ad intese “diplomatiche” tra forza pubblica e capi ultras. C’è una perversa logica, nel paese che delle trattative stato-mafia ha fatto la sua cifra stilistica dal 1860. Dove una altissima carica istituzionale chiede ed ottiene la distruzione di intercettazioni imbarazzanti intercorse con la malavita organizzata, giù per li rami il nobile esempio rende leciti gli accordi tra un vicequestore e “Genny ‘a carogna”.

Al netto del degrado nello sport degli stadi, apprezzo quella goliardia urticante che si manifesta coi mezzi e tempi più improbabili. C’è del sublime, a parer mio, nella scritta in spray nero sul cassonetto della spazzatura: “Trasi a casa barese” è il parto di una mente geniale, anche se forse male impiegata. E neppure difetta di spirito l’ignoto che sferza i rivali con una battuta sfiziosa. “Quanto hai preso all’esame figlio mio?” – “30, papà” – “Sul libretto c’è scritto 28!” – “Si, ma io sono juventino…”. 

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