sabato 27 settembre 2014

Il Galatino anno XLVII n° 15 del 26 Settembre 2014

La rizetta
Con sottile perfidia i colleghi, parlandone tra loro, lo chiamano Dottor Divago, per una sua certa nebulosità nelle diagnosi. Più volte i suoi pazienti hanno dovuto rivolgersi ad altri specialisti per conoscere l’esatta natura dei loro disturbi. Ed in qualche caso una provvidenziale polizza professionale ha curato con vile moneta danni fisici causati da imperizia. Può succedere. Del resto, anche il nostro è un letterato sui generis, un apprezzato scrittore di ricette con l’hobby dei corsi di aggiornamento in località esotiche – ospite delle multinazionali del farmaco – come altri che hanno pronunciato il giuramento di Ippocrate, ma che pure non disdegnano il culto di Afrodite.
Il suo studio associato segue comunque un elevato numero di assistiti, ed il Dottor Divago è quel dottore di famiglia che un tempo definivano massimalista. La ragione va cercata nel tratto gioviale e cameratesco che lo rende popolare, ma anche nella comodità che i suoi “clienti” trovano nel rivolgersi direttamente all’infermiera per le sole prescrizioni, evitando lunghe attese in ambulatorio. L’aneddotica dello studio, rivelata in camera caritatis dalla procace segretaria, è ricca di episodi esilaranti. “Dimmi, Totuccio!”: e Totuccio, villico di mezza età, fa per sbottonare i pantaloni ed esibire il punctum dolens davanti all’infermiera allibita. “Duttore, me uschia la cicala!”. “Non c’è bisogno, Totuccio, statti quetu. Prendimi una Ciolasan Complex prima dei pasti, per 7 giorni. Nah la ricetta”.
Questo è il lato divertente della sanità pugliese, che ci piace raccontarVi a modo nostro.

L’abominio Ve lo declama in rima baciata Nichi, con l’ode al ticket sulla chemioterapia. E così sia.

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