sabato 15 novembre 2014

Il Galatino anno XLVII n° 18 del 14 Novembre 2014

Vau de pressa*

Raccontano che una sera di alcuni anni fa, in un’autostrada urbana del nostro hinterland, teatro – come numerose altre – di improvvisate gare per auto e moto di serie, il rampollo di una nobile casata del luogo, giovenilmente vezzeggiando, andasse a stampagnare la propria utilitaria da 50.000 euro contro un palo dell’illuminazione pubblica, troncandolo di netto alla base e provocando un oscuramento del quartiere stile coprifuoco di guerra.
Dicono pure che, ancora fumanti gli airbag del veicolo proletario, si materializzasse un carro-attrezzi per rimuovere tanto i rottami dell’auto quanto i resti del lampione, mai più sostituito. E che il mattino seguente nulla restasse della gioconda collisione, neanche il buco nel marciapiede, alacremente riparato dagli gnomi, vulgo sciacuddhi.
Dimenticato in frettissima l’episodio, però gli abitanti del quartiere chiesero a gran voce che l’amministrazione ponesse rimedio con dei rallentatori a queste – non troppo gradite, per l’incolumità dei bambini e dei loro parenti – esibizioni virili di potenza, velocità ed abilità di guida. Corredando l’istanza con l’ampia casistica di incidenti accaduti o solo sfiorati.
Con i tempi fulminei della burocrazia, arriva dopo quasi un lustro la risposta del palazzo: si pongono in opera dei magnifici, colorati dossi “a segmento”, ingentiliti da una fighissima pista ciclabile che (mirabile coerenza) corre lungo i passi carrabili delle abitazioni del quartiere. Risultato: le corse si continuano a fare, di notte e di giorno, zigzagando con perizia rallystica tra i rallentatori. Si aggiunga che a pochi metri di distanza, ad un incrocio di scarsa visibilità, un segnale di stop risalente all’alto Medioevo vivacchia seminascosto dietro un grosso palo, forse scurnandosi della propria inutilità e vedovo della compianta segnaletica orizzontale.
Questo narrano gli abitanti di quella landa lontana (dal palazzo), questo Vi raccontiamo a mo’ di esempio. Fabula docet: noi di stirpe greca discepoli della logica aristotelica, noi che a quella uniformiamo idea e prassi, rileviamo pure che esiste un pensiero debole, un universo parallelo ed antitetico al nostro, che scandisce ritmi e modi della pubblica amministrazione.



* Per i non Salentini: vado di fretta 

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