Bestiario
immaginario
Anni fa abbiamo voluto ridere
– coi nostri pochi lettori – raccontando le evoluzioni aeree del pennuto mitologico
popolarmente chiamato “uccello padulo”. Non abbiamo mancato di mettere in
guardia dal volo veloce e ficcante di quel volatile, solo in apparenza
inoffensivo.
Con la stessa
leggerezza, vorremmo aggiungere altri componenti di questo elenco
criptozoologico. Ad iniziare dal cane-ragazzo, vulgo “cane valiò”: specie peculiarmente salentina dai vaghi connotati,
ma senza dubbio di piccole dimensioni, inversamente proporzionali
all’aggressività del carattere.
E come non menzionare
il “cane-che-corre” (“cane-ca-fusce”) dal pelame di colore indefinito, tipologia
onnicomprensiva della famiglia canina. Pedigree
plebeo: spaziante in ipotesi dal ratto di fogna al mastino tibetano.
Ma su tutti, in questi
primi freddi galatinesi, balza all’onore delle cronache la “gazza da
competizione”, ovvero “ciola de corsa”: di cui ci conquistano il repentino saltabeccare
a zampe pari e l’improvviso librarsi in volo; le chiassose zuffe su un
frammento di vetro, una briciola di pane, una pagliuzza dorata. Col sottofondo immaginario
de “La gazza ladra” di Rossini, ci piace osservarla svolazzare “d’in sulla
vetta della torre antica” dell’Orologio sino al suo nido, da cui inquadra e commenta
garrula le vicende cittadine. Al simpatico bipede pennuto vada la nostra
simpatia, per il tentativo di animare – anche se poco in verità – lo stanco
dibattito paesano.
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