I
buoni aromi di una volta
Alcuni profumi possiedono la proprietà di riportare
alla mente emozioni e ricordi lontani. Così la pelle dei bambini dal
caratteristico “odore di nido”, riconoscibile fra mille altri dai genitori; a
me padre già anziano, resta ancora scolpito in memoria il primo contatto con i
figli neonati, l’imprinting olfattivo parentale. Come anche la fragranza
appetitosa della puccia appena sfornata, ed il fumo di legna d’ulivo, nel
vecchio locale della panetteria ‘nnanti la centrale elettrica. E con l’identico
bruciore di allora, mi sovviene l’essenza alcolica del primo dopobarba che ho
usato, tramandato di generazione in generazione dagli uomini di famiglia. Uno
stretto flaconcino di lozione verde brillante, schiaffeggiata a piene mani con
giovanile masochismo sulle guance rasate da poco, causa di ustioni di 1° grado
guaribili in 5-7 giorni salvo complicazioni. Confesso però di esser stato preso
da sincera commozione pochi giorni fa quando, uscito dall’auto, un venticello
leggero ha insufflato nelle narici, non più assuefatte a questi aromi ormai
introvabili, il vapore del bitume caldo steso per strada: sorpresa piacevole
perché inaspettata. Un effluvio dimenticato dall’epoca in cui le vie galatinesi
si asfaltavano ad intervalli regolari; senza attendere che le ingiurie del
traffico e degli eventi atmosferici facessero affiorare, dal manto stradale
divelto, reperti archeologici del paleolitico superiore. Bei tempi, quelli.
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