sabato 19 dicembre 2020

Il Galatino anno LIII n° 20 - 11 dicembre 2020

 

“Non c’è male, grazie. E ssignurìa?”

 Riguardo all’atteggiamento verso la salute personale, il genere maschile può essere suddiviso in due macrocategorie: gli strafottenti e gli ipocondriaci.

   Tra i primi possiamo collocare due sottospecie, ovvero: a) “Sto sempre bene, grazie a Dio”, e b) “C’ave d’essere mai”, per i quali ogni malanno, di qualsiasi gravità, si risolve con una tazza di brodo caldo e una dormita. Mi inquadro tra questi ultimi, in tutta onestà.

   Più problematica per i parenti stretti, in particolare per le mogli, è la convivenza con i malati immaginari e la gestione delle loro paturnie caratteriali. Convocare il sacerdote al capezzale per l’estrema unzione con 37° di febbre, dettare al notaio le disposizioni testamentarie all’insorgere del più piccolo disturbo di stomaco, stalkerare al cellulare il medico curante per un insignificante rash cutaneo. Abitudini che conosce bene il familiare dell’ipocondriaco: c’è chi ne sorride con bonomia e chi invece si esaurisce a sua volta. A questi va la nostra solidarietà e comprensione. Oltre al consiglio pratico che l’indimenticato poeta dialettale Cino da Portaluce stilava con grazia quasi un secolo fa: “…ti giuru ca ste mosse, ti le cuarìa cu na stuccata d’osse

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