sabato 5 giugno 2021

Il Galatino anno LIV n° 11 del 4 giugno 2021

 

Una storia “Amara”

   La stagione di “Mani pulite” ha portato a suo tempo alla palingenesi di due dei tre poteri dello Stato, quello legislativo e quello esecutivo. Ciò che ne è seguito è un processo tuttora in corso. Forse tra 50 anni si riuscirà a far piena luce sulle cause esterne della rivoluzione italiana per via giudiziaria: in particolare sugli interessi geopolitici, da ricercarsi al di là delle Alpi e dell’oceano Atlantico, che hanno fatto tabula rasa del sistema dei partiti nato dalla Resistenza. Con quello è parzialmente crollato, e poi finito in mani straniere, anche un intero apparato finanziario ed economico. Risalire alle cause di questo colossale passaggio di proprietà sarà lavoro per qualche storico curioso, che oggi non è ancora nato.

   Ciò detto, non si può non rilevare che il terzo dei poteri, quello giudiziario, ha attraversato indenne le fiamme di “Tangentopoli”, e non poteva essere diversamente, visto che proprio la magistratura ha acceso il fuoco purificatore, attribuendosi il ruolo di unico rianimatore della democrazia moribonda. Si vedrà, anche qui tra un paio di generazioni, quanto sia stato spontaneo quell’incendio e forse, chissà, quali manine straniere abbiano fornito benzina e fiammiferi. Ma non è questo l’argomento di cui vogliamo parlare.

   L’erogazione delle somme del Recovery Fund da parte della Comunità Europea richiede in cambio rapide e radicali riforme della pubblica amministrazione che nessun governo precedente è stato in grado di realizzare, per motivi talmente risaputi che ricordare qui sarebbe tautologico. Queste riforme includono quella della magistratura e dei processi. Sinora la corporazione si è arroccata in maniera tetragona ad ogni progetto di rinnovamento, dall’alto della propria posizione di forza rispetto agli altri due poteri dello Stato. È mia opinione che questa riforma si farà, prevedibilmente senza eccessivi intoppi parlamentari e di governo, proprio nel momento in cui (strana coincidenza) la magistratura viene investita dagli scandali peggiori della vita repubblicana, e privata di quell’aura di incorruttibilità e terzietà che, a torto od a ragione, le è stata quasi sempre attribuita, con una perdita di consenso che parte addirittura dal Consiglio Superiore e, giù per li rami, tocca i più remoti tribunali di provincia. In conseguenza la capacità di interlocuzione col governo ne esce notevolmente depotenziata.

   Sarà di certo un caso fortuito, non si vuole fare dietrologia. Questo però è il Paese dove nulla avviene per caso, dal processo unitario in poi.

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