Una
storia “Amara”
La stagione di “Mani pulite” ha portato a
suo tempo alla palingenesi di due dei tre poteri dello Stato, quello
legislativo e quello esecutivo. Ciò che ne è seguito è un processo tuttora in
corso. Forse tra 50 anni si riuscirà a far piena luce sulle cause esterne della
rivoluzione italiana per via giudiziaria: in particolare sugli interessi
geopolitici, da ricercarsi al di là delle Alpi e dell’oceano Atlantico, che
hanno fatto tabula rasa del sistema dei partiti nato dalla Resistenza.
Con quello è parzialmente crollato, e poi finito in mani straniere, anche un
intero apparato finanziario ed economico. Risalire alle cause di questo
colossale passaggio di proprietà sarà lavoro per qualche storico curioso, che oggi
non è ancora nato.
Ciò detto, non si può non rilevare che il
terzo dei poteri, quello giudiziario, ha attraversato indenne le fiamme di
“Tangentopoli”, e non poteva essere diversamente, visto che proprio la
magistratura ha acceso il fuoco purificatore, attribuendosi il ruolo di unico
rianimatore della democrazia moribonda. Si vedrà, anche qui tra un paio di
generazioni, quanto sia stato spontaneo quell’incendio e forse, chissà, quali manine
straniere abbiano fornito benzina e fiammiferi. Ma non è questo l’argomento di
cui vogliamo parlare.
L’erogazione delle somme del Recovery
Fund da parte della Comunità Europea richiede in cambio rapide e radicali riforme
della pubblica amministrazione che nessun governo precedente è stato in grado
di realizzare, per motivi talmente risaputi che ricordare qui sarebbe
tautologico. Queste riforme includono quella della magistratura e dei processi.
Sinora la corporazione si è arroccata in maniera tetragona ad ogni progetto di
rinnovamento, dall’alto della propria posizione di forza rispetto agli altri
due poteri dello Stato. È mia opinione che questa riforma si farà,
prevedibilmente senza eccessivi intoppi parlamentari e di governo, proprio nel
momento in cui (strana coincidenza) la magistratura viene investita dagli
scandali peggiori della vita repubblicana, e privata di quell’aura di
incorruttibilità e terzietà che, a torto od a ragione, le è stata quasi sempre
attribuita, con una perdita di consenso che parte addirittura dal Consiglio
Superiore e, giù per li rami, tocca i più remoti tribunali di provincia.
In conseguenza la capacità di interlocuzione col governo ne esce notevolmente
depotenziata.
Sarà di certo un caso fortuito, non si vuole
fare dietrologia. Questo però è il Paese dove nulla avviene per caso,
dal processo unitario in poi.
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