Dice
la gente
Per cospicua che sia un’eredità, non custodisce
in sé la causa efficiente della sua conservazione e del possibile suo incremento,
in assenza di oculata gestione. Tale il terreno di famiglia (anche se benedetto
da terra grassa e fertile) che fruttifichi solo quando il coltivatore vi abbia dedicato
cure quotidiane e, più ancora, perizia.
Osando un sillogismo, è possibile applicare il
paradigma alla politica. Un governo in scadenza di mandato affida il prestigio acquisito
all’esecutivo subentrante. È nell’abilità di quest’ultimo mantenere o accrescere
quel patrimonio morale con misure che, essendo pubbliche, sono
valutate da un giudizio geograficamente circoscritto, quando riferito ad
un’amministrazione locale, o invece di respiro internazionale nel caso del
governo di una Nazione; apprezzamento che deriva in modo non esclusivo dai
provvedimenti adottati, ma anche dalla reputazione del soggetto preposto a deliberare.
È il cursus honorum di ogni singolo componente di un esecutivo a
conferire spessore all’azione politica, ed in definitiva a quotarne autorevolezza
e credibilità.
Chi succederà all’attuale governo è
consapevole di non poter fare altro che portare a compimento un programma stabilito
in centri di potere lontani da Roma, probabilmente ignoti al grande pubblico.
Il Washington consensus e la benevolenza europea sono prerequisiti
necessari ma non sufficienti: dare continuità progettuale sposando la visione
geopolitica dell’attuale Presidente del Consiglio, piaccia o no all’elettorato
della maggioranza nata il 25 settembre, è un’opzione senza alternative e
soprattutto dimostrazione di responsabilità ed acume.
Si parva licet, anche giovarsi delle
idee di chi ha preceduto nell’incarico, apprezzandone implicitamente le
capacità, in attesa dell’elaborazione di progetti originali, quando e se concepiti,
è indice di intelligenza: virtù politica plasticamente comprovata dalla giostrina
sfarzosa riproposta in piazza.
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