domenica 18 settembre 2022

Il Galatino anno LV n° 14 del 16 settembre 2022

 

Annamo bene

   Associo mentalmente all’anno 1943 la data dell’8 settembre, giorno dell’annuncio dell’armistizio con i comandi anglo-americani, firmato dal Maresciallo Badoglio il 3 precedente. La resa segna il passaggio del Regno dall’alleanza con le Potenze del Patto Tripartito (Italia, Germania e Giappone) al fronte belligerante nemico sino al giorno prima. Col vergognoso corollario della fuga prima a Pescara, poi a Brindisi, di Vittorio Emanuele III, il re facilitatore del fascismo e delle leggi razziali, e l’abbandono codardo della capitale ad un tragico destino (“Roma città aperta”), quando al Ministero della Guerra squillano a vuoto i centralini, tempestati dalle telefonate dei comandanti in attesa di ordini che non arrivano. È l’ultimo giro di walzer diplomatico della “dinastia” sabauda, abituata storicamente alle vigliaccherie, ai tradimenti, all’usurpazione, “dinastia” che sull’uso spregiudicato delle alleanze ha costruito un piccolo, effimero regno, durato dal 1861 al 1946. Valga nei secoli la lapidaria definizione che Luigi XIV di Francia ha dato dei suoi vassalli subalpini: “I Savoia non finiscono mai una guerra sotto la stessa bandiera con cui l’hanno iniziata.”

   Ma non è del 1943 o dei Savoia che intendo parlare. Lo scorso 8 settembre Elisabetta II d’Inghilterra ha concluso la sua esistenza terrena: in 70 anni ed a cavallo di 2 secoli, ha rappresentato il Regno Unito ed i suoi popoli in periodi di trasformazioni profonde della società e della geopolitica. Detto ciò, viene da chiedersi se i dettagli che le cronache italiane riportano attualmente della scomparsa della regina, degli onori funebri e delle complesse, spesso oscure, cerimonie di successione dinastica, siano rilevati con identica pedanteria dagli stessi organi di stampa e televisivi inglesi. Alcuni amici, per puro caso a Londra in questi giorni, mi informano che la vita pubblica dei cittadini britannici continua a scorrere quasi monotona anche nell’eccezionalità del momento, registrato in maniera puntuale dai servizi della BBC, senza l’enfasi che è coloritura peculiarmente italiana.

   Sono indotto a sospettare (ammetto la malignità del pensiero) che l’esercito di giornalisti in studio ed inviati RAI e Mediaset in Inghilterra, i quali in tempo reale e 24 ore su 24 infarciscono i reportage di screzi, sbadigli ed intime paturnie della famiglia reale, a Windsor quanto negli aviti manieri del reame, nonché di tanta “beatificazione” laica della augusta defunta, questa truppa logorroica, dicevo, abbia il compito ultimo ed inconfessabile, sempre “istituzionalmente” lo stesso, di distrarre la pubblica opinione dai gravi problemi nazionali (vuoto pneumatico pre-elettorale incluso), narcotizzandola con fiabesche narrazioni di re e principesse tristi.

   Per contrappasso, ci illumina una popolana verace, la sora Lella di “Bianco, rosso e Verdone” (1981): “Annamo bene…proprio bbene!”.

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