Il
negro da cortile
Al dicembre 1865 (entrata in vigore del 13°
emendamento della Costituzione) risale l’abolizione della schiavitù negli Stati
Uniti. Nell’aprile precedente si era conclusa la guerra di secessione con la
vittoria degli Stati del nord, fautori dell’abolizione.
Opportuno ricordare che invece è dell’autunno
del 1839 – 26 anni prima che negli Stati Uniti – la legge del Regno delle Due
Sicilie, voluta da Ferdinando II°, “per
prevenire e reprimere i reati relativi al traffico conosciuto sotto il nome di
Tratta de' negri”. E che l’eroe Garibaldi, a cui l’Italia riconoscente dedica
statue equestri ed intitola piazze, corsi, portici e sottoscala, esercitò
intorno al 1850-1852 il lucroso mestiere di “scafista” tra il Perù e la Cina, con
gli elogi del suo armatore e concittadino nizzardo Pietro Denegri (nomen
omen), avendo consegnato ottima “merce” – schiavi cinesi – con un indice di
mortalità del “carico” inferiore al 20%, allora usuale. A prova dell’onesto
commercio garibaldesco in Sud America, restano “bolle di trasporto” firmate dal
futuro condottiero dei Mille.
Ma torniamo all’argomento del titolo.
L’attivista afroamericano Malcom X definiva il “negro da cortile” come lo
schiavo di colore preferito dal padrone bianco, a lui fedele ed affezionato e,
in quanto tale, benevolmente ammesso a convivere nella cantina della sua
abitazione, nutrito dai resti del suo pasto e vestito meglio dei “negri dei
campi”. Suo compito era anche convincere questi ultimi dell’umanità del signore
e della ragionevolezza, per il loro stesso bene, delle violenze padronali contro
di loro.
Apprendo che il Consiglio dei Ministri ha
approvato all’unanimità, presenti i (pochi) ministri meridionali, il disegno di
legge sull’autonomia differenziata, che nobilita di veste istituzionale ciò che
è sotto gli occhi di tutti: l’esistenza di due Italie, con due classi di
cittadini, titolari di diseguali diritti graziosamente elargiti in base al
luogo di nascita.
Invito chi legge a non estrapolare, da
quanto raccontato, deduzioni arbitrarie, come se chi scrive queste trascurabili
righe volesse idealmente appaiare i “negri da cortile” alla classe politica sudicia
o sudista che dir si voglia. Non è davvero così.
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