Alzati
che si sta alzando la canzone popolare
L’ autorevole The Economist titola “Knives
out at the festival”: tradotto alla buona, “Al festival spuntano i
coltelli”. Il sottotitolo: “La canzone è affare serio nella patria di Verdi e
di Puccini”. L’articolo spiega ai lettori sparsi per il mondo la mutazione nel
tempo della manifestazione sanremese, da gara canora a fenomeno mediatico, vetrina
della decadenza dei costumi peninsulari. Il tono è quello ironico e
dispregiativo dell’osservatore di cultura anglosassone costretto a raccontare,
forse controvoglia, le italiche bizzarrie.
Per il pubblico internazionale che sfoglia online
il periodico, è difficile comprendere i rituali bizantini di un popolo che
per 5 giorni dimentica guerra, crisi economica, terremoti, elezioni regionali,
lasciandosi ipnotizzare da più o meno orecchiabili canzoncine. Quale obiettore
di coscienza festivaliero e non avendone seguito neppure un’edizione, chi
scrive ha dovuto acquisire tra amici e familiari informazioni sull’argomento,
le più entusiastiche e particolareggiate reperibili sul mercato delle opinioni.
È sgradevole conoscere il giudizio che
all’estero hanno di questo Paese. Io non sarei molto pessimista, però. Il dato
statistico della percentuale di votanti alle regionali, se confrontato con lo share
della kermesse canora di Sanremo, dimostra che la gente ha preferito le
sceneggiate del palco dei fiori molto più degli stucchevoli siparietti
politici.
Un apprezzabile sussulto di dignità
popolare.
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