domenica 23 aprile 2023

Il Galatino anno LVI n° 8 del 21 aprile 2023

 

Mutismo e rassegnazione

   “Ho perso le parole”: Luciano Ligabue trascrive “frammenti di un discorso amoroso”, ma l’incipit del brano si presta a tratteggiare con due pennellate l’angoscia di chi scrive per professione o per diletto, nel momento in cui gli appare evidente la sterilità del suo esercizio intellettuale. Difficile dire come e perché questo avvenga. La ragione più semplice potrebbe essere la consapevolezza della mancanza di sintonia col mondo contemporaneo ed i suoi temi. Si può anche ritenere, senza presunzione ma con una discreta dose di pessimismo, che gli argomenti condivisi siano riflessioni improponibili ad un pubblico vasto. Non è tempo di approfondimenti, quello in cui la conversazione è scambio di emoticon e la convivenza banale digitalizzazione di rapporti umani, condensati nel grz e prg, quando - eccezionalmente - si voglia apparire educati e rispettosi della netiquette.

   Qualcuno ha scritto che l’uso pervasivo del cellulare, sostituto informatico di cervello e voce, ha soppresso la comunicazione verbale e, di conseguenza, l’incremento del patrimonio personale di vocaboli. Sembra poca cosa, non lo è.

   "Non si tratta solo della diminuzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze del linguaggio che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso... La graduale scomparsa dei tempi (...) dà origine a un pensiero nel presente, limitato al momento, incapace di proiezioni nel tempo... Senza parole per costruire ragionamenti, il pensiero complesso caro a Edgar Morin viene ostacolato, reso impossibile... Più povera è la lingua, meno pensiero esiste... Non c’è pensiero critico senza pensare." *

   Ho perso le parole anch’io. Nell’attesa di recuperarle, propongo quelle di chi ancora ne possiede.



* https://vittoriodublinoblog.org/2021/03/15/il-calo-del-quoziente-intellettivo-limpoverimento-del-linguaggio-e-la-rovina-del-pensiero/


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